Oltre 40 milioni di euro, da assegnare tramite bando di gara, sono stati bloccati per il malfunzionamento della piattaforma preposta alla presentazione della documentazione.

Un problema non isolato, che anzi si sta riproponendo ormai da mesi. L’ultimo episodio riguarda il ministero dell’Interno, alle prese con la piattaforma del Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa), gestita dalla Consip, che ha fatto registrare un bug.

Lo strumento, che consente gli acquisti in rete, ha qualcosa che non va, benché sia stato potenziato da pochi mesi nell’ottica dei bandi relativi all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L’ultimo caso rappresenta una conferma, l’ennesima, di una questione ancora da risolvere. Alla scadenza del 30 settembre il Viminale ha dovuto prendere atto, come recita la determina ufficiale, che «il malfunzionamento della piattaforma Mepa di Consip, come segnalato da più operatori, può aggravare le normali procedure di preparazione delle offerte e di produzione dei documenti di gara da parte degli interessati».

Così è stata stabilita una proroga fino al 12 ottobre, perché, riferiscono gli uffici ministeriali, è necessaria la massima pubblicità e informazione della procedura anche per favorire la partecipazione degli operatori economici.

Bando a rilento

La vicenda è iniziata lo scorso 7 luglio quando il ministero, guidato da Luciana Lamorgese, ha pubblicato un bando riguardante la «fornitura dei Servizi di supporto alla governance dell’attuazione del programma nazionale Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami) 2021-2027 e per la chiusura del programma nazionale 2014-2020».

Si tratta di un pezzo del programma Fami, appunto, istituito con un regolamento dell’Unione europea con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio. E a disposizione ci sono risorse preziose per questi obiettivi.
Lo stanziamento, nel caso specifico, ammontava di 40 milioni di euro, suddiviso in cinque lotti: il primo, quello più sostanzioso, incentrato su gestione e controllo del programma 2021-2027 (28,5 milioni), seguito da un secondo, da 2,7 milioni di euro, connesso alla valutazione dello stesso programma.

A completare il mosaico c’erano «attività di informazione e comunicazione», con 6,6 milioni euro di dotazione, il quarto lotto dedicato alla chiusura del programma Fami 2014 –  2020, con un plafond da 1,5 milioni e l’ultimo, ancora una volta, per la gestione e controllo del Programma, per una spesa stimata intorno al milione di euro.

C’erano varie realtà potenzialmente interessate, ma al ministero hanno dovuto prendere atto dei problemi tecnici al momento di chiudere tutto.

Iter travagliati

Il problema non attiene qualche giorno in più di proroga, ma è la sua ripetizione a sollevare le proteste e i timori delle imprese.

Dal 26 maggio, quando la piattaforma è stata rilasciata da Consip nella nuova versione, gli intoppi sono stati numerosi. Uno di questi ha riguardato un bando del Comune di Brindisi sulla gestione dei servizi sociali, che ha avuto un iter travagliato.

Nello scorso giugno l’avviso è stato annullato e ripubblicato in seguito a malfunzionamenti della piattaforma Mepa. A luglio, poi, c’è stato il bis: l’amministrazione ha dovuto prorogare i termini dal 30 luglio al 16 agosto per lo stesso motivo.

Problema simile è stato riscontrato, a fine maggio, dal comune di Napoli per il progetto “Vedi Napoli e poi… torni”. Per questo è stata emanata un’apposita nota.

Lo scopo era quello di chiarire come comportarsi di fronte a disguidi, anche per evitare successivi ricorsi. Alla Camera sono state presentate varie interrogazioni sulla questione. 

La prima risale a metà luglio, a firma del deputato del Movimento 5 stelle, Davide Zanichelli, che denunciava come gli utenti dovessero fare i conti con la «mancata visualizzazione da parte della pubblica amministrazione appaltante delle risposte alle richieste di offerta caricate correttamente sul portale dalle imprese invitate a partecipare» e la «mancata validazione di alcuni prodotti che ne impediscono la pubblicazione a catalogo».

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non ha fornito risposte ufficiali a Montecitorio.
Le uniche informazioni sono giunte dalla Consip. La centrale di acquisti aveva fatto sapere che si trattava di un processo fisiologico dopo le modifiche all’infrastruttura informatica. La questione sembrava risolta. Ma la storia del bando del Viminale ha riacceso i riflettori.

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