Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (Def) in versione più asciutta, senza la parte programmatica. Il Pil del 2024 è stato fissato al +1 per cento, mentre nella Nadef di settembre il Pil programmatico per quest’anno era previsto al +1,2 per cento. 

Il deficit viene confermato al 4,3 per cento. Scenderà invece nel 2025, al 3,7 per cento, al 3 per cento nel 2026 e al 2,2 per cento nel 2027. 

Il debito nel 2024 è in aumento rispetto al 2023. Fissato 137,8 per cento, l’anno precedente era al 137,3. Si prevede un incremento nel 2025, al 138,9 per cento, e nel 2026, al 139,6 per cento. Dati che invertono la rotta rispetto a quanto indicato nella Nadef, che prevedeva una discesa progressiva del debito.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in conferenza stampa dopo il Cdm ha attribuito la causa della risalita del debito al Superbonus: «È pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del superbonus nei prossimi anni», ma successivamente al 2026 «comincerebbe a scendere». Un impatto che il ministro definisce «devastante». «Questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi», ha spiegato, «scenderanno in forma di compensazione nei prossimi anni, e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili».

Il rinnovo del taglio del cuneo

«Ci sono degli impegni che intendiamo mantenere come quello della decontribuzione, che scade nel 2024 e vogliamo assolutamente replicare nel 2025. È un impegno che vogliamo mantenere», ha poi proseguito Giorgetti. «Questo è il vero obiettivo che noi ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre», ha poi aggiunto. 

Possibile taglio dei tassi

L’inflazione per il ministro è sotto controllo: «L’auspicio è che finalmente ci sia un inizio di riduzione dei tassi in relazione al fatto che l’inflazione, almeno nel nostro paese, sembra essere sotto controllo nell’ambito dei target tipici della politica monetaria della Bce». Giorgetti ha spiegato che l’inflazione è arrivata sotto al due per cento, che «significa che la Banca centrale europea potrebbe procedere con l’abbassamento dei tassi».

Manca la parte programmatica

Il documento presentato e votato dal Consiglio dei ministri è più snello, ma non è un fatto nuovo, ha sottolineato il ministro: «La mancanza del quadro programmatico nel Def è un fatto non nuovo, già verificatosi in quattro precedenti». 

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