Luigi Bisignani è un esperto di trame. Piduista, condannato per la maxitangente Enimont, un patteggiamento per l’inchiesta P4, ex potente lobbista che ai tempi dei governi Berlusconi aveva trasformato un taxi romano in un ufficio semovente da cui decideva nomine e ministri, “Gigi” spera di intesserne di nuove. E – con l’arrivo della destra al potere – di tornare finalmente in auge, dopo la stagione per lui magrissima di Mario Draghi e Francesco Giavazzi, che non hanno fatto toccare palla a lui e ai suoi adepti.

Mai nessuno ha capito bene “Bisi” che lavoro fa. Persino il suo editore, Chiarelettere, ha avuto difficoltà a definirlo per le campagne pubblicitarie: «Sono uno scrittore», risponde lui. In realtà non si può mettere nelle brochure, ma Bisignani è innanzitutto un mediatore di affari.

Nato ormai quasi 70 anni fa a Milano, l’uomo che Silvio Berlusconi ha definito «l’uomo più potente d’Italia» proverà infatti a riprendersi la scena anche con un libro: I potenti al tempo di Giorgia, scritto con il direttore di Tag43.it, Paolo Madron, in libreria dal 30 maggio.

Chi l’ha letto dice che si tratta di una sorta di dichiarazione d’amore per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Condita però da critiche feroci al suo inner circle e alla classe dirigente inadeguata di cui si circonderebbe.

L’intento di Bisignani è provare ad accreditarsi come interlocutore e consigliere della premier, che però lo considera come Dracula l’aglio. Fatto che al lobbista dispiace molto. Può farci poco: cresciuta nella destra sociale anti-atlantista di Colle Oppio, per Meloni tutto quello odora di massoneria, pidduismo, affarismo e similia è da tenere il più lontano possibile. «Meloni al massimo accetta Gianni Letta», dicono i suoi.

L’amico Scaroni

Il ritorno di Bisignani sulla scena pubblica potrebbe essere facilitato da qualche evento favorevole. Innanzitutto l’ascesa a presidente dell’Enel di Paolo Scaroni, presidente del Milan e in passato a capo dell’Eni, suo amico personale.

Il loro legame va avanti da decenni e se ne trova traccia anche in alcuni noti processi. Il primo è quello sulla loggia P4: la cassazione ha stabilito l’insussistenza degli indizi, lui però aveva già patteggiato. Scaroni, non indagato ma interrogato, aveva confermato il loro stretto rapporto. Il secondo processo è quello Eni-Nigeria sulla licenza del blocco petrolifero Opl 245, che ha portato a un’assoluzione.

Bisignani era al centro dell’affaire, al punto che (si legge nella sentenza) Scaroni – anche lui assolto - aveva organizzato una cena a casa sua per presentarlo a Claudio Descalzi (oggi amministratore delegato dell’Eni) in modo che potesse parlargli degli intermediari nigeriani. L’uomo che sussurra ai potenti, come lo definisce un altro titolo scritto con Madron nel 2013, non ha avuto il potere di influenzare l’ascesa di Scaroni, ma ne è certamente felice. Su affaritaliani.it ha pubblicato le sue pagelle: «9 a Scaroni: vince in trasferta».

Poi a Domani aggiunge: «Io nella mia vita di quelli che mi sono amici, sono rimasto amico sempre, non ho mai cambiato bandiera», dice di Scaroni. Ha fatto scalpore il tentativo del fondo Covalis di bloccare la nomina di Scaroni: «Ma io ridevo – dice Bisignani – conosco benissimo la stima di cui gode anche all’estero».

In società

Bisignani si schermisce sulle sue occupazioni attuali: «Sono anche un nonno, e ho nipotini all’estero». Chi frequenta la mondanità politica romana, ritiene invece che continui a offrire consulenze a chi gliene chiede. Sul Tempo ha dedicato diversi pezzi all’affare della rete unica contro l’ad di Cdp Dario Scannapieco ma, come rivelato da questo giornale, alla partita della rete è da tempo direttamente interessato: è stato infatti legatissimo a un’azienda che ha ottenuto contratti sia da Tim sia da Open Fiber: la Sittel. Una spa il cui dominus è l’imprenditore Pietro Mazzoni, gli ha fatto un contratto di consulenza nel 2018.

