Un tesoretto di 2 miliardi e 844 milioni di euro solo per l’anno che sta per finire. Dai decreti attuativi non ancora emanati dal governo Draghi, l’esecutivo di Giorgia Meloni può trarre benefici per iniettare nel sistema economico un po’ di risorse, che spaziano dalle infrastrutture per il Mezzogiorno al sostegno alle categorie più colpite dai rincari dell’energia.

Alla cifra del 2022 si sommano altri 4 miliardi e mezzo suddivisi tra il 2023 e il 2024 per un totale di oltre 6 miliardi già a disposizione per mettere in atto politiche in varie settori senza la necessità di ulteriori stanziamento. I soldi sono pronti, bisogna solo oliare le macchine ministeriali e Meloni può intestarsi i benefici degli interventi incompiuti per due fattori: qualche mancanza dei precedenti ministri e la fine prematura dell’esperienza di Mario Draghi a palazzo Chigi.
Molti decreti sono andati oltre la scadenza fissata dal precedente governo. Una dote ricca è nelle mani della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, che ha ereditato 660 milioni di euro all’anno, fino al 2024, per la gestione del «fondo per l’housing universitario». Lo scopo, secondo la misura inserita nel decreto Aiuti ter, è quello di «acquisire nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore». Il provvedimento non ha un tempo limite, ma occorre far presto: la prima tranche è stata calcolata per un impiego nel 2022.

Da Giorgetti a Urso

Ancora più urgente è la situazione per gli indennizzi alle realtà colpite dalla pandemia. Sul tavolo ci sono 150 milioni di euro da destinare nel dettaglio agli «operatori economici nel settore del turismo, dello spettacolo e dell’automobile gravemente colpiti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19»: entro il 2 marzo il ministero dello Aviluppo economico, all’epoca guidato da Giancarlo Giorgetti, avrebbe dovuto indicare le modalità di ripartizione delle risorse stanziate dall’ultima legge di Bilancio.

L’attuale ministro dell’Economia non ha mai concluso la pratica che ora è passata sotto la supervisione del suo successore, Adolfo Urso. Dinamica simile riguarda il «fondo per la ricerca e sviluppo di tecnologie innovative anche tramite la riconversione di siti industriali esistenti». 

L’intervento risale al decreto bollette dello scorso marzo: entro il 30 aprile il Mise avrebbe dovuto decidere come allocare i 150 milioni di euro stanziati per il 2022 e del miliardo di euro previsto per il successivo biennio. La burocrazia deve essere ora sbloccata dal nuovo responsabile del Ministero del Made in Italy, secondo la nuova denominazione.

Sono poi 150 milioni di euro, per l’intero triennio, quelli che devono essere dispensati per i Giochi del mediterraneo di Taranto 2026. Un’occasione d’oro per il ministro del Sud, il pugliese Raffaele Fitto. Sotto la gestione del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, è finito il fondo per l’attuazione del «programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico».

La dotazione è di 50 milioni di euro per il 2022, una cifra che raddoppia per il prossimo anno e arriva a 150 milioni di euro nel 2024. Anche in questo caso la misura era stata prevista dalla scorsa manovra. Bisogna fare presto per assegnare pure i 400 milioni di euro affidati, per l’anno in corso, al Ministro della Salute con l’intento di supportare le Regioni di fronte all’aumento dei prezzi determinato dal mix di rincari dell’energia e dal perdurare degli effetti della pandemia. La palla è passata da Roberto Speranza a Orazio Schillaci.

Salvini e i trasporti

Deve darsi una mossa Matteo Salvini per impiegare i 100 milioni di euro previsti per gli enti locali con lo scopo di rispondere all’incremento del prezzo dei carburanti che ha avuto un impatto sul trasporto pubblico locale. Le aziende hanno necessità di un supporto. Il decreto è già scaduto a ottobre.

Direttamente a palazzo Chigi fa invece capo il dossier sugli investimenti infrastrutturali stradali, ma anche scolastici e sanitari, nelle aree depresse e in particolare nel Mezzogiorno. La dotazione ammonta a 700 milioni di euro complessivi, di cui 100 milioni di euro solo per il 2022 e il resto per il biennio 2023-2024. L’iniziativa era stata era stata inserita nel decreto Infrastrutture risalente novembre 2021: il decreto attuativo era atteso per fine marzo, otto mesi fa. La presidente del Consiglio ha l’occasione di rivendersi un’altra operazione ideata da Draghi.

C’è tuttavia un problema: appena insediatosi, il governo Meloni rischia di andare oltre le scadenza fissate da esso stesso. Entro l’anno bisogna predisporre il decreto per la «fruizione dei crediti d’imposta» dedicato alle imprese per «favorire l’acquisto di energia elettrica e gas naturale». Il titolare del Mef Giorgetti ha in mano un salvadanaio di 3 miliardi di euro, di cui 2 miliardi e 700 milioni di euro da ripartire per il 2022. Mentre dal Viminale, Matteo Piantedosi entro il 10 dicembre deve provvedere al contributo straordinario per il ristoro ai Comuni, relativo alla «mancata riscossione dell’imposta di soggiorno».

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