Ci sono due foto che racchiudono il senso della carriera politica di Stefania Prestigiacomo. La prima è stata scattata nel maggio del 2008 al Quirinale. L’esponente di Forza Italia è l’ultima della fila, a destra. Accanto a lei Giorgia Meloni, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Sono le ministre del neonato governo Berlusconi IV. Prestigiacomo è ministra dell’Ambiente, ma mentre per le sue compagne di avventura si tratta di un esordio nelle stanze del governo, per lei è un ritorno. Era già stata ministra nel 2001, Pari Opportunità. E quel giorno la foto di rito la vede immortalata al fianco di Letizia Moratti.

Si potrebbe scrivere molto sulle traiettorie politiche che ognuna di loro ha percorso in questi anni. Oggi Meloni pensa a palazzo Chigi come a un approdo sicuro e non più come a un pensiero stupendo. Moratti, proprio grazie alla leader di FdI, potrebbe presto trovarsi in corsa per succedere ad Attilio Fontana come presidente della Lombardia. Gelmini e Carfagna hanno appena lasciato Forza Italia per unirsi a Carlo Calenda.

Tutte a modo loro, Meloni esclusa per ovvie ragioni, hanno costruito una distanza di sicurezza da Silvio Berlusconi. Prestigiacomo no. Lei c’era, c’è stata e, fino a quando le sarà possibile, ci sarà. «Sono dal 1994 una militante di Forza Italia» dice oggi che il suo partito, che le «ha dato tanto e al quale ho dedicato tutto il mio lavoro politico», la indica come possibile candidata unica del centrodestra alle regionali siciliane che si terranno il 25 settembre in concomitanza con le elezioni politiche.

Gianfranco Micciché, suo potente padrino politico, non vuole più vedere il governatore uscente Nello Musumeci che, nella speranza di cogliere tutti di sorpresa e ottenere la ricandidatura, si è dimesso giovedì. E allora ecco arrivare Prestigiacomo. Candidata possibile, come lo è stata ogni volta che la Sicilia è andata a elezioni negli ultimi 28 anni, ma stavolta anche piuttosto probabile.

Perché per una che c’è sempre stata, l’imprenditrice “prestata alla politica” che è stata due volte ministro e sette volte deputata, che ha visto il 61 (collegi uninominali) a 0 conquistato dal centrodestra nel 2001, stavolta le politiche rischiano di essere uno scoglio insormontabile. Con pochi posti e Forza Italia in calo di consensi normale che la scure si abbatta su chi ha maggiore anzianità di servizio. E allora la sfida tutta al femminile con la candidata del Pd Caterina Chinnici potrebbe essere un ottimo risarcimento.

Anima ribelle

In fondo per Prestigiacomo la regione è un affare di famiglia. Suo zio, il democristiano Santi Nicita (marito della sorella del padre), è stato governatore per qualche mese tra il 1983 e il 1984 (si è dimesso per un avviso di garanzia legato a una vicenda di corruzione da cui, condannato in primo grado, è stato poi prosciolto in appello e Cassazione). E ha anche discrete possibilità di riuscirsi.

A questo punto entra in scena la seconda immagine. È più recente, scattata nel gennaio del 2019. Prestigiacomo, con indosso un giacca da vela, è alla guida di un gommone. Con lei ci sono il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e il radicale Riccardo Magi. Stanno viaggiando verso la nave Sea Watch che da tre giorni è bloccata al largo di Siracusa (città natale di Prestigiacomo e suo feudo elettorale).

Sono i giorni di Matteo Salvini ministro dell’Interno. Dei “taxi del mare” e della lotta agli sbarchi. La deputata di Forza Italia sale a bordo della nave della ong. Riceve gli applausi della sinistra, incassa le critiche del suo partito e dei suoi alleati. «Berlusconi è con me» dice con una formula che evoca immediatamente le scritture bibliche.

Non è la prima volta che le sue battaglie incontrano il favore del campo avverso. Le era già capitato, ad esempio, con la fecondazione assistita e le unioni civili. In fondo lei stessa, in una lettera a Libero di qualche anno fa, si è definita una «liberale», «cattolica nel privato e laica in parlamento». Poco importa se questo significa contestare la linea ufficiale di Forza Italia e avvicinarsi, come accaduto in occasione del referendum sulla legge 40 sulla fecondazione assistita, a Gianfranco Fini.

Fa pensare che, mentre tanti che in questi anni hanno condiviso le sue battaglie (da Elio Vito a Mara Carfagna), oggi abbandonano Forza Italia, lei resti sempre fedele. Evidentemente non teme la possibile deriva salviniana. O forse ha capito che stavolta la regione Sicilia è veramente a un passo.

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