Le deliberazioni del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, meglio nota con la sigla Cite, saranno pressoché nascoste, a causa della rimozione dell’obbligo di pubblicità.

Il risultato è quello di creare un’anomalia in materia di trasparenza per un organismo considerato centrale sulle politiche e gli investimenti in materia ambientale, oltre che economica. Almeno questa era l’intenzione del governo Draghi.
Il decreto di riordino dei ministeri, in esame a Montecitorio, prescrive che non debba esserci la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (Gu) delle decisioni assunte nella sede del Cite, come avviene per altri tipi di provvedimenti di altri organismi, anche affini.

Viene infatti creata una disparità rispetto al Cipom, il neonato Comitato interministeriale per le politiche del mare, che invece prevede la diffusione in Gazzetta ufficiale dell’approvazione del piano del mare. Insomma, il mare sì, la transizione ecologica no.

Emendamento azzurro

La posizione è stata espressa con chiarezza in sede parlamentare, dando parere contrario agli emendamenti presentati alla Camera, in commissione Affari costituzionali, durante il dibattito.

Il primo testo era quello del deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo, che aveva chiesto un cambio di rotta alla maggioranza, di cui pure fa parte. E peraltro il suo partito esprime il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, principale titolare del dossier.

Non c’è stato nulla da fare. Stessa sorte, come era prevedibile, è toccata all’emendamento depositato da Simona Bonafè del Partito democratico. L’obiettivo era il medesimo: ripristinare la pubblicità degli atti relativi all’operato del Comitato.

Delibere sul sito

Il governo ha fatto solo una piccola concessione: le deliberazioni saranno disponibili esclusivamente sul sito del Cite.

Una parziale conquista da parte delle opposizioni, dato che un’altra proposta emendativa, presentata da Filiberto Zaratti dell’Alleanza verdi e sinistra, chiedeva sia la pubblicazione in Gazzetta ufficiale che sul sito del Comitato per avere una piena trasparenza.

L’esecutivo ha riformulato il testo, eliminando la parte sgradita (e già respinta in precedenza), relativa alla diffusione in Gu, limitandosi appunto solo alla consultazione sul portale web. In caso contrario, e come inizialmente previsto, i documenti sarebbero stati praticamente top secret.

Un approccio che si vede solo al Copasir, il comitato che si interfaccia con i servizi segreti. Tuttavia, c’è chi fa notare come la pubblicazione su un sito sia arbitraria, anche nel posizionamento rispetto alla visibilità fornita su uno strumento ufficiale come la Gazzetta.

In altre parole: seguendo questa strategia, sarà più complicato conoscere l’attività del Cite.

Certo, non è stata una sorpresa: in sede di stesura delle bozze del decreto, era emerso questo dettaglio, che non era frutto di una dimenticanza; era tutto voluto.

Nel corso dell’illustrazione del decreto a Montecitorio, infatti, il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì, nelle vesti di relatore, ha sottolineato l’eliminazione della pubblicazione in Gazzetta ufficiale delle deliberazioni.

«Questo fattore di non piena trasparenza ci preoccupa», dice Chiara Braga, deputata del Pd, contestando nel merito la scelta.

Poca transizione

Ma di cosa si occupa il Cite? L’organismo è stato istituito dal governo Draghi, in sostituzione del vecchio Cipe, sotto la spinta delle politiche per la transizione ecologica. L’insediamento risale infatti al 28 maggio 2021.

In particolare, ha il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione, approvando il Piano per la transizione ecologica, monitorandolo e documentandone i progressi.
La struttura prevede che il presidente del Consiglio sia al vertice, demandando nei fatti al ministro dell’Ambiente il potere di gestione nel concreto, in accordo con gli altri ministri, interessati dalle decisioni, che fanno parte del Comitato.

L’idea alla base sarebbe quello di imprimere una direzione sulle politiche ambientali.

E dalle opposizioni viene evidenziata un’ulteriore preoccupazione, con un ridimensionamento dell’organismo: «Il Cite in pratica opererà con le risorse a disposizione, senza poter fornire un indirizzo al governo su come reperirle», osserva Braga sintetizzando l’approccio con un ragionamento: «Si limita a prendere atto di quello che, facendo segnare un generale arretramento sulla transizione ecologica».

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