Anche al ministero dei Trasporti (ora Mims, ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili) si sono finalmente accorti che continuare a infilare soldi nella tasche di Vito Bonsignore avendo in cambio poco o nulla è un'operazione poco commendevole. E anche se con notevole ritardo, considerato che almeno in parte i buoi sono già scappati dalla stalla, stanno cercando di correre ai ripari. L'annuncio del ripensamento ministeriale di cui alcuni giornali hanno dato notizia è un passo avanti rispetto al muro di gomma che a lungo ha accompagnato la faccenda. Domani lo scrisse addirittura sei mesi fa che l'Anas, azienda pubblica del gruppo Fs, stava incomprensibilmente facendo ponti d'oro a Bonsignore e dopo un primo regalo enorme di 37 milioni di euro per acquistare l'inutilizzabile progetto dell'autostrada Ragusana, ne stava confezionando un altro del valore di circa 4 volte superiore per la Orte-Mestre.

La notizia fu accompagna da un silenzio di tomba sia del ministero sia dell'Anas mentre i grandi giornali decisero di non riprenderla. Ministero e Anas hanno fatto di più, ignorando per mesi non solo le rivelazioni del nostro giornale, ma anche, e questo è senz'altro meno scusabile, le valutazioni espresse con dovizia di particolari e con estrema durezza dall'Autorità anticorruzione (Anac). Con un report di una decina di pagine risalente addirittura alla metà di dicembre 2019 l'Anac aveva analizzato i contenuti dell'intesa in via di definizione tra Anas e Bonsignore ravvisando in essa otto gravi criticità. L'Autorità anticorruzione concludeva la sua analisi sostenendo in sostanza che l'operazione non portava niente di buono alla parte pubblica e di conseguenza favoriva Bonsignore. Nonostante questo autorevole intervento qualche tempo dopo l'Anas aveva staccato un assegno milionario a favore di Bonsignore per la Ragusana e poi aveva continuato a flirtare più intensamente di prima con lui.

Gruppo di lavoro

La seconda operazione che sta facendo il paio con quella della Ragusana riguarda un'opera di dimensioni maggiori e anche molto più costosa, la Orte-Mestre, circa 10 miliardi di euro. Per questa seconda infrastruttura al ministero hanno organizzato un gruppo di lavoro pieno zeppo di personaggi illustri del settore autostrade, lavori pubblici e simili: Alessandra Dal Verme, dirigente ministeriale di primo livello imparentata con Paolo Gentiloni, ex capo del governo e ora commissario europeo per l'economia. E poi il capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture, Alberto Stancanelli, e Ugo Dibennardo, dirigente di primo livello dell'Anas, in passato in corsa anche per la carica di amministratore delegato.

Sia per la Ragusana sia per la Orte-Mestre la motivazione ufficiale a sostegno dell'esborso di così tanti soldi pubblici a favore di un privato è che l'Anas aveva e ha bisogno di acquistare i progetti già pronti relativi alle due opere. Il punto però è che quei progetti sono vecchi e inutilizzabili. La Orte-Mestre in versione Bonsignore è stata inoltre autorevolmente bocciata quattro anni fa dal Consiglio superiore dei lavori pubblici che ha considerato il progetto inadatto sia da un punto di vista della sostenibilità economica sia dal punto di vista della fattibilità tecnica. L'unica conseguenza pratica dell'operazione avviata è che acquistando i progetti della Ragusana e della Orte-Mestre l'Anas può prendere il posto dello stesso Bonsignore accingendosi a fare ciò che quest'ultimo non era neanche in grado di avviare.

Ponti d’oro

Settantasette anni, siciliano di nascita ma torinese di adozione, Bonsignore è un personaggio poliedrico: politico democristiano della Prima Repubblica, capo della corrente andreottiana in Piemonte, sottosegretario, poi passato a Forza Italia e infine rispuntato come imprenditore del settore strade e autostrade, promotore di faraonici progetti di incerta realizzabilità e finanziariamente poco sostenibili, ma molto ben pagati dall'Anas. Nell'azienda delle strade Bonsignore è sempre stato trattato con i guanti bianchi da tutti i presidenti e amministratori che si sono succeduti, dal boiardo stile prima Repubblica, Pietro Ciucci, al suo successore Gianni Armani, nominato con il benestare di Matteo Renzi, fino a Massimo Simonini, sostenuto dai 5 Stelle.

Da quando l'Anas alla fine del 2018 è diventata una società della galassia Ferrovie dello Stato, Bonsignore ha potuto contare inoltre sul discreto appoggio dell'amministratore Fs, Gianfranco Battisti, il quale però ha dovuto lasciare l'incarico alcuni giorni fa. Proprio l'allontanamento di Battisti è probabilmente il fatto nuovo che sta inducendo il ministero delle Infrastrutture diretto da Enrico Giovannini a riconsiderare i rapporti tra Bonsignore e l'Anas sotto una luce diversa e meno favorevole rispetto al passato.

Daniele Martini

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