Imbarazzato per la delusione al voto delle regionali e dall’isolamento europeo, il leader della Lega Matteo Salvini sta cercando di proporsi come un leader centrista, pronto ad avvicinarsi al Partito Popolare Europeo, in cui siede la Cdu di Angela Merkel, ma anche Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orban. La mossa di Salvini appare per il momento estremamente cauta, un tentativo di sondare il terreno più tattico e comunicativo che di programma. Ma la sua apertura, per quanto prudente, ha finito con l’alimentare divisioni che erano già presenti tra i leghisti, in particolare tra gli eurodeputati insoddisfatti per l’isolamento in cui il partito si trova Bruxelles.

Salvini si trova da tempo in una situazione strategicamente complicata. Anche se rimane il segretario di maggior successo nella storia della Lega (i sondaggi danno il partito al triplo dei consensi rispetto quanto è mai riuscito a ottenere il suo predecessore Umberto Bossi), gli ultimi risultati elettorali sono stati deludenti e l’enorme consenso raccolto dal partito al Sud alle europee del 2019 sembra già evaporato. Nel frattempo, Fratelli d’Italia, il suo principale alleato e rivale nella coalizione di centrodestra, è in rapida crescita e viene dato dai sondaggi a circa di dieci punti di distanza dalla Lega.

Giancarlo Giorgetti con Matteo Salvini (Foto LaPresse)

Moderare la Lega

Con le elezioni di Roma, Milano, Torino e Bologna in arrivo l’anno prossimo, molti nel partito pensano che sia necessario un cambio di strategia per evitare una nuova sconfitta. Il primo a parlarne apertamente è stato Giancarlo Giorgetti, deputato leghista e uno dei principali consiglieri di Salvini.

Una settimana fa, in un’intervista a Repubblica, Giorgetti ha parlato della necessità di “moderare” la Lega e di iniziare un percorso di avvicinamento al Ppe. Una strategia, ha detto, che serve in particolare a conquistare terreno tra gli elettori delle grandi città, il gruppo in cui la Lega ha maggiori difficoltà a penetrare.

(LaPresse)

Rivoluzione liberale

A Domani, risulta che l’apertura di Giorgetti sia stata concordata con Salvini. E infatti ieri, il leader della Lega è sembrato assecondare la mossa del suo consigliere, anche se in maniera molto prudente.

In un’intervista al Corriere ha detto di essere pronto al dialogo con il Ppe, ma solo se quest’ultimo si dovesse spostare «sulle posizioni di Orbán». Salvini ha poi aggiunto di voler mettere in atto una «rivoluzione liberale», un vecchio slogan dei tempi d’oro del berlusconismo, che gli avrebbe suggerito il suo nuovo consigliere, Marcello Pera, ex presidente del Senato di Forza Italia.

Ma queste aperture hanno avuto l’effetto secondario di galvanizzare una parte di leghisti che allo spostamento verso il centro ci crede davvero e non soltanto come mossa tattica. Questo sentimento è particolarmente forte tra alcuni eurodeputati, che soffrono in particolare per l’isolamento del partito nelle sedi europee.

lapresse

Il cordone sanitario

Al Parlamento Europeo la Lega fa parte del gruppo Identità e democrazia, lo stesso di cui fanno parte gli estremisti di destra di Alternativa per la Germania e i francesi del Raggruppamento nazionale.

Questo gruppo è oggetto di un “cordone sanitario” da parte delle altre forze politiche. Significa che gli viene precluso l’accesso a qualsiasi posizione all’interno del parlamento, nonostante alle altre formazioni gli incarichi vengano assegnati sulla base del numero di parlamentari che hanno eletto. La regola è così ferrea ed applicata in maniera così minuziosa che, due settimana fa, un membro del gruppo si è visto bloccare l’accesso alla presidenza della non esattamente fondamentale Commissione di inchiesta sulla protezione degli animali durante i trasporti.

È una situazione frustrante che, secondo alcuni, potrebbe finire se la Lega dovesse avvicinarsi al Ppe. Le aperture di Salvini hanno così alimentato le speranza di una minoranza di eurodeputati della Lega che però hanno incontrato la netta opposizione degli euroscettici duri e puri, per i quali la collocazione nel gruppo degli euroscettici di destra è incontestabile.

Sostenitori di Salvini (Foto: LaPresse)

Parole grosse

Due fonti con conoscenza diretta degli eventi hanno detto a Domani che nel corso della discussione sono volate parole grosse, tanto da spingere il capogruppo Marco Campomenosi a ribadire che il suo incarico è «a disposizione» di Salvini.

Martedì, tutti gli eurodeputati del gruppo saranno a Roma per ricevere nuove istruzioni direttamente dal leader. Chi spera che lui si prepari ad annunciare cambi di campo nel breve periodo, probabilmente, è destinato a rimanere deluso.

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