«Ma siamo seri: davvero l’intenzione del sindaco Gualtieri, che è uno storico di fama e un uomo di cultura, è quella di piazzare una ciminiera in un quadrante che è un gioiello mondiale, nel mezzo di un sistema di parchi che ci invidiano in tutto il mondo, Appia Antica, Tor Marancia, Caffarella, Tor Fiscale, gli Acquedotti; che è attraversato da un percorso di grande valore enogastronomico e turistico, pieno luoghi di accoglienza», traduzione italiana di bed&breakfast, «e per di più nel luogo dove sorge il Santuario del Divino Amore, tempio della fede della Capitale, dove vengono in processione da tutto il mondo per chiedere una grazia?».

A formulare il domandone è Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, già papà politico di Giorgia Meloni (ma da tempo l’affetto non è ricambiato). Rampelli soprattutto è la grande eminenza dei Fratelli d’Italia romani e del Lazio, titolo solidamente confermato dai risultati dei suoi candidati alle ultime regionali.

Le parole di Rampelli

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Il vicepresidente giura di non essere contrario al termovalorizzatore di Roma fortissimamente voluto dal sindaco democratico: «Siamo favorevoli a chiudere il ciclo dei rifiuti bruciando i residui. Ma prima quel ciclo dei rifiuti va aperto: con la raccolta delle materie prime, che ora a Roma non si fa», vuole dire che non arriva al 50 per cento, «Non si può chiamare raccolta differenziata quello schifo indegno e sudicio che si accumula nei cassonetti della Capitale».

Il ragionamento di Rampelli, in sintesi, è: prima si mette a posto tutto il ciclo dei rifiuti, si sistemano tutte le filiere, poi si arriva all’80 per cento di differenziata (per capirci le quote raggiunte da città come Como, Treviso, Ferrara, Pordenone e Belluno). E infine, solo infile, si ragiona di un inceneritore. Ma a quel punto non serve il colosso progettato da Gualtieri, un impianto da 600mila tonnellate annue: ne basta uno molto più piccolo. Peraltro da collocare da un’altra parte rispetto alla località Santa Palomba, periferia sud di Roma, per le ragioni su esposte. 

Domanda: l’attivismo del vicepresidente della camera può preoccupare il Campidoglio, lanciato ormai da tempo nella realizzazione dell’opera? Sì, perché Fdi, a differenza della Lega, ha una lunga tradizione ostile con l’inceneritore laziale, vedasi i programmi elettorali delle comunali del 2016, del 2018 e del 2023. E perché l’assessore ai rifiuti della regione Lazio, Fabrizio Ghera, è un rampelliano di ferro. E, c’è da scommettere, proverà a dare filo da torcere al sindaco. E non solo.

Altro che referendum

Per questa ragione al Campidoglio non sembrano per niente preoccupati dalla polemica sul termovalorizzatore romano che pure è partita dal cuore del Nazareno, quando il giornalista Sandro Ruotolo, fresco di nomina in segreteria, a Un Giorno da Pecora (Radio1) ha chiesto che Gualtieri faccia svolgere un referendum cittadino sulla ciminiera. Un po’ perché la cosa non sta in piedi («Un sì o un no su un atto di un commissario del governo? Allora deve essere un referendum nazionale», è il ragionamento per paradosso); un po’ perché a stretto giro dallo stesso Pd nazionale è partita la smentita («Ruotolo parla a titolo personale») senza –giurano –  neanche essere stata richiesta; un po’ perché la sensazione è che Elly Schlein da candidata segretaria era molto ambientalista ma da segretaria è molto attenta a non sabotare un’opera ormai solidamente avviata e si limita a dire che « se tutto va bene, e cioè se la Commissione di valutazione tecnica ed economica dà il suo via libera alla proposta di manifestazione di interesse del gruppo Acea Ambiente, l’unica ricevuta dal comune, partirà la gara. «La pubblicazione del bando è prevista entro il primo agosto, l’apertura dei cantieri entro il luglio del 2024 e l’avviamento dell’impianto entro l’estate del 2026», è il ruolino di marcia del sindaco. Che però spera che alcune linee dell’impianto siano in attività già l’anno precedente, quello del Giubileo. Comunque alla fine di quest’anno il termovalorizzatore dovrebbe già avere il suo soggetto affidatario, costruttore e gestore. 

