Mentre la Germania annuncia un nuovo lockdown fino al 10 gennaio, con i vertici del governo prossimi al panico, l’Italia presenta il nuovo spot per promuovere vaccini che ancora non abbiamo: «L’Italia rinasce con un fiore», cioè una primula viola che campeggerà sulle stazioni vaccinali in giro per l’Italia.

Il design lo ha curato l’architetto Stefano Boeri, ma la metafora della primula che rinasce dopo il grande gelo rischia di essere un po’ prematura, perché nell’attesa del vaccino rischiamo di innescare la terza ondata del virus: ieri ci sono stati 484 morti e 17.938 nuovi casi a fronte di soli 152.696 tamponi, oltre 40.000 in meno rispetto al giorno prima (quando i contagi erano stati 19.903 e i morti 649).

Il miglioramento di queste ultime settimane, prodotto dalle restrizioni in vigore (dalla chiusura delle scuole ai limiti dei ristoranti) va esaminato con prudenza, come ricorda sempre Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe per la medicina basata sull’evidenza: se guardiamo la settimana tra il 2 e l’8 dicembre, ci sono stati meno nuovi casi rispetto a quella precedente (136.493 invece che 165.879).

Una delle spiegazioni è che testiamo meno casi: dal record di 124.575 casi testati in media al giorno nella settimana tra il 4 e l’11 novembre, siamo scesi di 48.851 casi testati al girono, una contrazione del 36 per cento.

I casi testati sono diversi dai tamponi totali, che infatti sono calati soltanto del 13,4 per cento: molte persone che hanno già ricevuto una diagnosi di positività, continuano a fare tamponi fino a quando non ne arriva uno negativo, altri fanno tamponi di tipo diverso per avere conferma del risultato.

Insomma, stiamo testando con minore accuratezza di prima, questo fa sembrare le restrizioni in vigore più efficaci di come probabilmente sono.

Il rischio di Natale

Un risultato perverso di questo possibile errore di valutazione è che in Italia continua il dibattito su come e quanto allentare (dal lato del governo) o aggirare (dal lato dei cittadini) le limitazioni ai festeggiamenti di Natale e, in particolare, agli spostamenti tra Comuni. Una situazione simile a quella della Gran Bretagna, dove il governo di Boris Johnson ha autorizzato a passare le feste tra il 23 e il 27 dicembre segmentati per “bolle” grandi fino a tre nuclei familiari, l’importante è non incontrare estranei così se anche un gruppo si infetta è relativamente semplice isolarlo.

«Non voglio essere come il Grinch che rubò il Natale, a penso che tutti dovrebbero stare molto ma molto attenti a quello che faranno nei giorni di festa», ha detto Chris Hopson, capo dell’associazione dei fornitori della sanità pubblica. La situazione non è diversa da quella italiana, 21mila nuovi casi al giorno e oltre 580 morti.

SVEN SIMON

In Germania i toni sono molto più drammatici, coerenti con l’allarmato discorso della cancelliera Angela Merkel dei giorni scorsi. «Il Coronavirus è fuori controllo, siamo a cinque minuti dalla mezzanotte”, ha detto ieri Markus Söder, recuperando la metafora oraria che si usava durante la guerra fredda per evocare la catastrofe nucleare. Poi ha aggiunto: «Bergamo è più vicina di quello che pensate», ha detto ricordando le file di camion militari che trasportano le bare.

La Germania, che pure ha una popolazione di quasi 23 milioni superiore a quella dell’Italia, ha numeri simili ai nostri, 30.000 nuovi casi venerdì, 590 morti. La Germania chiude tutti i negozi, vieta lo shopping, cancella ogni celebrazione dell’anno nuovo, abbandona la strategia del lockdown morbido tentata a novembre.

Eppure, qui da noi l’allarme sembra molto inferiore, sia tra i politici che tra le persone, a giudicare dall’assalto a negozi e ristoranti durante questo soleggiato weekend.

Tempesta perfetta

Abbiamo conquistato il tragico primato di essere il paese europeo con più morti totali – a ieri 64.520 – ma soltanto il solito Cartabellotta della fondazione Gimbe avverte che siamo nella “tempesta perfetta”: meno tamponi di prima, nessuna capacità di tracciare i contatti dei positivi (il call center della app Immuni non esiste, ma in ogni caso ci troppi infetti per ricostruire le loro reti di rapporti), il freddo dell’inverno in arrivo favorisce tutte le malattie respiratorie, incluso il Covid, e ancora non sappiamo se la campagna di vaccinazione contro l’influenza stagionale ha avuto l’effetto desiderato, cioè abbattere drasticamente il numero di contagi in modo da non sovraccaricare il sistema sanitario con altre migliaia di pazienti con sintomi analoghi a quelli del Covid. Si capirà a gennaio, quando di solito c’è il picco.

Il rischio è che queste condizioni da «tempesta perfetta» spingano a sottovalutare i pericoli durante le feste e a vedere il risultato di queste scelte dal 7 gennaio in poi, quando dovrebbero riaprire le scuole e molti settori confidano di tornare alla normalità. L’Italia potrebbe trovarsi a dover imitare la Germania proprio quando questa, dal 10 gennaio e col vaccino in arrivo, inizierà a vedere i benefici del lockdown drastico deciso ieri.

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