La storia del vitalizio ai parlamentari non finisce mai. Il Senato ha votato sì al ripristino dei vitalizi tagliati per gli ex senatori che lo percepivano prima del 2012, si ritorna così a un sistema retributivo per oltre cinquecento ex membri di Palazzo Madama. Adesso percepiranno di nuovo una pensione che va dai duemila ai cinquemila euro netti.

Tra i fortunati, l’ex senatore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri. Proprio in questi giorni è emersa la notizia che l’ex premier Silvio Berlusconi gli ha lasciato in eredità 30 milioni. A sorpresa arriva pure il beneficio, che comunque sarà quasi irrisorio a confronto: circa quattromila euro al mese. Negli anni passati ha avuto anche una transitoria sospensione. Adesso gli tornerà tutto.

Il Consiglio di garanzia

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A stabilire il ritorno al passato, il Consiglio di garanzia di palazzo Madama: «Salomonicamente però – dice a Domani l’ex senatore del Pdl, avvocato dei ricorrenti e ricorrente lui stesso Maurizio Paniz - non prenderanno gli arretrati». Da 2012, con la riforma Fornero, a tutti i parlamentari è stato applicato il sistema contributivo. La delibera del consiglio di presidenza del senato del 6 ottobre 2018 voluta dal Movimento Cinque stelle ha stabilito il taglio degli assegni dei parlamentari che già percepivano un vitalizio prima della riforma. Con riduzioni «che sono arrivate anche all’80 per cento» della somma, lamenta Paniz. 

Un’operazione di riduzione dei costi della politica che ha causato oltre 850 ricorsi al Senato, e oltre mille alla Camera, ricorda con enfasi il legale di Belluno che si batte ormai da anni per la causa. A Palazzo Madama, specifica «adesso ne sono morti oltre 300». Ma nel conto dei ripristini bisognerà mettere la reversibilità, che riguarda i 300 e altri.

La nuova delibera che ha annullato quella del 2018 è stata votata lo scorso 5 luglio, nell’ultima seduta dell'organo parlamentare appartenente ancora alla vecchia legislatura in mancanza della nuova. Non a caso, la senatrice del Pd Valeria Valente si è astenuta, visto che faceva parte del passato consiglio di garanzia (un po’ il tribunale parlamentare chiamato a giudicare) e in questa legislatura invece fa parte del Consiglio di presidenza (che si occupa del governo del Senato). 

Secondo quanto viene riferito da fonti parlamentari ha votato sì il presidente, ex senatore di FI, Luigi Vitali (e il suo voto in caso di parità vale doppio) e l’ex M5S Ugo Grassi, no da parte di Alberto Balboni di Fdi e di Pasquale Pepe della Lega. Non è il primo intervento. La delibera infatti era stata già modificata nel 2022, riconoscendo parzialmente le ragioni dei ricorrenti, con l'effetto di portare il risparmio del Senato dal 35 per cento all'8 per cento del monte vitalizi, vale a dire da 20 a 6 milioni, ricorda l’Associazione ex parlamentari.

Il presidente ed ex senatore Vitali, intervistato da Repubblica rivendica: «Abbiamo rimesso le cose in regola». Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, difende l’antica battaglia, nonostante il tradimento dell’ex Grassi: «Proprio nell'ultimo giorno utile il centrodestra ha messo a punto questo colpo di mano». Ecco «cosa c’è sotto la maschera dei patrioti: nulla per cittadini, solo favori agli amici di palazzo», ha scritto su Facebook. Fratelli d’Italia si difende. Balboni gli ricorda dell’ex pentastellato: «Prima si informi».

I nomi

Ancora nessuna lista è stata pubblicata, ma i nomi si possono desumere dagli elenchi che circolano ormai da anni. Sono passati dal Senato ad esempio Nicola Mancino (ex presidente), o la cantante Ombretta Colli o il giornalista Furio Colombo. Tra i più discussi però il fidato amico di Berlusconi, Dell’Utri. Nel 2015 era stato deciso di togliere il vitalizio ai condannati, ma nel 2021 lo stesso Consiglio di adesso lo ha ripristinato. E ora l’aumento. Non è detto che la partita sia finita, volendo, spiegano dal parlamento, il Consiglio di presidenza se vorrà potrà fare ricorso contro la scelta.

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