Come da pronostico, il disegno di legge che riforma il processo penale rischia di diventare un problema per il governo e soprattutto per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

A inizio settimana si è svolto il vertice di maggioranza durante il quale la guardasigilli ha presentato il lavoro degli esperti da lei nominati per rimettere mano al testo del ddl. Le proposte di modifica hanno toccato la legge Bonafede che blocca la prescrizione dopo il primo grado, le modalità di appello, i tempi d’indagine e il rito del patteggiamento e sono state accolte in modo diverso dai partiti di maggioranza.

Il centrodestra (che in materia di appello si è visto presentare, con qualche modifica, una proposta già avanzata nel governo del 2007), Azione e Italia Viva si sono detti soddisfatti delle proposte e delle modalità di lavoro, anche il Partito democratico ha plaudito al metodo Cartabia e alla sua volontà di superare con il pragmatismo le contrapposizioni ideologiche. L’unico ad accogliere freddamente la proposta è stato il Movimento 5 Stelle, e non poteva essere altrimenti. Immediatamente dopo l’incontro sono seguite dichiarazioni prudenti, con l’andare dei giorni invece i grillini hanno esplicitato tutto il loro malcontento. A tradurlo in dichiarazione è stato il deputato e membro della commissione Giustizia, Vittorio Ferraresi: «Rispettiamo il lavoro della commissione per le riforme istituita dalla ministra Cartabia, ma la nostra sensiblità in tema di prescrizione e di processo penale è molto diversa».

Parole misurate, ma che danno la dimensione del profondo disaccordo con quanto ascoltato durante la riunione e di quanto sia complicato il lavoro di sintesi che ora spetta a Cartabia, la quale dovrebbe presentare entro la settimana prossima gli emendamenti del governo al testo, cercando di rispecchiare tutte le anime della maggioranza.

Lo stop dei Cinque stelle

La contrarietà dei grillini riguarderebbe di fatto tutti gli aspetti caratterizzanti la proposta della commissione, a partire dalle due proposte di modifica della prescrizione: una che introdurrebbe la prescrizione per fasi processuali, l’altra che ripristinerebbe la prescrizione pre Bonafede con però sospensioni più lunghe. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha presentato un emendamento che cancelli anche l’accordo di modifica trovato con il governo Conte 2, che prevedeva lo stop della prescrizione solo per i condannati in primo grado. Nessun accordo sarebbe possibile anche sull’inappellabilità da parte dell’accusa, nè sulla rimessione al parlamento della decisione sui criteri di indagine, nè infine sull’allargamento della premialità del patteggiamento. L’unico spiraglio è quello del credito che i grillini continuano a dare a Cartabia: «La proposta dei tecnici è piena di criticità, ora aspettiamo la sintesi politica della ministra», dicono fonti interne al gruppo.

Tuttavia, l’allarme è arrivato forte e chiaro a via Arenula, anche perchè la velata minaccia di far slittare i tempi della riforma è più che attuale. «La priorità assoluta in tema di giustizia è la riforma del processo civile, come si legge dallo stesso Pnrr», ha detto Ferraresi. Tradotto: sul penale l’accordo difficilmente si troverà in tempi brevi, quindi ora è meglio lavorare sul civile su cui è più facile avere convergenza. «Abbiamo riletto con attenzione le richieste europee: riguardano la velocizzazione dei processi civili e l’anticorruzione», è il ragionamento dei grillini.

Le preoccupazioni del governo

Un ragionamento che preoccupa non solo la ministra ma anche il Partito democratico, che in questi mesi ha tentato di porsi come mediatore e sponda per Cartabia, soprattutto nella dinamica con il Movimento 5 Stelle. Dal Nazareno arriva un segnale chiaro: basta usare la giustizia come bandierina identitaria sia da parte del movimento che del centrodestra, perchè il rischio è far saltare la maggioranza. A non essere piaciute sono le affermazioni di chi, come l’esponente di Azione Enrico Costa, ha parlato di smantellamento della legge Bonafede. «Questi toni fanno scattare il riflesso pavloviano dei grillini, che si irrigidiscono. Ma così rischia di franare tutto», è il ragionamento dei dem. La speranza è che, procedendo per gradi, gli angoli si smussino. «Vediamo i testi finali delle proposte di emendamento, ma chi pensa di usare questa fase per continuare a usare la giustizia come una clava non ha capito i rischi che corriamo: non fare le riforme e rischiare i finanziamenti», avverte il deputato Pd in commissione Giustizia Walter Verini.

Intanto, la ministra Cartabia ha depositato in commissione Giustizia al Senato gli emendamenti al ddl civile, che puntano all’obiettivo dell'efficienza e della riduzione del 40 per cento dei tempi dei processi. Un fronte meno problematico, in attesa di trovare una soluzione che eviti il ridimensionamento delle riforme al solo processo civile.

 

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