Rocco Casalino ha perso il suo incarico alla Camera dei deputati. Il portavoce dell’ex premier, una volta lasciato palazzo Chigi, aveva ottenuto da Giuseppe Conte di essere assunto dai gruppi parlamentari per consulenze in fatto di comunicazione televisiva, ma, considerato anche l’addio di un numero consistente di parlamentari passati con Luigi Di Maio e di conseguenza la restrizione del budget del gruppo Cinque stelle, il contratto dell’esperto di comunicazione, in scadenza a luglio, non è stato rinnovato, come rivela Repubblica.

Non è un buon periodo per il portavoce di Conte che, raccontano i parlamentari, «non ha mai fatto nulla per noi. Lavora solo per Giuseppe». Ma il conto lo pagano deputati e senatori, che condividono l’onere del suo stipendio.

Gli screzi con la stampa

Alla fine della scorsa settimana, nel pieno della tensione dopo le dimissioni di Mario Draghi, il portavoce si sarebbe scontrato con il presidente con toni sempre più accesi. Nel fine settimana, in un editoriale di Stefano Cappellini su Repubblica veniva collocato nel triumvirato che sta guidando le decisioni del Movimento 5 stelle insieme a Paola Taverna e Riccardo Ricciardi. La risposta di Casalino è arrivata a stretto giro, inviata nella chat broadcast che raccoglie tutti i giornalisti. 

«Mi trovo a dover smentire nuovamente in pochi giorni una ricostruzione piena di falsità e illazioni sul mio conto. Questa macchina del fango che viene azionata a giorni alterni nei miei confronti rappresenta una tecnica vergognosa perché danneggia ingiustamente la mia professionalità al solo scopo di sporcare l’immagine del Movimento» scrive Casalino, che tira in ballo un «giornalismo scadente e nocivo all’informazione». 

Il rapporto mai decollato con Crippa

Oggi, gli cade addosso anche la decisione di Crippa. Il capogruppo alla Camera è in rotta col partito e sta contemplando l’addio, ma prima di andarsene si è voluto togliere un ultimo sassolino dalla scarpa.

Casalino a novembre, qualche mese dopo aver preso l’incarico, aveva smentito in un’intervista al Riformista di lavorare per Michele Gubitosa, uno dei vicepresidenti di Conte. Nello stesso contesto assicurava di lavorare per deputati e senatori, lamentandosi di essere sempre tirato in ballo come responsabile delle decisioni del Movimento e partecipante delle riunioni. 

«Non è vero. Se lo dicono è per gettarmi fango. Capisci che qualcuno sta giocando su questa roba?» rispondeva all’epoca. 

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