Il quasi-decalogo che Giuseppe Conte ha consegnato a Mario Draghi ha una valenza diversa dalla semplice schermaglia tattica “resto-me ne vado”.

A scorrerlo si vede come segni una sterzata in direzione laburista da parte dei Cinque stelle. Tutti i punti investono questioni di carattere economico-sociale mentre sono state lasciati nell’ombra altri temi un tempo caratterizzanti, come la centralità della rete e l’ampliamento degli istituti di democrazia diretta.

Allo stesso modo, anche la questione contingente dell’invio delle armi all’Ucraina è stata derubricata dal cahier de doléances.  Tolto dal tavolo il macigno ucraino su cui il governo non poteva transigere – ma che rimane sottotraccia per il suo innegabile portato emotivo –  il decalogo contiano si colloca sul terreno della razionalità economica.

Ad eccezione del reddito di cittadinanza, che investe un cardine identitario del M5s, i vari provvedimenti invocati dai pentastellati si muovono su terreno economico-sociale dove si possono realizzare accordi e compromessi onorevoli per tutti.

Grazie a questa svolta (potenzialmente) pragmatica il Pd può guardare con maggiore serenità all’immediato futuro. Il partito di Letta non avrebbe più al fianco un alleato imprevedibile e bizzoso, come è stato negli ultimi mesi, bensì un partner con il quale fare squadra per spingere il governo verso una direzione più sociale, disancorandolo dalla sua propensione pro market e conservatrice, di cui l’iniqua delega fiscale nonché i condoni a pioggia rappresentano l’acme. 

Inoltre, lo scarto pro labour dei Cinque Sselle si salda con il tentativo della leadership del Pd di riposizionare il partito a difesa dei diritti economici e sociali, visto che ormai sui diritti civili i dem hanno conquistato una primazia indiscutibile.

Il reset nei rapporti tra i due partiti comprende però un caveat fondamentale: il sostengo al governo Draghi fino a fine legislatura. Ma proprio l’enfasi e la sintonia sul terreno economico-sociale forniscono al Pd il filo con cui legare i pentastellati a una maggiore responsabilità verso il governo.  

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