Care italiane e italiani (anche al contrario),

perché vi preoccupate tanto dei miei personali conti con la storia? Non è mai stata la mia materia preferita. Ho sempre preferito la politica, ma mai ho trovato il tempo di studiare la scienza della politica (chi sa poi se di vera scienza si tratta). Comunque, non mi importa tanto la scienza da tavolino. Sono una praticante e gli elettori hanno dimostrato con il loro voto che valutano la mia pratica superiore a quella di tutti gli altri capipartito, compreso quel saccentone di Letta. Il confronto con Schlein, vedremo.

Del 25 aprile avrei fatto volentieri a meno. Non fraintendetemi, però. A grande richiesta ho dovuto mandare una lettera al Corriere della sera. No, niente abiure. Tecnicamente fascista non sono mai stata, ma certo l’ambiente in cui sono cresciuta, anche bene, antifascista proprio non potrei definirlo e, comunque, non mi conviene parlarne male.

Sono tanti i voti che vengono e verranno (dove vanno altrimenti?) da lì. Davvero volete farmi il test della conoscenza e della valutazione della Resistenza e dell’importanza politica e civile del 25 aprile? Se volete saperne di più, ascoltate e leggete il bellissimo discorso del presidente Mattarella a Cuneo. Ma non sono mica in competizione con il presidente il quale, poi, saprebbe conquistarseli i voti? Aspettate la mia riforma semi-presidenziale e li vedremo quelli della sinistra a scegliere e fare “correre” il loro candidato.

Vero: il vecchio democristiano Mattarella sa come spiegare la storia, connettere i fatti, collegare le date. Superiore. La mia ars politica è differente. So come impastocchiare, saltare di palo in frasca, mischiare qualche brandello di verità storica con qualche illazione nient’affatto gratuita, anzi redditizia. Anch’io so che devo guardare fuori dai sacri confini della patria.

A Bruxelles c’è sempre qualche tecnocrate senza patria che cerca di cogliermi in fallo. Non ho mai scritto antifascismo? Ma ho scritto belle parole sui valori democratici, sulla Costituzione repubblicana (che ha concesso al Msi di fare politica, ma questo non l’ho scritto), sulla democrazia liberale (con i fischi nelle orecchie di Orbán & co e la loro democrazia illiberale).

Non mi costa niente. La linea la do io. Ė persino meglio quando qualche vecchio “amico” (non posso scrivere né camerata né compagno d’armi) si sbizzarrisce, ovvero dice quel che pensa con le viscere perché (quasi) subito lo metto in riga e vengo addirittura elogiata. Adesso, consegnato il compitino, mi metto al lavoro per voi italiani, non tutti, ma non chiedete a me di parlarvi di interpretazione, rispetto e allargamento dei diritti (donne, Lgbt, immigrati). Lasciatemi lavorare. Sono una donna (quasi) sola al comando che sa dove vuole andare e come vuole arrivarci. Oggi a Roma domani a Bruxelles. Appuntamento alle elezioni del parlamento europeo.

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