Per fermare questa corsa, gli ambientalisti non possono dunque contare su quella parte del nuovo Pd che fa la faccia cattiva contro la ciminiera. E neanche sulla nuova responsabile dell’ambiente del Pd, Annalisa Corrado, che è un’anti-ciminiera moderata anche se sul nostro giornale ha scritto un articolo su «tutte le fake news del sindaco Gualtieri sull’inceneritore». È stata scelta lei anziché l’ambientalista intransigente Rossella Muroni. Tantomeno possono contante sui suoi amici e ecosodali, tutti pro-Schlein e anti-ciminiera, ma che ora esclamano: «Ma mica vogliamo giudicare il tasso di ambientalismo di Elly dall’inceneritore romano!».

Gli ostacoli

I veri scogli per l’opera sono due, e al Campidoglio lo sanno benissimo. Il primo è il Tar: il 5 luglio prossimo il Tribunale amministrativo del Lazio deciderà dei ricorsi presentati contro l’opera (una decina, tra gli altri dal Wwf e Italia Nostra). Al momento in cui li ha accolti, non ha concesso la sospensione cautelativa.

L’altro scoglio può venire solo da destra: dall’assessore Ghera, che la pensa come Rampelli. Il quale è convinto «che il sindaco Gualtieri, che ha il potere commissariale, voglia collaborare con spirito costruttivo con la regione, che ha competenze esclusive sul piano dei rifiuti del Lazio. Anche perché va da sé che il ciclo dei rifiuti non è racchiudibile nei confini di un Comune. Per forza la Regione e il Comune devono lavorare insieme, perché il ciclo deve essere gestito in maniera efficiente per tutta l’area regionale. Un dialogo insomma è obbligatorio». E ancora: «Roma è maglia nera per la differenziata: non può mandare a bruciare una montagna di tal quale», e cioè il rifiuto dal quale non sono state selezionate le diverse frazioni, organica, riciclabile e recuperabile, «Va messa a punto tutta la filiera, vanno realizzati gli impianti di trattamento. L’economia circolare è diventata ormai un valore universale a salvaguardia della qualità dell’aria che respiriamo, ma anche della necessità di riusare ciò che consumiamo per la crisi planetaria di risorse minerali. Gualtieri non può fare l’ambientalista in Europa e poi dimenticarsene nella Capitale, e predicare di bruciare tutto». 

Meloni raddrizza Rocca

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Rampelli è un fondatore di Fdi, uomo autorevole del vecchio gruppo dei fondatori, gran lottatore, unico a non stare sempre sulla stessa linea di Giorgia Meloni. Non è questo il caso, in teoria. Eppure in regione c’è chi spiega che la premier un mese fa, in maniera riservata, ha preso il telefono e chiamato il presidente Francesco Rocca, anche lui contrario alla ciminiera. E gli ha spiegato che, fatte salve tutte le ragioni delle perplessità, resta un obiettivo scolpito nella roccia: il grande Giubileo del 2025 sarà una vetrina per Roma, certo, ma anche e soprattutto per il governo, che a Dio piacendo sarà arrivato a metà del suo mandato: dunque, in quell’anno santo, la Capitale dovrà essere aiutata ad essere linda e pulita, perché se andasse diversamente il danno di immagine abbatterebbe politicamente il sindaco Gualtieri, certo, ma azzopperebbe mortalmente l’immagine internazionale della premier.

La ciminiera c’entra poco, perché comincerà a funzionare a regime solo l’anno dopo, anche se una linea potrà già essere attiva nel ‘25, secondo le voci di dentro del Campidoglio: ma il punto è che i poteri commissariali consentono di chiudere discariche e lavorare nel frattempo a uscire dall’emergenza-rifiuti. E anche a fare i biodigestori e gli impianti per l’economia circolare che consentano di far passare la raccolta della differenziata dal 40 per cento al 65. Meloni non crede all’ottimismo del comune. Ma comunque per lei l’obiettivo resta quello: Capitale pulita, nazione sana.

Così Rocca si è rapidamente riposizionato: un mese fa ha incontrato il sindaco Gualtieri, si è fatto fotografare esibendosi in una vigorosa stretta di mano. Davanti ai cronisti si è dichiarato pronto alla collaborazione con il collega primo cittadino, benché avversario politico: «Ci sono grande serenità e sinergia, al momento nessun elemento di divisione, abbiamo sentito in maniera comune la volontà di avere un dialogo forte». Poi alle opposizioni della Pisana ha assicurato: «Lavorerò insieme a Gualtieri, fianco a fianco, perché comunque l’economia circolare sia la regina di questa regione».

Insomma: occhio a non sabotare troppo il piano dei rifiuti del commissario, anche per Meloni. Che quindi dovrà sorvegliare le intemperanze dei suoi. Esattamente come Schlein, a casa sua, dovrà fare con i suoi. 

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