Un’altra giornata di guerra in parlamento sul decreto missioni internazionali, il governo non cede sul rifinanziamento alla cooperazione con la Guardia costiera libica e il Pd ha combattuto per far passare un emendamento alla relazione sul testo che rinvia il problema all’anno prossimo. Il governo infatti si è impegnato «a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della missione» di assistenza alla Guardia Costiera libica, trasferendone le funzioni ad altre missioni «per consolidare il ruolo dell’Italia in Libia, razionalizzare la struttura di comando e potenziare il ruolo europeo».

Il che vuol dire che quest’anno il finanziamento va avanti e l’anno prossimo, se andrà bene, la cooperazione resterà la stessa ma passerà all’Europa. Questa la versione finale dell’emendamento Pd a firma Enrico Borghi e Lia Quartapelle, votato stasera alla Camera dalle commissioni riunite Esteri e Difesa. 
Il Pd è soddisfatto: «In questo modo, di fatto con l’impegno del Pd termina la missione, e si aprono le strade per un impegno più forte della missione europea Irini a guida italiana per la formazione e l’addestramento delle unità navali libiche preposte al controllo dei confini marittimi».

«Un modo per allontanare la responsabilità», ha commentato la presidente di Medici senza frontiere, Claudia Lodesani, a Domani.

Il rispetto dei migranti

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, prima della discussione presso le commissioni, in Aula ha risposto a un’interrogazione sul tema, affermando che, nonostante le violenze perpetrate nei campi di detenzione e dalla guardia costiera libica, la gestione dei flussi rispetta gli standard internazionali: «Il rafforzamento delle capacità delle autorità libiche di condurre attività di search and rescue – salvataggio e ricerca, ndr – nella propria area di responsabilità, nel rispetto delle normative internazionali, è una delle linee perseguite dal Governo».

Nessun riferimento ai respingimenti illegali documentati dalle Ong, nè al recente attacco di una motovedetta della guardia costiera a un barcone di migranti.

Il deputato Osvaldo Napoli di Coraggio Italia, che ha presentato l’interrogazione, ha ricordato: «È di qualche giorno fa la notizia della richiesta, avanzata dal procuratore di Agrigento, di autorizzazione ad aprire un fascicolo contro la Guardia costiera libica, per il tentativo compiuto, lo scorso 30 giugno, di affondamento di un barcone carico di migranti, per fortuna andato a vuoto». E ha chiesto: «Lei non ritiene che sia il caso di sospendere i finanziamenti, in attesa di un chiarimento del quadro politico in quel paese?». Di Maio ha avuto gioco facile a replicare che l’Italia non finanzierà mai la Guardia costiera libica, senza specificare che l’Italia finanzia il supporto alla guardia costiera libica.

Questo, ha detto il ministro, «si inserisce nel quadro delle iniziative per favorire una gestione più efficace e rispettosa degli standard internazionali dei flussi irregolari», quindi dell’immigrazione «da parte delle autorità libiche e per contrastare il traffico di esseri umani; un aspetto su cui l'attenzione del governo è altissima e lo è anche da parte anche del governo di unità nazionale». Una risposta che cozza con quanto riferiscono le Ong. Medici Senza Frontiere, di fronte alle violenze nei campi di detenzione infatti ha di recente dovuto abbandonare Tripoli.

Ma Di Maio ha continuato: «Tutte le nostre iniziative di sostegno alle autorità libiche in materia migratoria si ispirano al principio imprescindibile della tutela delle condizioni dei migranti e dei rifugiati presenti nel paese».

Infine ha detto che ci sarà una maggiore collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. L’Italia non cambia parere: «Pur tenendo presente la precarietà delle condizioni politiche e di sicurezza in Libia, continuiamo a dialogare con le stesse autorità per garantire maggiore protezione ai più vulnerabili, accrescere il ruolo delle agenzie delle Nazioni Unite specializzate che operano nel Paese e favorire il progressivo superamento dei centri di detenzione». Anzi, «la chiusura dei centri di detenzione è stata espressamente inclusa, anche su ferma richiesta dell'Italia, tra gli impegni adottati dalle autorità libiche e inseriti nelle conclusioni della seconda Conferenza di Berlino, a cui ho preso parte il 23 giugno scorso». Nelle prossime settimane è pronto a tornare nel paese Nord Africano.

In commissione

Poco dopo, il dibattito si accendeva in commissione. Erasmo Palazzotto (LeU) e Laura Boldrini (Pd) avevano presentato degli emendamenti per chiedere di smettere di finanziare le missioni che supportano la guardia costiera libica e di istituire immediatamente i corridoi umanitari. Il governo li ha respinti tutti. E, come l’anno scorso, in Aula si prepara un nuovo scontro: «Non voterò, in Aula, il provvedimento sulle missioni internazionali relativamente alla parte sulla Libia» ha annunciato Boldrini. «Con gli emendamenti si intendeva dare risposta alle denunce dell'Onu, del Consiglio d'Europa, degli organismi internazionali sul comportamento della Guardia costiera libica» e ha aggiunto: «Come fingere di non vedere le violazioni dei diritti umani?».

Le Ong come promesso oggi hanno affollato la piazza di Montecitorio. Con una benda sugli occhi: «Ci siamo!
In piazza e online per dire no al rifinanziamento degli accordi di cooperazione con la Libia», chiedendo l’appoggio dei social con gli hashtag #NonPoteteNonGuardare e #NienteAccordiConLaLibia.

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