Contratti inesistenti, stabilizzazioni rimandate di anno in anno e ruoli non riconosciuti. Il debutto della nuova stagione della Rai meloniana è in salita sia in termini di ascolti, che arrancano – basta guardare al programma di Pino Insegno, quello di Max Giusti o Il Provinciale di Federico Quaranta – sia per quanto riguarda i rapporti con l’esercito di giornalisti Rai.

In alcune realtà le redazioni si sono espresse contro le scelte editoriali o contro le decisioni della direzione, come nel caso di Rainews e Tgr: le redazioni regionali, in particolare, non hanno visto passi indietro sulla decisione di scegliere come caporedattore della Sardegna l’ex capoufficio stampa della giunta regionale e da oggi sono in sciopero bianco per tre giorni.

La nuova stagione

Ma per alcuni giornalisti che lavorano nei programmi del palinsesto autunnale, nuovi e vecchi, la situazione è ancora più complessa. La maggior parte dei collaboratori a partita Iva non ha infatti ancora ricevuto il contratto che regola il loro lavoro con le trasmissioni: lavorano tutti già da settimane, alcuni sono in forze alla redazione da inizio settembre. Senza contratto, però, non possono fatturare il lavoro del mese di settembre. Una circostanza che li porterà a non vedere pagamenti fino a dicembre, lasciandoli in una situazione difficile in un periodo in cui cadono diverse scadenze fiscali per gli autonomi.

La situazione riguarda parecchi programmi, da Unomattina a La vita in diretta, passando per Mi manda Raitre, Agorà, Presa Diretta, Restart, Elisir e molti altri. Non solo quelli arrivati di recente in palinsesto, insomma. L’azienda, sollecitata anche dal comitato di redazione del genere approfondimenti, ha temporeggiato mentre direzione e ufficio del personale si rimpallavano le responsabilità.

Negli ultimi giorni alcuni contratti hanno iniziato ad arrivare, ma senza uno schema apparente. Non è cosa infrequente iniziare la stagione senza un contratto, spiega da Saxa Rubra chi lavora da tempo nel servizio pubblico, ma arrivare a fine mese senza una firma – e senza la possibilità di fatturare – è una novità.

La presa di posizione ufficiale è arrivata ieri, con una lettera del cdr alla direzione approfondimenti in cui viene denunciata la situazione, insieme al fatto che tanti giornalisti non vedono ancora rimborsate le spese che hanno anticipato nel mese di giugno. Nella lettera si preannunciano anche mobilitazioni se la soluzione non si dovesse sbloccare a stretto giro.

Le altre questioni aperte

Anche perché la questione dei contratti non firmati si va a sommare ad altre situazioni di sofferenza incancrenite da tempo. Come quelle di chi lavora da decenni in Rai e ancora non vede riconosciuti i suoi diritti. Che siano quello ad avere l’incarico che svolge, sulla carta senza averne titolo, coordinando il lavoro di redazione, oppure quello di vedersi assunto dopo anni di precariato.

Nei programmi di approfondimento – parliamo comunque di diverse redazioni, nel complesso oltre 130 persone – si aspettano da tempo le nomine di inviati e capiservizio, con il risultato che compiti da svolgere e servizi da realizzare vengono assegnati in maniera totalmente informale.

Se la gerarchia dovesse essere rispettata in maniera rigida, gli ordini dovrebbero essere impartiti soltanto dal direttore (cioè Paolo Corsini) o dai suoi vice. Il piano iniziale prevedeva la nomina di un caposervizio ogni sei giornalisti, ma era relativa a un perimetro di programmi non più attuale: fosse applicato così com’è, rimarrebbero fuori per esempio una serie di programmi introdotti dai nuovi vertici Rai, come XXI Secolo di Francesco Giorgino, Tango, Avanti popolo di Nunzia De Girolamo o la trasmissione di Salvo Sottile.

Contemporaneamente è di nuovo slittata la prospettiva di stabilizzazione che riguarda i precari storici della televisione pubblica: richiamati per ogni stagione, alcuni per interi decenni, aspettano da tempo una proposta di assunzione dall’azienda. L’appuntamento è però stato rinviato nuovamente dall’azienda, che ha rimandato il tavolo a dopo la conclusione della trattativa su contratto di servizio e piano industriale.

Una decisione che ha creato ulteriore scontento tra chi scrive, realizza e manda in onda ogni giorno i programmi Rai, visto che la discussione politica sul contratto di servizio in commissione Vigilanza si è appena conclusa, mentre del piano industriale ancora non v’è traccia. In sintesi, un rinvio sine die: eppure, si tratta di una condizione che riguarda circa 170 professionisti.

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