La sanatoria edilizia non è stata una boutade lanciata da Matteo Salvini in ottica elettorale. La porta della regolarizzazione degli abusi è stata ufficialmente aperta a Montecitorio, attraverso una “non smentita”. Una conferma indiretta delle intenzioni di andare nella direzione auspicata dal leader della Lega.

L’intervento normativo potrebbe diventare addirittura il preludio a un condono di più ampie proporzioni. Non è infatti chiaro l’obiettivo di questa mini riforma, dato che le leggi in vigore – sia nazionali sia regionali e comunali – consentono già di sanare situazioni di lieve entità. Delle due l'una: o sarà un doppione o qualcosa di più.

Resta un fatto politico: la proposta del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti è all’ordine del giorno nella maggioranza, non è stata scartata. La benedizione arriva da parte di Forza Italia, con il sottosegretario alle Infrastrutture, Tullio Ferrante, accolta con una certa freddezza da Fratelli d’Italia.

«Vedremo come sarà declinata l’idea», è la posizione dominante nel partito di Giorgia Meloni. «Se formalizzeranno qualcosa, poi lo si leggerà», si è limitato a dire il capogruppo alla Camera di FdI, Tommaso Foti. Certo, guai a chiamarlo condono.

L’ammissione di Ferrante

Del resto lo stesso segretario di FI, Antonio Tajani, aveva manifestato una disponibilità a fare qualche intervento nell’ambito di una «strategia di rigenerazione urbana». Parole magniloquenti, da neolingua tipicamente meloniana, che riconducono al punto di partenza: la possibilità di intervenire e archiviare delle irregolarità, cercando di ridimensionare la portata mediatica della norma.

A Montecitorio, il sottosegretario alle Infrastrutture Ferrante è stato inviato in commissione Ambiente proprio per rispondere all’interrogazione presentata da Ilaria Fontana, deputata del Movimento 5 stelle. Alla base c’era la richiesta di chiarimenti sulle parole di Salvini, che avevano già scatenato le reazioni a mezzo stampa delle forze di opposizione.

Le parole del sottosegretario forzista sono state soppesate con attenzione. L’intento era di non esporsi troppo per non creare irritazione a palazzo Chigi, dove preferiscono tenere i toni bassi sul dossier, senza contraddire il ministro.

Ma agli atti parlamentari resta una replica, in cui si prospetta l’eventualità di «regolarizzare una serie di piccole e modeste difformità non essenziali di tipo edilizio». Secondo Ferrante le irregolarità devono essere «ininfluenti sugli elementi sostanziali dell’unità immobiliare e in ogni caso dovranno essere conformi alle prescrizioni urbanistico-edilizie».

Il sottosegretario alle Infrastrutture si colloca sulla linea di Salvini. «L’obiettivo – ha sostenuto nella sua risposta – è quello di liberare gli uffici tecnici di moltissimi comuni, intasati da centinaia di migliaia di pratiche per piccole irregolarità e consentire ai cittadini di tornare ad avere la piena disponibilità dei propri beni». Insomma, stando alla narrazione della destra, non si tratterebbe di un condono ma di un modo per sgravare le amministrazioni.

Sospetto condono

La presa di posizione ha fatto scattare l’allarme delle opposizioni, che evidenziano possibili forzature. «Le piccole difformità sono risolvibili attualmente con le leggi vigenti. Ci sono gli strumenti necessari», spiega a Domani il deputato del Pd, Marco Simiani.

«È stato introdotto – aggiunge il parlamentare dem – un articolo sulle tolleranze costruttive nel testo unico dell’edilizia. Inoltre, esistono le norme regionali che regolano questo tipo di attività. Allora viene il dubbio: cosa vuol fare Salvini? Se pensa al condono, per fare cassa, lo dica chiaramente, evitando giri di parole».

Il sospetto è che da “cosa nasca cosa”, ossia si possano allargare le maglie rispetto alle dichiarazioni iniziali, visto che gli strumenti legislativi per riparare alcune difformità sono già a disposizione.

«C’è un’ipocrisia sottesa a dichiarazioni generiche che hanno come oggetto un possibile futuro condono», osserva il deputato del M5s, Agostino Santillo, co-firmatario dell’interrogazione. «Con le parole di Salvini è stato gettato un sasso nello stagno – prosegue l’esponente del Movimento – e abbiamo paura dell’onda che si può creare. In questo settore anche un finto annuncio può provocare danni incalcolabili. La sensazione è che l'obiettivo non siano le piccole difformità, ma ben altro». Insomma, si parte dal «tinello, il box, la cantina», elencati da Salvini insieme a tutta la serie di potenziali modeste irregolarità. E chissà dove si va a finire.

© Riproduzione riservata