«È con grande soddisfazione e con la piena consapevolezza di un passaggio storico che salutiamo la presentazione del Piano di ripresa e resilienza. Noi consideriamo il suo piano un ottimo piano, che rafforza e completa il testo presentato a gennaio». Alle prime battute del dibattito alla Camera sul Pnnr appena illustrato – giusto i titoli, in realtà – il Pd schiera il suo ex ministro, Roberto Gualtieri. Che non risparmia entusiasmo e toni trionfali. Per il candidato in pectore a sindaco di Roma è un giorno speciale: ieri si è spenta anche l’ultima speranza della corsa di Nicola Zingaretti, il presidente del Lazio ha chiuso la partita dopo i giorni dei “no” che sembrano sì e dei “non vorrei” che non sono “non voglio”. Ma la ragione per cui Gualtieri in aula è il primo del Pd a parlare non c’entra con Roma ed è tutta simbolica: il responsabile dell’economia di Conte, quello che era il democratico più vicino al presidente del Consiglio pentastellato, dichiara enfaticamente che il nuovo testo è in perfetta coerenza con quello del governo giallorosso. Per mettere di nuovo in imbarazzo i leghisti.

Una mossa concordata con il segretario Enrico Letta, tutta dentro la sua idea di abbracciare Mario Draghi e far risaltare che nella foto della maggioranza – M5s, Pd, Leu, Forza Italia e Lega – c’è un intruso: Matteo Salvini. E così il presidente del Consiglio non ha ancora finito di parlare alla Camera che Letta batte tutti sul tempo e twitta: le parole di Draghi «le sentiamo nostre e ci convincono». Non è precisamente così, stando ai conversari riservati di Montecitorio. Il librone con la copertina azzurrina, oltre 300 pagine che i deputati non sono riusciti a leggere nella sua ultima versione perché è arrivato solo due ore prima della discussione dell’aula, suscita parecchie perplessità fra i deputati democratici. Ma non è il momento di parlarne, questo è il momento della lotta senza quartiere contro Salvini. Letta dunque esulta: «Clausola di premialità a favore dell’occupazione delle donne e dei giovani. Draghi esalta il ruolo di questo fondamentale intervento trasversale, novità che abbiamo fortemente voluto». All’ora pranzo, da Radio Immagina, aveva di nuovo attaccato Salvini: «Votare contro un provvedimento del governo di cui fa parte», ce l’ha con il decreto riaperture, e poi raccogliere le firme, va «ben al di là della normale discussione politica. Poi succede che la Meloni presenta un ordine del giorno» quello contro il coprifuoco che sarà presentato oggi alla Camera da Fratelli d’Italia, «e vedremo quale sarà il comportamento di Salvini», insomma «se Salvini non vuole stare nel governo, non ci stia».

La reazione leghista

Salvini capisce l’antifona e avverte che non si farà sbattere fuori dalla maggioranza. Non può, del resto, senza rischiare di perdere la leadership della Lega: «Ho tutta l’intenzione di stare dentro il governo, per le nostre idee e le nostre battaglie, anche se qualcuno ci vorrebbe fuori, come il Pd di Letta. Basta che Letta non provochi continuamente, come sta facendo parlando di ius soli, di immigrati», ma «non siamo al governo per fare scena muta. Il Pd punta all’idea della maggioranza “Ursula” che governa la Commissione europea, ma Forza Italia frena per non doversi trovare a un bivio da cui gli azzurri uscirebbero comunque perdenti. Dunque Roberto Occhiuto, il capogruppo forzista a Montecitorio, esorta a trovare una mediazione intanto sul coprifuoco.

Draghi cerca di restare fuori dalla battaglia fra Pd e Lega. Ma si rende conto che con questo clima interno alla maggioranza, le riforme del Pnnr rischiano forte. L’attacco delle opposizioni per la scarsa considerazione del parlamento – FdI, ex Cinque stelle e Sinistra italiana – è ineccepibile, tanto che il presidente della Camera Roberto Fico deve accettare di riconvocare la capigruppo sulla possibilità di dare del tempo in più ai parlamentari. Ma i tempi sono stretti, bisogna andare avanti nella discussione. È un punto debole di Draghi che cerca di rimediare lusingando l’aula: «Devo ringraziare questo parlamento per l’impulso politico che anima tutto il Piano. L’attenzione ad ambiente, giovani, donne, Mezzogiorno che informa ogni intervento è prima di tutto frutto della vostra azione».

Ma non c’è niente che rischi di fare arenare gli investimenti come una maggioranza rissosa che non riesce a mettersi d’accordo sulle riforme. Mancano solo tre mesi allo scattare – ad agosto – del semestre bianco, quello che precede l’elezione del presidente della Repubblica e cioè il “liberi tutti” delle forze politiche che non rischiano più lo scioglimento del parlamento: è la corsa contro il tempo di Draghi. Che per questo fa appello «allo spirito repubblicano» e cita Alcide De Gasperi: «L’opera di rinnovamento fallirà se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune», se «nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite».

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