È la prima volta che il voto nei gazebo ribalta il voto dei tesserati. Certamente questa è la novità più dirompente del voto di ieri, ancor più della prima donna segretaria, ancor più dell’agenda ambientalista, concentrata sui diritti anche e soprattutto civili, di Elly Schlein.

Come sostenuto dal direttore del Domani, forse questo è segno che il partito più legato alla forma-partito tradizionale sta iniziando a mutare la sua natura, diventando più un movimento che un partito.

E abbiamo assistito a una delle poche, o forse all’unica, manifestazione di democrazia partitica di questo paese. Cittadini comuni hanno lasciato le case, preso l’ombrello, e sono andati a dire la loro.

Qualsiasi cosa Schlein dirà o farà sarà a nome di queste persone: se riuscirà, avrà portato le loro istanze al successo; se fallirà, li avrà delusi.

Ma l’interrogativo interessante è: che cosa volevano gli elettori di Bonaccini? Che immagine del partito, della sua attività all’opposizione o al governo avevano? Non si può generalizzare, ma l’impressione è che quel voto fosse mosso da sentimenti che ammontano a una sorta di nostalgia, un rimpianto accorato per un mondo passato.

Non necessariamente il mondo storico della lotta fra il Partito comunista italiano e la Democrazia cristiana (un mondo dimenticato, probabilmente, dalla maggior parte dei lettori sotto i quarant’anni, e, almeno nelle intenzioni, sepolto dal Pd).

Ma il mondo degli anni Novanta, il mondo del tentativo di battere il berlusconismo con la serietà, con la mediazione fra interessi e il realismo non cinico ma appassionato dei governi tecnici di presidenti come Amato, Ciampi, forse Monti, e per ultimo Draghi.

Un mondo ignaro del mistero rappresentato dai Cinque stelle e dai loro elettori, in perpetua rincorsa di stereotipi della sinistra democratica americana ed europea. Anche questo mondo è irrimediabilmente passato.

Ora viviamo in un luogo dove i diritti civili sono importanti quanto quelli sociali, nel carico di sofferenze che la loro violazione può creare ai singoli, dove i fenomeni ambientali globali determinano ogni aspetto della vita, dall’inflazione alle migrazioni.

Qui, oggi, non ci possiamo permettere il lusso per la nostalgia, per la riproposizione automatica e irriflessa dei modelli passati, che ci sembravano funzionare.

Se c’è una cosa che Schlein dovrebbe fare è buttarsi tutto questo alle spalle e inventarsi veramente qualcosa di nuovo, che salvi al tempo stesso il bene e il giusto che la sinistra ha tutelato da sempre.

© Riproduzione riservata