Nel 2017 Antonio Morabito, ex ambasciatore italiano a Monaco, viene indagato per corruzione con l’accusa di aver venduto informazioni riservate a investitori stranieri. Tra questi, anche due uomini di origine cinese.

Non è un caso isolato, ma si inserisce in una più ampia strategia di influenza che cerca di manipolare le istituzioni politiche di altri paesi per promuovere gli interessi del Partito comunista cinese.

IL CASO MORABITO

Già ambasciatore italiano a Monaco, Antonio Morabito, nel settembre 2015 è approdato all’ufficio della direzione generale per la promozione del sistema paese del ministero degli Esteri. L’indagine della Guardia di Finanza rivela pagamenti mensili, viaggi e altri benefit che l’ex ambasciatore ha ricevuto tra il 2016 e il 2017 in cambio della creazione di canali preferenziali per investimenti esteri, anche cinesi, in Italia.

Secondo la Guardia di Finanza, Morabito forniva informazioni riservate su aziende in procinto di essere cedute, prometteva di trovare opportunità di investimento in aziende partecipate dallo Stato e infrastrutture quali centrali elettriche, gasdotti ed autostrade. Agevolava anche accordi commerciali con Huawei, il gigante cinese delle telecomunicazioni.

Al centro della complessa vicenda ci sono anche i due individui di origine cinese che fungevano da intermediari, l’avvocato di Roma Claudio Xu Chenghui e Hu Yunlai, ex agente di commercio e ora imprenditore attivo nel settore navale che vive a cavallo fra Genova e Milano. Hu Yunlai si occupava personalmente di disporre alcuni dei bonifici da un conto di Shanghai in cambio delle informazioni, e Claudio Xu Chenghui «dava o prometteva [...] una cifra fissa» all’ambasciatore per l’accordo con Huawei, si legge nelle carte della Guardia di Finanza. 

«Non so a chi vi riferiate», commenta Michele Andreano, l’avvocato di Antonio Morabito. Posto di fronte all’evidenza degli scambi con Hu Yunlai e Claudio Xu Chenghui riportata nel fascicolo della Guardia di Finanza, nega che il suo assistito sapesse di più sul loro conto.

Programmato per l’aprile del 2022, il processo che vede Morabito imputato di corruzione è ancora nella fase preliminare. «L’unico processo è stata la gogna mediatica contro di me» lamenta l’ex ambasciatore raggiunto al telefono.

Le connessioni 

All’epoca dei fatti Hu Yunlai era a capo di Obali Europe Srl, un’azienda attiva dal 2017 e sussidiaria di Foshun Obali, colosso cinese attivo nel settore navale che produce, tra le altre cose, dispositivi elettronici per navi da guerra.

Inoltre, almeno fino al novembre 2015, un’altra sussidiaria del gruppo Fushun Obali, specializzata in allestimenti e costruzioni navali, possedeva la certificazione necessaria a produrre componentistica ad uso militare. Questi elementi suggeriscono legami con l’apparato statale cinese.

La vera natura dell’azienda di Hu Yunlai non è stata colta nel rapporto della Guardia di Finanza, dove si legge  che l’imprenditore cinese si occupava di commercio all’ingrosso di ferramenta.

Il legame tra Fushun Obali e l’apparato statale risulta ancora più rilevante per i rapporti di Hu Yunlai con Fincantieri, l’azienda italiana leader nel mondo della cantieristica navale. Infatti, nel bilancio del 2018 di Obali Europe, anno in cui Hu Yunlai era ancora presidente, si fa riferimento a un accordo commerciale che l’azienda avrebbe poi stipulato nella primavera 2019 proprio con Fincantieri.

Incontriamo Hu Yunlai nella sede della sua azienda a Lainate, nei sobborghi di Milano. Ci conduce in una polverosa sala riunioni e racconta dei suoi rapporti di lunga data con Fincantieri: «Il primo ordine della divisione meccanica di Fincantieri in Cina l’ho preso io», ricorda. Era il 2015 e Hu ha introdotto Fincantieri alla controparte cinese in qualità di agente.

Fincantieri, interrogata sui rapporti con l’imprenditore cinese, ci risponde di non poter commentare i propri accordi commerciali e di non essere a conoscenza del coinvolgimento di Hu Yunlai nel caso Morabito.

