Terra e potere è un dimenticato ma fondamentale libro dello storico Otto Brunner in cui si analizza l’evoluzione dello stato moderno in una logica di presa e controllo sul territorio.

Non c’è potere senza una dimensione spaziale e ogni costruzione politica deve poggiare i propri piedi da qualche parte. Vale per gli stati e vale forse ancor di più per i partiti politici.

Presi da questioni internazionali, economiche e mediatiche sono in molti a dimenticare l’importanza dei governi locali, vera filiera di consenso, nomine e influenza.

Un politico della prima repubblica disse una volta che con la comunicazione si vincono le elezioni, ma senza territori non si governa. Ciò è ancor più vero per l’Italia, un paese pieno di localismi e diversità.

In questo contesto, il voto in Sardegna per rinnovare il governo regionale rischia di avere ripercussioni superiori al peso reale dell’elezione in sé.

Le ultime settimane hanno mostrato tensioni dentro la maggioranza di governo che proprio sul candidato alla presidenza della Sardegna è andata incontro ad una spaccatura poi risoltasi con l’imposizione di Paolo Truzzu, esponente di Fratelli d’Italia, da parte di Giorgia Meloni.

Nonostante le dichiarazioni di amicizia e unità, è evidente che Salvini sia molto nervoso tanto per la rimozione del presidente uscente, Christian Solinas, in quota Lega quanto per i sondaggi nazionali che vedono oramai Forza Italia appaiata al suo partito, entrambi intorno all’8 per cento.

Anche dall’esito delle regionali sarde si capirà che piega prenderanno i rapporti di forza interni alla coalizione di centrodestra, con l’ultima parola lasciata alle elezioni europee di giugno.

Ma anche nel campo avversario si consuma una competizione non meno arcigna. Il Movimento 5 stelle, che in Sardegna esprime il candidato presidente, mira a rovesciare gli equilibri della coalizione di centrosinistra.

Con un Pd che appare in stallo nei sondaggi e una leadership di Schlein che non è mai riuscita a bucare lo schermo, a Conte sembra possibile raggiungere i democratici in termini di consenso nelle prossime competizioni elettorali e accreditarsi come possibile frontman della coalizione di centrosinistra.

Più in generale, in entrambi gli schieramenti si è entrati in una fase di regolamento dei conti che si esaurirà soltanto con le elezioni europee e che può portare a rimpasti di governo, ricambio di leadership nei partiti e forse anche a movimenti repentini dell’elettorato.

In questa partita di territori e potere rientra naturalmente anche la questione del terzo mandato per i presidenti di regione. Sono note le frizioni tra la Lega, che vorrebbe ricandidare i suoi governatori uscenti, e Fratelli d’Italia, che in virtù della sua forza elettorale vorrebbe invece esprimere i candidati presidenti nelle regioni oggi governate dalla Lega.

Ma la discussione sul terzo mandato non scuote soltanto il centrodestra poiché anche il Pd è spaccato tra la segreteria, che lo avversa, e i rappresentati locali al governo che invece sono dalla stessa parte della Lega.

Il territorio rappresenta un esercito di riserva del potere: chi non trova più posto nelle istituzioni locali o viene marginalizzato o è costretto a tentare la scalata nazionale. Ciò vale per Zaia, ma anche per De Luca.

È il motivo per cui dentro le coalizioni e i partiti ci sono fazioni opposte. Il rapporto tra centro e territori è uno dei grandi temi del potere. Nei prossimi mesi capiremo chi saranno i potenziali vincenti e i perdenti tra Roma e il resto d’Italia. Infine, il potere territoriale è importante anche in ottica europea.

Collegi grandi e divisi per aree, legge elettorale proporzionale e voto di preferenza richiedono organizzazione dei partiti e candidati ben radicati sul territorio.

Avere dalla propria governatori, giunte e maggioranze regionali può essere di notevole aiuto per il risultato finale. Ancora una volta, dunque, sul locale si poggia il sovranazionale, sul consenso del territorio si fondano anche le articolate e complesse istituzioni di Bruxelles. È un gioco di incastri che nessun politico dovrebbe dimenticare.

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