La pandemia ha messo alla prova la macchina elettorale delle regioni: i seggi si sono dovuti attrezzare per far rispettare le norme anti Covid e per garantire il diritto al voto anche per i positivi e per chi si trova in quarantena domiciliare. Gli elettori hanno fatto la fila fuori dal seggio e non più nei corridoi, a distanza di sicurezza di un metro e hanno sempre mantenuto indosso la mascherina. Il protocollo anti Covid prevede che, dopo essersi igienizzato le mani con il gel disinfettante, l'elettore consegni il documento di identità e tessera elettorale, poi faccia un passo indietro e si tolga la mascherina, in modo che gli scrutatori possano identificarlo prima di consegnare la sceda elettorale. Una volta votato, l'elettore inserisce personalmente la scheda nell'urna ed è prevista una sanificazione periodica di tavoli, cabine elettorali e bagni. «Le linee guida sono sufficientemente precise, è stato possibile gestire il voto in modo ordinato applicando di fatto le stesse misure di prevenzione che si usano quotidianamente», ha detto Antonio Floridia, direttore dell’Osservatorio elettorale e del settore “Politiche per la partecipazione” della regione Toscana. Una questione controversa ha riguardato le matite: in Puglia sono arrivate numerose richieste di chiarimento alle prefetture, per sapere se le matite per votare dovessero essere sanificate ad ogni utilizzo.  La regione ha risposto di no, precisando che “e matite non dovranno essere sanificate ad ogni voto nei seggi ordinari, ma solo in quelli Covid ospedalieri/domicilio. Si ricorda tuttavia l’obbligo della disinfezione delle mani prima e dopo della votazione per ogni elettore ed elettrice, insieme all’obbligo di mascherina e di distanziamento sociale”.

Ci sono stati casi di seggi chiusi a causa di positività: a Sassari il sospetto caso di positività per un presidente ha fatto scattare la sostituzione di tutti gli scrutatori e il riallestimento del seggio in un’altra aula. In provincia di Varese è stato temporaneamente chiuso un altro seggio per sanificarlo a scopo precauzionale, dopo che il padre di una scrutatrice è risultato positivo. Anche a Genova un seggio è stato chiuso per positività del presidente, che è stato immediatamente sostituito insieme agli altri componenti e la struttura sanificata.

La procedura più complessa, invece, ha riguardato il voto domiciliare. Le regioni, infatti, si sono attrezzate per garantire la possibilità di votare al referendum costituzionale, alle comunali e alle regionali anche a chi non può recarsi ai seggi: medici e infermieri volontari girano per le case, consegnano la scheda elettorale, aspettano che l’elettore voti e poi portano le schede votate nelle urne dei seggi speciali aperti nei rispettivi ospedali. Per ottenere il servizio, tuttavia, gli elettori devono aver presentato richiesta e allegato il certificato medico all’ufficio elettorale del loro comune, almeno cinque giorni prima del voto. Il termine è stato interpretato come non perentorio, in modo da permettere di richiedere il servizio anche a chi si è ammalato o ha iniziato la quarantena nei cinque giorni precedenti al voto. Sia ieri che oggi, quindi, gli uffici elettorali hanno raccolto le richieste e inviato la squadra di tre persone a ricevere il voto. Ha votato in questo modo il candidato del centrosinistra alla regione Veneto, Arturo Lorenzoni, che si è ammalato di Covid durante la campagna elettorale ed è ancora in quarantena. Ieri mattina ha votato da casa, a Padova, grazie a due operatori sanitari che hanno portato le schede.

La situazione è differente da regione a regione. La Toscana, dove si vota anche per eleggere il presidente della regione, ha attivato 69 Usca, unità speciali di continuità assistenziali, collegate alle 17 sezioni ospedaliere Covid. Ogni Usca è composta da tre operatori – medici, infermieri e volontari specializzati -, si sposta con un’auto dell’azienda ospedaliera nei comuni assegnati e si reca agli indirizzi di quanti hanno fatto domanda di voto domiciliare. «Ogni operazione di voto richiede almeno mezz’ora, perché ogni operatore deve vestirsi e poi svestirsi della tuta anti-Covid. A cui va aggiunto il tempo dello spostamento», dice Floridia. Le richieste di voto a domicilio sono state in tutto 619, su circa quattromila toscani isolati o in quarantena che avrebbero avuto diritto di voto. Non sono ancora disponibili, invece, i numeri delle altre regioni.

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