Per Ignazio La Russa è stato «un cocktail di compleanno» che ha fatto andare sotto la maggioranza al Senato. I senatori di Forza Italia, Claudio Lotito e Dario Damiani, hanno dato forfait alla votazione mattutina del parere del governo in commissione Bilancio agli emendamenti al decreto lavoro della relatrice, Paola Ambrogio (FdI), ed è finita 10 a 10. Il parere è stato respinto. Una figuraccia che la maggioranza ha cercato di ridimensionare e che cela agitazioni ben più profonde.

Il Riformista, il giornale diretto da Matteo Renzi, racconta che il senatore Lotito ha spiegato: «Io mi attengo a quello che mi dice il capogruppo, le dietrologie non servono in questi contesti. Noi dovevamo scendere a una certa ora e siamo scesi, se hanno votato prima non lo so. Nel momento in cui il nostro capogruppo avvisa il presidente della commissione e dice "tra 15 minuti siamo giù”. Io non lo so dopo che è successo».

Dario Damiani ha ribadito che non è stata una mossa cercata: «Forza Italia è favorevole al decreto lavoro, non c’è nessun problema politico, siamo solo arrivati in ritardo».

Ma in parlamento circola un’altra versione. Dalle opposizioni qualcuno obietta: «Lo hanno fatto apposta per intervenire sul disegno di legge sui diritti televisivi, è il modo di trattare di Lotito». La legge, detta anche antipirateria, è in discussione presso le commissioni Giustizia e Lavori Pubblici, dove sono arrivati una ventina di emendamenti.

I relatori sono Erika Stefani, della Lega, e Claudio Fazzone (FI). Lotito spingerebbe per delle modifiche, ma la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni è contraria: modificare il testo vorrebbe dire rimandarlo indietro. Il 20 i senatori avrebbe dovuto riunirsi, ma Palazzo Madama si è concentrato sulla commemorazione di Silvio Berlusconi. Se ne parlerà la settimana prossima.

Per quanto riguarda il decreto Lavoro, è stato formulato un altro parere – poi approvato - e la relatrice ha deciso di modificarli. Il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, al termine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha detto che la presidente Meloni «è informata di quanto avvenuto», un aspetto «del tutto non politico».

«Non stanno in piedi»

Per la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, è un segnale del disfacimento della maggioranza: «È nel caos. Dopo quanto avvenuto alla Camera sul Mes, con il ministero dell'Economia che sconfessa la propaganda del governo, oggi al Senato non riesce a far approvare emendamenti preparati all'ultimo minuto, che cercavano di mettere toppe ai tanti obbrobri contenuti nel Dl Lavoro, e va sotto». Ha ricordato che il decreto, enfaticamente approvato il Primo maggio, «era una delle bandiere programmatiche del governo Meloni».

Per il leader del Terzo polo, Carlo Calenda, sono le conseguenze della morte di Berlusconi: «Uno spettacolo davvero poco edificante». Un pezzo di FI «ha voluto dare un messaggio. Se questo è l’esordio del dopo Berlusconi, la maggioranza rischia il caos». Per il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, sono «le ultime 24 ore di un governo Meloni allo sbando».

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