Un partito accentratore gestito da un uomo solo al comando. È questo ciò che emerge dallo statuto di Italia viva pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 19 aprile e che conferisce enormi poteri nelle mani di una sola persona: il presidente. Se dopo la rottura con Carlo Calenda e la nomina a direttore editoriale del Riformista si pensava che Matteo Renzi mettesse in secondo piano la sua carriera politica, il nuovo statuto smentisce le aspettative. L’ex presidente del Consiglio è vertice indiscusso del partito.

Congresso e Assemblea

All’articolo 3 del documento si legge che Italia viva si ispira «dal punto di vista organizzativo ai principi di sussidiarietà, di democrazia, di separazione». Una premessa che fatica a trovare riscontro nel resto dello statuto. Sono diversi gli organi del partito di Matteo Renzi che rischiano di essere rilegati a una mera emanazione del presidente, su tutti il comitato nazionale e l’assemblea.

Se per prassi il congresso è l’organo supremo di un partito e tipicamente elegge i membri dell’assemblea e il segretario (come accade ad esempio all’interno di Azione o del Partito democratico), in Italia viva non è così. Secondo l’articolo 13 dello statuto, all’interno del congresso viene eletto il presidente nazionale e si «esprime un voto sulle questioni che sono sottoposte agli associati dal comitato nazionale o dall’assemblea» durante le convocazioni ordinarie che spettano anche queste al presidente.

L’assemblea nazionale non viene eletta e oltre a essere composta dal presidente, dai membri del comitato nazionale, dagli europarlamentari e parlamentari, dai membri di governo associati a Italia viva, dai presidenti di regione, dagli assessori regionali e da altre figure di partito, siedono in assemblea anche «150 amministratori locali individuati dal presidente nazionale», e «150 associati ed esponenti della società civile individuati dal presidente».

Possono partecipare all’assemblea con diritto di parola ma senza diritto di voto anche i componenti degli organismi di garanzia e i coordinatori territoriali. Figure scelte anche queste dal presidente, il quale «nomina due coordinatori, un uomo e una donna, per ciascun coordinamento territoriale» e sui quali ha anche il potere di commissariamento. Il comitato nazionale, solo su proposta del presidente, può revocare o sostituire uno o entrambi i coordinatori territoriali.

Gli organismi di garanzia, invece, si dividono in comitati di prima istanza e di seconda istanza e «sono rispettivamente composti da 4 e 8 associati eletti dall’assemblea nazionale su un elenco proposto dal presidente nazionale». Benché non abbiano diritto di voto in assemblea si tratta sempre di figure importanti, dato che si occupano di irrogare le sanzioni nei confronti degli associati nel caso in cui violino le regole dello statuto.

Il comitato nazionale

«Il comitato nazionale è l’organo di organizzazione e di indirizzo politico», si legge nel testo. È composto dal presidente, dai membri del governo associati a Italia Viva, dai parlamentari nazionali ed europei, da «50 membri eletti dall’assemblea nazionale su un elenco proposto dal presidente nazionale» e infine dai membri della cabina di regia. 

Quest’ultima è composta «dai capigruppo di Camera e Senato, capi delegazione, ministri e fino a dodici componenti scelti dal presidente».

Questo significa che 62 membri del comitato nazionale sono designati o nominati da una persona sola: Matteo Renzi. Alla domanda sugli enormi poteri di nomina che lo statuto garantisce alla figura del presidente, l’ex sindaco di Firenze risponde: «Lo statuto di Italia viva è pubblico ed è stato votato». Per il momento non si espone sulla futura presidenza e rimanda alla fase congressuale che partirà a ottobre. Appena qualche mese prima delle elezioni europee.

Il quadro finale

Dal documento pubblicato nella Gazzetta ufficiale emerge un deficit democratico non indifferente, con un congresso che sceglie il presidente ma non l’assemblea e con quest’ultima che è composta da 540 membri (di cui 300 designati direttamente dal presidente), 240 tra i coordinatori provinciali e 400 tra i coordinatori regionali decisi anch’essi dal presidente con la ratifica del comitato nazionale (formato da 62 membri e scelti a sua volta dal presidente).

Una volta ottenuta la carica, il presidente, chiunque esso sia, ha in mano il controllo del partito. Italia viva rimane così un’organizzazione gerarchica e accentrata nelle mani di una sola persona che stride con la visione di «casa aperta a tutte le donne e a tutti gli uomini che si identificano nei valori propri dello stato liberale, laico, inclusivo» e, soprattutto, «fondato sulla divisione dei poteri», come scritto nell’articolo 1 dello statuto.

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