«A tre ministri si chiude». A parlare è un esponente M5s, ma non si riferisce al tavolo della probabile ma non certa futura maggioranza, che resta riunito a per tutto il giorno fino alle 21 – al netto delle sanificazioni – alla sala della Lupa di Montecitorio, e oggi riprende fino alle 13. Il riferimento è a un altro tavolo, che in realtà tavolo non è: trattasi di confronti su zoom e conversazioni al telefono. Confronti che vanno avanti tutto il giorno fra leader e quinte colonne in parallelo al tavolo ufficiale della Camera. E ne determinano l’andamento della discussione. Italia viva rilancia sempre, tratta sui ministri, chiede la sostituzione dei vertici Inps e Anpal.

«Da parte nostra c’è volontà di trovare un accordo ma non a tutti i costi», dice Renzi a chi gli chiede il “punto di caduta”. Lui la racconta così: Pd e M5s sono arroccati a difesa di Conte, ma non vogliono cambiare nulla: per esempio non il titolare dell’economia Gualtieri, su cui Iv prova a forzare e il Pd fa muro, in compagnia della Confindustria. «Sono disposti a mollare solo sulla giustizia», dice ancora. Del resto il Guardasigilli è bruciato: il presidente si è dimesso proprio per evitare che fosse sfiduciato dal Senato lo scorso 27 gennaio. «Non vogliono il Conte ter ma il Conte bis bis. È una posizione inspiegabile». La versione renziana insomma, a ieri sera, è che l’incarico a Conte è molto lontano.

Chi decide?

Vista dalla sala della Lupa le cose stanno diversamente. «Che stiamo litigando è una fake news», spiega via Whatsapp uno dei convitati. All’apertura «l’esploratore» Roberto Fico ha fatto gli auguri di buon lavoro e poi si è ritirato per lasciare lavorare gli sherpa: quattordici, una folla. Ci sono i capigruppo di M5s Davide Crippa ed Ettore Licheri, del Pd Graziano Delrio e Andrea Marcucci, di Iv Maria Elena Boschi e Davide Faraone, di Leu Federico Fornaro e Loredana De Petris, i rappresentanti di «Europeisti - Maie - Centro Democratico» (tre sigle per due senatori) Raffaele Fantetti e Maurizio Buccarella, delle Autonomie Albert Laniece e Gianclaudio Bressa, per Centro democratico-Maie della Camera Bruno Tabacci e Antonio Tasso.

Alla presidenza del tavolo c’è Loredana De Petris, senatrice ambientalista di lungo corso, una che non molla. Magari non «litigano», ma la tensione non manca. iBoschi e Faraone mettono come condizione la chiusura con «un documento scritto», «M5s ha proposto un ‘cronoprogramma’ e noi siamo d’accordo». Gli altri si oppongono, con diverse sfumature, la più blanda è quella dem: intanto per non rivangare i nefasti giorni del «contratto» fra M5S e Lega, ma soprattutto perché la stesura del programma di legislatura spetta al presidente incaricato. O deve tornare ad essere il “notaio” dell’era gialloverde? «Certo, anche il presidente incaricato avrà voce in capitolo», concede Ettore Rosato da La7, papabile ministro. 

Renzi nella chat dei parlamentari scrive: «Abbiamo chiesto di avere un documento scritto perché solo mettendo nero su bianco le priorità dalla giustizia al lavoro, dalla sanità alle riforme, potremo essere chiari davanti ai cittadini. Una crisi come questa merita di essere risolta in modo trasparente: va scritto ciò su cui siamo d’accordo e in che tempi realizzarlo».

Il punto è sostanziale: per tutti, tranne che per Iv, il nome è Conte. I due renziani invece non vogliono fare nomi: «Non è questa la sede». «La riunione serve a verificare se non ci sono condizioni ostative ad andare avanti con le intese sul nome da indicare al presidente Mattarella per l'incarico», chiariscono Tabacci e Tasso. Il giorno prima a Fico lo hanno spiegato anche De Petris e Fornaro. Quindi niente documento scritto, ma un «verbale». Perché comunque oggi pomeriggio Fico dovrà salire al Colle con qualcosa che dimostra che una maggioranza c’è. O se non c’è ancora, sta per arrivare.

Mattarella potrebbe concedergli ancora qualche ora, forse giorni. Ma se c’è una maggioranza per un governo politico, è su Conte. Altrimenti c’è un governo istituzionale, del presidente, o un’altra formula che prevede un passo indietro dei partiti. Renzi tiene la scelta sospesa. I suoi sfidano i Cinque stelle: meglio il ministro Patuanelli, o Fico. Le elezioni sono ormai escluse, nella sua newsletter, il leader Iv propone il «governo dei capaci e meritevoli». Riecheggiano le parole di Silvio Berlusconi.

La legge elettorale

E qui bisogna aprire una parentesi: i moderati del centrodestra hanno capito che la posizione per il voto imposta da Giorgia Meloni li ha messi al margine. Il presidente della Liguria Giovanni Toti, leader di Cambiamo (tre senatori ma in questo caso ha la benedizione anche l’ex cavaliere) propone «una bicamerale per le riforme». Iv fa rimbalzare la proposta al tavolo della trattativa, «magari dando la presidenza alle opposizioni».

Una bicamerale allunga la vita al governo, da sempre, ma è polvere negli occhi: serve per sventare una legge elettorale proporzionale. Iv chiede una bicamerale anche per la gestione del Recovery plan. A sera si litiga sul Mes. Iv chiede di prendere almeno una parte dei miliardi. «Abbiamo già detto no, siamo il gruppo più grande», replica grillina. Iv rilancia sempre, in attesa di quello che succede fuori, all’altro tavolo. «Alla fine di questa settimana ci sarà il nuovo governo», ha scritto Renzi. Dal Pd sperano significhi che alla fine arriverà il via libera all’avvocato. Il Conte ter si vede all’orizzonte, ma non è vicino.

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