Ilaria Cucchi, la senatrice sorella di Stefano, ucciso dalle botte dei carabinieri, oggi andrà a trovare l’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre cento giorni contro il regime carcerario del 41 bis. «La visita ha l'obiettivo di verificare le condizioni di salute di Alfredo Cospito», si legge in una nota dell'ufficio stampa del gruppo Misto – Alleanza Verdi e Sinistra di cui la parlamentare oggi fa parte.

Cospito fino a pochi giorni fa era detenuto nel carcere di Sassari ed è stato spostato a Milano visto l’aggravarsi delle sue condizioni di salute: «Il carcere di Opera è la più grande delle 208 carceri italiane ed è uno degli istituti più importanti e sorvegliati di tutto il continente europeo». Per Ilaria Cucchi, Cospito non merita il carcere duro.

Il digiuno

Il digiuno, ha scritto in un post di qualche giorno fa è «per protestare, a rischio della sua vita, contro un regime carcerario, quello del 41 bis, che non merita».

Cucchi condanna gli atti rivendicati dagli anarchici: «Criminali scellerati hanno pensato bene che compiere attentati dimostrativi possa giovare in qualche modo alla sua causa ed alla sua protesta, il dibattito politico si eleva al “punirne uno per punire tutti”».
Il ministro Carlo Nordio, così come la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, hanno continuato a ribadire che ci sarà assoluta fermezza su Cospito: «Sono affranta, ma non meravigliata, per il semplicismo cinico di siffatto modo di intendere la politica».
Sul detenuto, ha spiegato Cucchi, si accentrano le polemiche tra coloro che ritengono disumano e incostituzionale il regime del 41 bis, e coloro che ne invocano la piena legittimità a tutela della pubblica sicurezza nella lotta alla mafia.

Ad esacerbare il clima anche le rivelazioni di Giovanni Donzelli, il deputato di Fratelli d’Italia che ha letto alla Camera le intercettazioni di alcuni scambi tra Cospito e rappresentati delle mafie (in corso un’indagine per appurare se fosse lecito che il parlamentare le avesse).

Il punto per la parlamentare è un altro: «Fermiamoci tutti a pensare Alfredo Cospito come essere umano e non come simbolo». Cospito non ha compiuto «né ispirato, fino a prova contraria, quegli attentati che dimostrano solo di volergli del male: Alfredo Cospito non è un boss mafioso e, volenti o nolenti, non ha ucciso nessuno».

L’anarchico è stato condannato per strage contro lo stato per aver messo insieme alla compagna nel 2006 due bombe carta dentro i cassonetti davanti alla caserma di Fossano. Non ci furono vittime. Costringerlo all’ergastolo ostativo del regime 41 bis «è stata, a mio avviso, una palese forzatura ed un errore colossale. Se così non fosse ora non ne staremmo parlando tanto. Le sentenze vanno rispettate ma sono soggette al diritto di critica».
Ciò che più conta, dice ancora, è che «la sua vita, se ne sta volando via. Il bla bla bla è diventato oramai assordante». In Italia, conclude, «non c’è la pena di morte ed Alfredo Cospito non può andarsene in questo modo», e non bisogna «fare di lui un martire».

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