- Filippo Miraglia è il responsabile immigrazione dell’Arci: più che gli effetti del caso Soumahoro, lo preoccupa l’assenza di soluzioni strutturali ed efficaci. «Eppure la gestione degli ucraini dimostra che c’è un’alternativa».
- «Non si può predisporre un’accoglienza dignitosa senza una programmazione. Che è un obbligo di legge. Ma i governi, non solo il governo Meloni, non lo fanno. E lavorare nell’emergenza significa far prevalere i Cas, uomini ammassati, sicura propaganda».
- «Noi alle prefetture spesso rispondiamo no ai bandi a costi ridicoli, perché vogliamo fare i servizi per bene, assumere gli operatori e pagarli tutti i mesi E non vogliamo abbandonare le persone dentro le case, visto che non ci sono soldi per gli operatori e i servizi. I prefetti sono costretti a chiamare soggetti per niente adatti, a volte inaffidabili»
Il “caso Soumahoro” è una mazzata per chi opera nell’accoglienza? Secondo Filippo Miraglia, è solo «l’ennesima vicenda usata per attaccare quelli che lavorano nel campo dei servizi per gli immigrati. Sembra che se uno fa il commerciante o produce armi è una brava persona a prescindere; se invece usa le sue competenze e la sua passione per accogliere dignitosamente persone che ne hanno diritto, ruba lo stipendio. Che normalmente è basso, da contratto delle cooperative o del commercio». M



