«Complottismo e negazionismo». «Uno schiaffo alle donne». «Delirante». La guerra dei sessi, il libro (scovato da Domani) di Alessandro Amadori, coordinatore del gruppo sul progetto di educazione affettiva e sentimentale per le scuole “Educare alle relazioni”, è già oggetto delle interrogazioni parlamentari delle opposizioni e di richieste di dimissioni. Dimissioni che il diretto interessato esclude categoricamente. «Assolutamente no, se non c’è una richiesta del ministro Valditara», dice all’Ansa.

Il ministro, senza citare Domani, ha parlato di «polemiche pretestuose» e «squallide» ribadendo la bontà del progetto scritto dal dipartimento del ministero che verrà presentato oggi. Sono state sentite «le associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di diversi esperti fra cui anche giuristi e pedagogisti», ha detto. «Il documento è stato letto, condiviso e sottoscritto da me».

Docente a contratto di psicologia all’università Cattolica di Milano, Alessandro Amadori fa parte di Lettera 150, lo stesso think tank di Valditara, e con lui ha pubblicato un libro nel 2022, È l’Italia che vogliamo. Attualmente ha una consulenza con il ministero dell’Istruzione per 80mila euro lordi l’anno. Nel 2020, ha autopubblicato La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere.

«L’uomo è (anche) cattivo, il maschio è (anche) cattivo», scrive Amadori insieme a Cinzia Corvaglia, allora sua studentessa. «Ma allora, parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è “sì”, più di quanto pensiamo». Il femminicidio, pure a lungo analizzato nel testo, «nella sua inaccettabile brutalità, è in qualche modo il contraltare di una sostanziale fragilità psichica maschile».

«Non possiamo rappresentare gli uomini tutti cattivi e le donne come tutte buone», insiste Amadori. Non c’è il rischio che questa teoria possa giustificare le violenze sulle donne? «Sarà mia cura fare di tutto per evitarlo».

Le opposizioni

«Chiediamo che venga revocata la consulenza ad Amadori, fermato il progetto e che si ricominci facendosi indicare da parlamento, movimento delle donne, centri antiviolenza i giusti e soprattutto le giuste consulenti», spiega a Domani Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza verdi e sinistra. «L’educazione sentimentale contro la violenza di genere messa in mano a un uomo. Che per di più delira», dice la deputata, che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro. «Non abbiamo altre parole, se non appunto “delirio e complottismo” per quel libro».

«Il fatto che colui che ha scritto le linee guida del ministero pensi queste cose è uno schiaffo alle donne, in un momento in cui siamo già molto scosse per la morte di Giulia Cecchettin», aggiunge.

«O è stato un errore colossale, perché la destra e il ministro dell’Istruzione Valditara non conoscono bene di chi stiamo parlando. O è stato un errore colossale, perché la destra e il ministro dell’Istruzione Valditara conoscono bene di chi stiamo parlando, e pensano che abbia ragione», scrive sui social la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi. La commissione Giustizia di cui fa parte ha lavorato sul disegno di legge contro la violenza sulle donne calendarizzato oggi a palazzo Madama.

Lo scontro è culturale. Tra mondi. Quello che riconosce il patriarcato e la sua tossicità e quello che lo nega. E Amadori «parla di violenza senza nessun riferimento a questo tratto che è quello che uccide le donne», dice Cecilia D’Elia, senatrice Pd e portavoce nazionale della Conferenza delle donne democratiche. «Si è finalmente aperta una discussione su educazione e cultura e quindi non solo sulle norme penali. Va fatta fino in fondo: non senza affrontare la cultura patriarcale. Ho anche sentito una donna (la deputata della Lega ed ex magistrata Simonetta Matone, ndr) accusare le madri che non hanno saputo educare i figli. Quindi gli uomini ammazzano le donne per colpa delle donne? È sempre colpa nostra. Anche se moriamo», dice.

Il progetto

La bozza di linee guida circolata finora «è un testo molto blando: vogliamo qualcosa di strutturato e percorsi curriculari, con l’aggiunta di tempo-scuola specifico per educazione sessuale e all’affettività», aggiunge Piccolotti. «Chiediamo che Valditara fermi la conferenza stampa sulle linee guida, che a questo punto sta diventando un insulto alle donne che sono in tutte le piazze italiane».

A fare le pulci alle anticipazioni sul progetto sono in queste ore anche il movimento femminista e transfemminista Non una di meno insieme al collettivo di insegnanti Cattivemaestre. «Per noi l’educazione sessuo-affettiva – che Valditara non chiama mai così, ma “alle relazioni” – non deve essere affidata agli ordini degli psicologi come sembra previsto: così già si patologizza l’idea di relazione», spiega a Domani Vanessa delle Cattivemaestre.

L’impostazione proposta poi riguarda solo gli ultimi tre anni delle superiori, «mentre deve essere introdotta a scuola a partire da 0 anni. Quando si impara ad avere a che fare col corpo, si scopre la differenza sessuale, l’orientamento sessuale, l’identità di genere: è un percorso che va costruito nel tempo». Fondamentale poi «la formazione obbligatoria e pagata per docenti, per rispondere in ogni momento alle domande», da affidare «ad associazioni femministe, transfemministe e centri antiviolenza», dice Vanessa, insegnante in una scuola di Roma. «E deve riguardare il consenso, mai nominato in nessuna proposta di Valditara».

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