Ci risiamo. La Lombardia si avvia a entrare di nuovo in zona rossa. Lo ha confermato il presidente leghista, Attilio Fontana, a Concorezzo, in provincia di Monza e Brianza, per la presentazione del progetto “Smarter Italy”: «Per ora sì», ha risposto ai giornalisti, e ha aggiunto: «Credo che la zona rossa sia una punizione che la Lombardia non si merita perché ha fatto tanti sacrifici in questo periodo, i cittadini si sono comportati tutti molto bene e la zona rossa è estremamente penalizzante. Sono le critiche che ho sostenuto parlando con Speranza». Un lockdown che si ripete, da marzo 2020 per la terza volta, nella regione che si trova a essere sempre tra quelle messe peggio per il contagio, per Fontana non è mai colpa sua, in principio furono i tecnici lombardi, poi il Cts, fino a tre giorni fa la socialità natalizia e adesso gli errori di valutazione del ministro Roberto Speranza.

La soglia del rosso

Il problema, dice oggi, è «che non funziona in come vengono fatti i conti e nella determinazione dei parametri, che secondo me bisogna rivedere». Lo ha già detto al della Salute: «Queste sono le critiche che ho sostenuto parlando con il ministro Speranza. Il vero problema è che il conteggio dell'Rt è una cosa estremamente opinabile e poi si riferisce a dati vecchi e se c'è stata un'evoluzione, di questa non si tiene conto», ha aggiunto. «Speranza mi ha risposto che farà fare ancora dei controlli, che audirà il Comitato tecnico per rivalutare la situazione».

Prima era la socialità

Il 12 gennaio il problema, diceva lui stesso, era la zona gialla: «Ormai è accertato e chiaro che tutte le aperture e tutte le possibilità  di ampliare la socialità  comportano un peggioramento della situazione epidemiologica. Noi abbiamo passato due settimane in zona gialla, questa zona gialla evidentemente ha creato questa situazione» ha spiegato a Mattino 5. «Nell'ultima settimana – ha ammesso – l’Rt si è  impennato, è passato da 1 a 1,24», portando la Regione vicina al passaggio in zona rossa.

In principio furono le Rsa

A marzo non c’erano le fasce di rischio, ma la Lombardia, è stata la prima regione ad essere chiusa, il primo focolaio, dove viene istituita la prima zona rossa per limitare il contagio, che ha continuato a crescere, finché non è arrivato il lockdown su base nazionale. In Lombardia il contagio sembrava non decrescere mai, e sono finite sotto accusa le residenze sanitarie per anziani. Secondo un report dell’Istituto superiore di Sanità dal primo marzo al 17 aprile i decessi per coronavirus o sintomi influenzali in Lombardia, la regione più colpita della prima ondata, sono stati 1.625 su 266 Rsa analizzate (su un totale di circa 700). Il governatore Attilio Fontana aveva deciso di ricoverare i malati di Covid-19 in mezzo ai soggetti fragili. Sono partite le indagini della procura, ma Fontana si è affrettato a sottolineare che la colpa era dei tecnici: «Noi abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici. Sono stati i nostri esperti che ci hanno detto che a determinate condizioni - e cioè che esistessero dei reparti assolutamente isolati dal resto della struttura e addetti dedicati esclusivamente ai malati Covid - la cosa si poteva fare». Non solo: «La scelta è stata fatta perché non avevamo più posti negli ospedali per ricoverare la gente che non poteva più essere curata a casa. Però sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta, che hanno valutato del condizioni delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati».

La zona rossa

Con l’avvicinarsi delle vacanze estive il problema è diventato chi avrebbe accolto i lombardi in spiaggia, e tra una polemica da obrellone e l’altra, il rilassamento generale ha messo in secondo piano il dramma di marzo. Con la ripresa delle attività però i numeri del contagio hanno ripreso a salire. Il governo ha dovuto varare nuovi Dpcm anti Covid, e alla fine ha deciso di lavorare sulle fasce di rischio creando un nuova zona rossa. Conte non ha fatto in tempo a vararla, che la Lombardia c’era già dentro. Anche in questo caso, per Fontana non è stata colpa sua, ma del Cts, il comitato tecnico scientifico. Sono i giorni dello «schiaffo alla Lombardia». Per lui è stato «inaccettabile» e i dati erano vecchi: «da nostre informazioni, l'ultima valutazione della cabina di monitoraggio del Cts con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa».

Ancora il 26 dicembre però il ministero della Salute ha confermato la zona rossa, segno che anche i dati dei giorni successivi non erano buoni. Ma per Fontana questa volta è stata colpa «degli automatismi».

Il 27 novembre la Lombardia è tornata in zona arancione, poi in zona gialla, dall’11 dicembre alla vigilia di Natale, e il 7 e l’8 gennaio. La cabina di regia però appena riunitasi per tornare alle fasce di rischio ha decretato che la Lombardia era di nuovo arancione. Una manciata di giorni, ed è pronta a tornare in lockdown.

🔴 Sono contrario alla zona rossa per la Lombardia

🔴 Sono contrario alla zona rossa per la Lombardia. Limitazioni troppo restrittive rispetto all'andamento epidemiologico di questi ultimi giorni. Ho chiesto al ministro Speranza di fare ulteriori controlli sui dati aggiornati.

Posted by Attilio Fontana on Friday, January 15, 2021

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