Con qualche minuto di ritardo è partita la conferenza stampa di fine anno del presidente del consiglio Giuseppe Conte in cui si confronta con i giornalisti su tutti i temi d’attualità.

Rimpasto, fiducia e recovery plan

La prima domanda è stata quella sul rimpasto ed è tornata per tutta la conferenza stampa. Conte ha risposto dicendo che c’è fretta e di fatto ha escluso l’ipotesi di un nuovo governo: «Il capitano difende la sua squadra». Sull’ipotesi che accanto al premier arrivino vicepremier ha detto che «è una formula che abbiamo usato nel precedente governo con scarso successo». Sulle agitazioni di Matteo Renzi all’interno del governo: «Gli ultimatum – ha detto ancora – non mi appartengono» e ha citato l’ultimo discorso di Aldo Moro: «in sostanza diceva che non sono accettabili in politica». Se verrà meno la fiducia «ci sarà un passaggio parlamentare dove ognuno esprimerà la propria posizione e si prenderà le proprie responsabilità». Pensare alle ipotesi «minerebbe il patrimonio di fiducia costruito da tutta la maggioranza». Non ipotizza altri equilibri: «Il sottoscritto non va alla ricerca di altre maggioranze, non lavoro a una mia lista o a fare campagna elettorale». Per quanto riguarda i servizi segreti, altro problema sollevato da Renzi, ha detto rispondendo a Domani: «La legge del 2007 attribuisce al presidente del consiglio la responsabilità politica e giuridica sulla sicurezza nazionale» inoltre «abbiamo il Copasir di granzia che prevede che la presidenza sia affidata a un esponente dell’opposizione»  quindi «chi chiede al presidente del consiglio di dover delegare deve spiegare perché lui, non si fida del presidente del consiglio? Allora bisogna cambiare la legge. Perché si chiede a un presidente del consiglio, che non si è attribuito dei poteri, di liberarsene? Perché mi devo avvalere di questa facoltà? Spieghiamolo».

Invece ha lanciato l’allarme sul recovery plan: «Dobbiamo affrettare delle risposte che il Paese attende» dopo la legge di Bilancio «è urgente il Recovery plan» la sintesi politica «è urgente e va fatta nei prossimi giorni, non valgono i giorni di festa. La sintesi dobbiamo riportarla al consiglio dei ministri e aprirci al confronto con le parti sociali». Attualmente «rischiamo il ritardo». Il presidente vorrebbe andare in consiglio dei ministri «nei primi giorni di gennaio» dopo il confronto con il parlamento e con le parti sociali. Il testo dovrà arrivare entro metà febbraio: «Non sto a dire che va tutto bene, spero che avremo una riunione generale a inizio gennaio».

Il governo «è politico» e «nel Dna c’è la transizione digitale, green e lo sviluppo sostenibile. Questo ci ha permesso di avere forza nel processo negoziale» per questo «non possiamo permetterci di galleggiare e di operare in questo clima di azione sospesa». Sennò «l’impressione che diamo è che ci chiudiamo nel palazzo». In tutti i passaggi tutti le parti politiche «si prenderanno la loro responsabilità». Non si può «continuare a vivacchiare».

Il premier è tornato sulla governance del piano di ripresa: «Dobbiamo decidere una volta per tutte cosa succede, nel momento in cui ci sono ritardi si rischiano di perdere i soldi europei. Non possiamo permetterci di sprecare un euro. Chi ha le migliori soluzioni le porterà sul tavolo e le valuteremo senza pregiudizi». SU questo «arriverà un decreto legge» che si occuperà anche «delle procedure accelerate, è una garanzia precisa che ci chiede l’Europa». Conte ha detto di non essere «timido» sul sostegno dello stato.

Per la valutazione dei progetti ha ricordato che da gennaio il Cipe, comitato interministeriale per la programmazione economica, diventerà Cipess, orientato allo sviluppo sostenibile: «Che dovrà avere un impatto sul benessere equo e sostenibile, tutti i progetti avranno una valutazione di impatto».

Vaccino

La vaccinazione obbligatoria per ora non ci sarà: «No, non la valutiamo, escludiamo la vaccinazione obbligatoria», ma il governo conta di raggiungere una «buona percentuale di popolazione anche su base facoltativa». Sull’avvio simbolico del 27 dicembre: «ringraziamo il fatto che c’è stato il vaccine day, il giorno simbolico del vaccino». Per il primo vaccino Pfizer-Biontech ci saranno 470 mila dosi a settimana ed entro gennaio 2mln 350 mila, a questo dovrebbe aggiungersi Moderna. Verranno vaccinati 1,8 milioni di persone tra operatori sanitari ed Rsa, a seguire gli ultraottantenni, 4,4 mln, quindi 79 anni-60, 13,4 mln, e poi chi ha una patologia cronica, 7,4 mln di persone. «Procederemo rispettando queste indicazioni. Io stesso che per dar il buon esempio lo farei subito rispetterò le priorità così come approvato dalle camere e dalla conferenza stato regioni» ha detto senza fare esplicitamente riferimento al caso del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che si è vaccinato a sorpresa il 27 dicembre. Per quanto riguarda i risultati ci sarà «in primavera inoltrata un impatto significativo». Con i vaccini e in vista dell’estate «faremo le valutazioni politiche senza proiezioni da chiromante, per adesso preoccupiamoci della ripartenza delle scuole». Nelle prossime settimane ci saranno anche le terapie con gli anticorpi monoclonali: «Gli studi del dottor Rino Rappuoli mi risultano a uno stadio molto avanzato».

Sul vaccino «non interverremo con l’obbligatorietà ma con le armi della comunicazione scientifica». Ha espresso «massima solidarietà» alla prima vaccinata Claudia Alivernini, la reazione dei no vax è stata «inaccettabile».

In questi giorni si è discusso sull’approvvigionamento dei vaccini, la Germania si sta muovendo anche da sola: «Se ci si approvvigiona a livello europeo è vietato l’approvvigionamento bilaterale». Rispondendo a Domani ha aggiunto: «Non ho elementi di conoscenza sulla Germania, ma ribadisco che l’accordo prevede che per chi si approvvigiona tramite l’Ue è vietato l’approvvigionamento bilaterale».

Per quanto riguarda l’alto numero di vittime ha ricordato che l’Italia ha una popolazione anziana: «si invecchia male, abbiamo una popolazione anziana con molte comorbidità. Abbiamo frequenti relazioni con loro e queste cose possono aver contribuito al numero di decessi».

Scuola

Sulla riapertura il 7 gennaio «Stiamo lavorando in un’ottica di massima flessibilità e abbiamo coinvolto i prefetti». Il sistema è così integrato che non è possibile «gestire separatamente i flussi». Tutto andrà valutato «paese per paese, scuola per scuola e differenziare gli orari di ingresso non solo nelle scuole ma anche negli edifici pubblici». Il trasporto «è uno dei momenti più critici». Il premier auspica «che il 7 gennaio le scuole possano ripartire con una didattica integrata mista al 50 per cento. Se, come mi dicono, i tavoli hanno lavorato in modo efficace, potremo ripartire».

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