Ormai siamo alla fiera dei dati. Il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, non sa come sono state scelte le chiusure previste dal decreto anti Covid-19, perché non ha mai visto il dettaglio dei dati del contagio. Il punto è che i dati, ha spiegato, vengono dalle regioni. Ma da sabato le regioni chiedono aiuto al ministero della Salute per tracciare i positivi, visto che non riescono più a farlo.

Il viceministro Sileri rispondendo a 24Mattino non ha saputo spiegare su quali basi il governo abbia deciso di chiudere alcuni esercizi commerciali, piuttosto che altri. «Immagino che i dati siano in possesso del Comitato tecnico scientifico ma io non li ho visti», ha detto. I dati vengono presentati tra il giovedì e il venerdì, ha proseguito, «ma l’analisi accurata delle varie attività divisa per settore immagino sia in seno al Cts, io ricevo delle analisi generali».

Al Cts e all’Istituto Superiore di Sanità, ha aggiunto, «arrivano i dati prodotti dalle regioni, immagino abbiano tutte le attività di contact tracing che consentano di capire dov’è l’origine del contagio e stabilire i rischi stimati».

L’allarme delle regioni

Il contact tracing al momento però, è molto complicato. Sabato, mentre fervevano i tavoli paralleli per decidere le misure del nuovo Dpcm anti Covid-19, il ministero della Salute ha lanciato un bando per assoldare 1.500 nuove unità di personale ospedaliero per potenziare il tracciamento dei contatti. Segno che qualche allarme era già arrivato. Tutti convocati: medici abilitati non specializzati, infermieri, assistenti sanitari, tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro e studenti iscritti al terzo anno dei corsi di laurea triennali in infermieristica.

Nelle proposte delle regioni in vista delle nuove misure restrittive c’era come priorità la destinazione dei tamponi (molecolari o antigenici) solo ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi) su valutazione dei dipartimenti di prevenzione, e riservare la telefonata giornaliera per i soggetti in isolamento o quarantena a specifici casi su valutazione dell’operatore di sanità pubblica.

Dopo la firma sabato notte senza modifiche al Dpcm in questo senso, il presidente della conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, domenica ha scritto al ministro della Salute, Roberto Speranza, per fargli di nuovo presente il problema: «In molte regioni, a causa dei numeri giornalieri sulle nuove positività, è oggettivamente difficile tracciare e raggiungere tutti i potenziali contatti». 

Per questo per le regioni andranno comunque fissate delle priorità all'interno di strategie più efficaci E «laddove risulti impossibile il completo contact tracing, le regioni potranno, attraverso i dipartimenti di Sanità Pubblica, riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo».

© Riproduzione riservata