«Al momento attuale tutta la filiera distributiva del vaccino  antinfluenzale per Ats Milano presenta disponibilità ridottissime di vaccino over 65 e non presenta altre disponibilità di altri vaccini. [...]  Non è stato comunicato al momento quando vi potranno essere ulteriori rifornimenti».

Questo è il contenuto di una mail che l'azienda sanitaria locale,  Ats Milano, ha inviato ai medici di base in attesa delle dosi. Dopo le gare sbagliate, gli acquisti di vaccini non autorizzati dall'Aifa, ecco l'ultima beffa per i lombardi: i vaccini sono finiti.

A conti fatti tra gare sospese e vaccini non iniettabili, la Regione aveva a disposizione poco più di 2 milioni di dosi, (a fronte dei 2,7 milioni annunciati dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e dell’assessore alla Sanità, Giulio Gallera, che non sono bastati neppure per gli over 65, che secondo l'Istat nella sola Lombardia sono 2,9 milioni.

Per sapere i reali effetti di questa campagna vaccinale contro l'influenza, basta sentire i diretti interessati: i medici di base. «Su 390 pazienti target, ovvero quelli che avrebbero l'obbligo, sono riuscito a coprirne 90», racconta Roberto Carlo Rossi, che oltre a essere un medico di base è anche il Presidente dell'Ordine dei Medici di Milano.

Anziani senza protezione

A Bergamo, in un territorio che porta le ferite profonde della prima ondata che ha travolto la provincia lombarda, le cose non vanno meglio. Stavolta a parlare è la Segretaria generale della Fimmg Lombardia, Paola Pedrini, che finora ha ricevuto 230 dosi per i suoi 300 over 65, «ma sono fortunata perché non ho tanti pazienti anziani», tiene a precisare.

Ma come si fa a dire ad un anziano che il vaccino non c'è? «Finisce che i cittadini se la prendono con noi - spiega Rossi - Anche perché la politica ha dato messaggi rassicuranti sulla presenza dei vaccini, quindi sembra che siano i medici, i cattivi, che non vogliono farli. La gente va convinta che non è colpa nostra». 
Una situazione imbarazzante che si somma a tutte le brutte figure accumulate dalla coppia Fontana & Gallera, in questi mesi tra gestione dell'epidemia e l'incapacità gestionale mostrata nell’ordinaria amministrazione in campo sanitario.

Dopo mesi di campagne comunicative sull'importanza del vaccino anti-influenzale, oggi la regione non è in grado di coprire neppure la popolazione più a rischio costringendo i medici di base a scegliere tra i pazienti più fragili, chi vaccinare e chi no lasciando fuori tanti che ne avrebbero diritto.

Il documento dell'Ats spiegano fonti mediche non è arrivato a tutti i medici di base, tanto che si presume possa essere una risposta ad una richiesta specifica ad un medico in cerca di informazioni.

Promesse mancate

Dal canto suo Ats si difende diffondendo i dati sulla vaccinazione: sono stati distribuiti 235 mila vaccini, in media 120-130 dosi in più per ogni medico. E quella nota allora? «Si tratta di un'indicazione ad usare i vaccini consegnati o in consegna senza effettuare ulteriori richieste di fornitura, dato che la rete distributiva non ha, attualmente, ulteriore disponibilità, che sono previste nelle prossime settimane», precisa Ats. Ma ogni modo, stando alle comunicazioni ufficiali siamo lontani anni luce dai 2,7 milioni di dosi promesse dalla regione.
Tuttavia c'è un problema perché i cittadini lombardi, dopo tante promesse ora il vaccino lo vogliono. «C'è una grandissima aspettativa da parte della cittadinanza. - spiega Il presidente dell'Ordine - è un peccato perdere questa ondata favorevole e non riuscire a vaccinare tutti quelli che volevano farlo».

«Quest'anno sono molti di più quelli che si vogliono vaccinare e in tutto il mondo è aumentata la domanda di dosi - dice Pedrini - quindi andavano fatte prima le gare.  La campagna solitamente inizia a novembre, ma avevamo chiesto di anticipare per le problematiche legate al Covid, ma se le dosi dovessero arrivare a dicembre, sarebbe troppo tardi». Così gli studi sono tempestati di telefonate, parlare con il proprio medico è un'impresa, e ogni volta diventa difficile contattare tutti e spostare gli appuntamenti senza avere la garanzia che le dosi arriveranno.

Intanto la Lombardia continua a essere zona rossa e in cima alla triste classifica regionale per numero di contagi e decessi, dall’inizio dell’emergenza sono più di 20mila in morti in regione. Molti in questi mesi hanno perso un familiare o un amico a causa del Covid e se il vaccino può servire ad alleggerire i pronto soccorso e a discernere una semplice influenza da un’infezione covid, i lombardi come tutti gli italiani in attesa, perché anche nelle altre regioni non va meglio va detto, vogliono  dare una mano.

Questa mancanza di trasparenza va a colpire ancora una volta gli anziani, che in questa pandemia hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite, dal punto di vista sanitario e affettivo. Perché non si muore di solo Covid, ma di tante altre patologie non diagnosticate, o non curate e di solitudini “precauzionali”. 

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