Al terzo piano del Nazareno, la sede del Pd, alla conferenza stampa di presentazione del congresso dei socialisti europei che inizia venerdì primo marzo a Roma, arriva già una notizia. È una promessa che fin qui non era stata espressa in maniera così netta e impegnativa: il Partito dei socialisti europei non sosterrà un presidente della Commissione che abbia l’appoggio dei Conservatori e di Identità e Democrazia. Il segretario generale del Pse Giacomo Filibeck la dice così: «Non c’è nessuna possibilità che il Pse apra un negoziato con Ecr, il partito europeo di Giorgia Meloni, e con Id, il partito di Matteo Salvini. Se qualche delegazione nazionale vorrà farlo, non lo farà in nome del Pse». 

A domanda diretta, Elly Schlein aveva risposto: «Noi siamo qui per vincere le europee come Pse, non c'è da dar nessun esito per scontato, sbaglia clamorosamente chi lo fa e non c’è da dare per scontato l’atteggiamento che avrà il Pd e credo il gruppo dei Socialisti e democratici». Certo la segretaria Pd non potrebbe avallare una collaborazione europea con il governo di Giorgia Meloni.

Ma poi aveva ributtato la palla nel campo popolare: «Ci preoccupa la tendenza alla normalizzazione dell’estrema destra. I popolari intendono tradire la loro tradizione e cultura politica scivolando sempre di più verso il richiamo dei nazionalisti? È chiaro a tutti che c’è qualcuno che sta aprendo le porte della propria famiglia politica a Orbán e al sessista, razzista e omofobo Zemmour», dunque «Dov’è il limite che il Ppe intende mettere a questa deriva che nega le ragioni stesse per cui abbiamo fatto l'Europa? Noi abbiamo le idee molto chiare», «Il Pse è l’unico argine per l’avanzata delle destre e per evitare che l’Europa si chiuda e guardi all’indietro».

I socialisti sardi e quelli abruzzesi

Il Pse «si candida alla Ue per vincere, non per partecipare», insiste Filibeck, e elenca tutte le volte – non sono molte però – che i risultati socialisti hanno ribaltato i pronostici. Dalla Spagna di Pedro Sanchez, al Portogallo di António Costa – due protagonisti del congresso Pse – alla Sardegna. Sembra una battuta, lo è ma non del tutto: «Le elezioni sarde non sono mai state così importanti per il Pse, vista anche la nostra presenza qui in questi giorni. Trasmetto i miei complimenti da parte di tutto il Pse alla presidente Todde, ma soprattutto a Schlein, al Pd e ai socialisti sardi», dice il segretario. «Oltre all’importanza del socialismo sardo, c’è anche quello abruzzese», gli risponde Peppe Provenzano, responsabile esteri del Pd. Il riferimento è alle elezioni del 10 marzo. 

C’è un’altra notizia. Pedro Sanchez giovedì era già a Roma, per una visita in forma privata alla città per festeggiare con la famiglia il suo compleanno (è nato il 29 febbraio del 1972). Il che probabilmente ha levato d’imbarazzo i cerimoniali di Madrid e Roma: non ha dovuto incontrare Giorgia Meloni, forse con reciproco sollievo, visto che l’ultima volta che la premier ha incontrato uno spagnolo a Roma, quello spagnolo era Santiago Abascal, leader del partito di ultradestra Vox, uno che ha chiesto di appendere Sanchez a testa in giù. Comunque nel pomeriggio la premier era in partenza per gli Usa, dove alle 13 di venerdì alla Casa Bianca incontrerà il presidente degli Stati Uniti Joe.

Alla conferenza stampa c’è anche Enzo Maraio, segretario del Psi, l’altro partito ospite del congresso: a cui, all’epoca, i Ds dovettero chiedere il nulla osta per essere ammessi al Pse. La scelta di Roma, spiega Filibeck, è per dare manforte ai socialisti italiani: «Tutto il Pse è convinto che il Pd e la leadership di Elly Schlein possa rappresentare il motore dell’alternativa al governo di destra che attualmente governa in Italia». Schlein ringrazia: «Siamo onorati di poter ospitare, insieme al Psi, il congresso del Pse qui a Roma. Altri hanno portato in Italia euroscettici, nemici dell’interesse italiano, amici di Putin, nazionalisti di estrema destra. Noi i leader che si sono battuti per il Next Generation Ue. C'è una bella differenza. Noi ci stiamo battendo per tirare fuori l'Italia dall'isolamento in cui la sta cacciando Meloni con la sua sudditanza verso gli alleati nazionalisti».

Il giorno di Giacomo Matteotti

Schlein avverte i cronisti che in questo week end non svelerà i suoi piani europei: cioè se correrà o meno per le europee. Si vola più alto: core business del congresso, che si svolgerà fra venerdì e sabato, è il varo di un «manifesto» dei socialisti europei e la ratifica della scelta dello Spitzenkandidat, il candidato presidente comune, già indicato in Nicolas Schmit, commissario europeo al lavoro e ai diritti sociali, a cui, spiega Schlein, «dobbiamo alcune battaglie di questi anni fondamentali, a partire da quella sui salari, sul salario minimo, sulla proposta di abolizione degli stage gratuiti e per i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali che sono 30 milioni in Europa per portare le radici delle lotte socialiste verso il futuro».

Venerdì prima giornata di incontri, da quello dei Giovani socialisti europei a quello delle donne. In serata cena dei leader Pse alla Sala della Protomoteca in Campidoglio. Il congresso vero sarà celebrato sabato, dalle 9 e 30 al centro congressi La Nuvola, con la ratifica del candidato, l’approvazione del manifesto e discorsi dei leader che di fatto lanceranno la campagna elettorale europea. Più di mille persone registrate, 500 delegati da tutta Europa, 150 giovani del partito e 200 giornalisti tra nazionali e internazionali. La prima cerimonia, venerdì mattina, la annuncia Pia Locatelli, signora del socialismo italiano: i leader si recheranno a porgere un omaggio a Giacomo Matteotti, al monumento a lui dedicato al Lungotevere Arnaldo Da Brescia. Con Schlein e Maraio, Sanchez, Olaf Scholz, Iraxte Garcia e gli altri. L’occasione è il centenario del l’omicidio del leader socialista, il primo per mano fascista. Cade il 10 giugno. Coincidenza: è esattamente il giorno in cui si sapranno i risultati delle europee. 

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