Monica Macchioni, comunicatrice in passato definita “la badante dei politici”, ha detto due settimane fa al Fatto Quotidiano che Bisignani sarebbe legato anche alla società di consulenza Comin&Partners, anche se ufficialmente non figurerebbe. Ma lui, sempre a Domani, smentisce: «Conosco benissimo e stimo Gianluca Comin, ma non abbiamo rapporti lavorativi». Bisi raramente si incontra in giro, «non è uno a cui serve fare anticamera nei palazzi», dicono altri lobbisti con deferenza, e non risulta parte di nessuna società ad hoc dal 2017.

Qualche pranzo da Girarrosto Fiorentino, altri da Cesare vicino piazza Cavour. L’ultima srl attiva è stata la Four Consulting Srl, che oggi è di Alessandro Bondanini, da anni vicino a Bisignani e interrogato come testimone nell’ambito delle indagini sulla P4. Tra i soci di passaggio anche Giulio Gallazzi, oggi nel Cda di Tim. La società era stata fondata con Roberto Mazzei, professore di finanza aziendale e in passato molto vicino a Gigi. Mazzei ha deciso di lasciare le quote, rilevate da Bondanini, il 9 febbraio 2011.

Bisignani ha comprato il 60 per cento della società due giorni dopo, per poi rivendere sempre all’avvocato Bondanini il 28 luglio del 2017. Il 2 agosto, l’avvocato ha ceduto una quota di minoranza a Sri Group-Npv Europe Srl, parte del gruppo fondato da Giulio Gallazzi. Sri Group Srl se ne è poi liberata nel 2018. Gallazzi, presidente e amministratore delegato di Sri Group - tra i maggiori azionisti della Banca del Fucino - è entrato nel consiglio di amministrazione di Tim a fine 2022. Bisignani conosce Gallazzi, ma «non ci sono particolari rapporti».

Il legame con Bondanini c’è ancora: «Lo vedo una volta all’anno per andare a mangiare l’osso buco che prepara la sua cuoca, è buonissimo. Ogni tanto ci sentiamo». Bondanini lavora soprattutto nel settore immobiliare, e spiega che il passaggio della Sri Group-Npv Europe era dovuto al progetto di Gallazzi di acquisire il Genoa e occuparsi dello stadio. Gallazzi dice che «erano competenze che noi non avevamo e Bondanini avrebbe potuto aiutarci». Un’idea mai concretizzata, e così si è arrivati alla separazione definitiva.

Questi scambi di quote a pochi giorni di distanza «sono un caso, e Bisignani non c’entra nulla con Gallazzi», ripete Bondanini. Gallazzi «ogni tanto» vede e sente Bisignani e sapeva che era ex socio dell’avvocato.

Un uomo che conta

Tutte le attenzioni di Bisignani al momento sono comunque per lei, Giorgia Meloni, di cui è sarebbe pronto nel libro a rivelare notizie del suo passato e dei suoi rapporti presenti. Inclusa una presunta attenzione ai servizi segreti e la piena fiducia nella sua assistente Patrizia Scurti, compagna del suo caposcorta direttamente suggerito dall’Aisi (fatto però già raccontato da questo quotidiano).

Senza dimenticare opere e omissioni, pare, del sottosegretario Alfredo Mantovano con delega ai servizi: il più citato del nuovo saggio, in cui i personaggi menzionati sarebbero «ben 525. Non è un libro su Meloni, ma anche su tutto il mondo di potere che ruota attorno a lei», ci spiega.

Numerose anche le fonti: «Abbiamo parlato con circa 75 persone, a cui abbiamo promesso l’anonimato più assoluto». Con Meloni i rapporti personali sono molto limitati. «Le ho scritto alcuni messaggi, forse cinque in tutta la vita. Soprattutto le ho fatto i complimenti dopo i comizi». La prima presentazione del volume sarà al Festival dell’Economia di Trento il 28 maggio.

Tra le tappe successive Capalbio, il ritiro estivo del potere romano e del lobbista, che è proprietario di una villa dove tiene i suoi cavalli (l’ultimo libro è proprio sugli amati animali, la prefazione è di Vittorio Feltri). Intanto, dicono fonti bene informate, il lobbista, nonostante la pensione, i nipotini e la tournée estiva, tiene d’occhio le sorti di qualche nomina pubblica, anche quelle non proprio di prima fila.

Come quella di general counsel di Leonardo, un posto ambito per esempio dall’avvocato Cristina Sgubin assai stimata dall’ad Roberto Cingolani. Ma candidati di Bisi stanno spingendo anche per entrare nella dirigenza di Eni e dell’Enel. Vedremo se il libro piacerà alla diffidente Meloni, e se finalmente accetterà qualche consiglio da chi prova un nuovo, difficile rilancio.

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