Chiediamo a Hu Yunlai di parlarci di Obali Europe, la sussidiaria del colosso Foshun Obali con probabili legami l’apparato statale cinese: «Non ho più alcun rapporto con loro, ho sentito che è fallita» dice. Quando gli poniamo ulteriori domande, si innervosisce, lascia la stanza ripetendo «intervista finita».

Dopo qualche settimana, l’imprenditore dà seguito a una delle nostre email. Non vuole fornire informazioni sul rapporto con Fincantieri o con l’ex ambasciatore Morabito, ma conferma di essere stato amministratore delegato di Obali Europe fino alla fine del 2017. Tuttavia, stando ai verbali d’assemblea dei soci le dimissioni di Hu Yunlai risalgono a inizio 2019.

Non è l’unica imprecisione nel racconto di Hu: Obali Europe risulta attiva, l’ultimo bilancio disponibile è del 2020 e si chiude con una perdita di circa 46.000 euro che verrà coperta con un finanziamento da Fushun Obali Ltd, si legge nel verbale d’assemblea.

Il fronte unito 

L’avvocato romano Claudio Xu Chenghui è il secondo intermediario con gli investitori cinesi nella vicenda Morabito. Dai documenti dell’indagine, i legami tra Claudio Xu e la politica cinese sembrano  stretti. In una conversazione emerge infatti un riferimento a una serie di impegni che l’avvocato romano aveva «prima del congresso del partito».

Estratto proveniente dall'informativa della Guardia di Finanza. L'oggetto della conversazione intercettata è l'avvocato Claudio Xu Chenghui

Con tutta probabilità il “congresso del partito” è proprio il XIX Congresso nazionale del Partito comunista cinese, svoltosi a Pechino nell’ottobre 2017.

Nei documenti dell’indagine, l’avvocato Xu viene indicato come un «esponente degli organi locali dell’Hubei». É lui che facilita un incontro tra l’ex ambasciatore Morabito e l’allora segretario del Partito per la provincia dello Hubei Li Hongzhong, avvenuto a Wuhan nel giugno 2016.

Ma i legami di Xu con la politica italiana e cinese non sembrano circoscritti al caso Morabito. Nel novembre 2016, infatti, Claudio Xu Chenghui è anche parte di una delegazione dello Hubei che sigla un accordo con l’Istituto molisano Neuromed di proprietà dell’europarlamentare di Forza Italia Aldo Patriciello.

L’accordo prevede lo scambio di ricercatori e lo sviluppo di progetti congiunti in ambito scientifico e tecnologico. Nella stessa occasione, l’avvocato italocinese facilita anche la firma di un «protocollo d’amicizia» tra i rappresentanti della regione Molise e la provincia dello Hubei.

Contattato per un commento sulla vicenda e sulle sue affiliazioni politiche, Xu non ha voluto rispondere. Né l’Istituto Neuromed né la regione Molise hanno risposto alle nostre richieste di commento.

Dal Molise alla Cina

A guidare la delegazione cinese in Molise è Chen Tianhui, vice presidente esecutivo del comitato provinciale dello Hubei della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, una delle organizzazioni di punta del Fronte Unito. Anche Claudio Xu doveva avere qualche legame, vista la sua presenza durante le visite.

Il Fronte Unito è una strategia di influenza portata avanti dal Partito comunista e messa in atto da associazioni di amicizia, agenzie, organizzazioni sociali, aziende, università, istituti di ricerca e singoli  individui.

Questi attori operano per indurre coloro che sono fuori dal Pcc a formare appunto un “fronte unito” che porti avanti gli interessi di Partito promuovendo un’immagine positiva del regime cinese, in primo luogo all’interno del paese ma anche al suo esterno.

Fuori dalla Cina, il Fronte Unito contribuisce a minare la coesione sociale, influenzare la politica e facilitare il trasferimento di informazioni e tecnologie senza la dovuta supervisione, scrive Alex Joske, ricercatore del think tank australiano Aspi.

«I messaggi della propaganda cinese germogliano dove trovano terreno fertile», commenta la ricercatrice del German Marshall Fund Mareike Ohlberg.


L’inchiesta è stata finalista dell’undicesima edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo under 30

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