Razzi nuovi di zecca, sullo stile di quelli usati in Ucraina, e droni militari per potenziare la tecnologia militare italiana. Il 2024 inizia, per il parlamento, all’insegna di importanti acquisti armati. E con operazioni “top secret”, quantomeno per la possibilità di reperire la documentazione. Sono stati infatti depositati alla Camera e al Senato due atti del ministero della Difesa, relativi appunto a programmi pluriennali. Il valore complessivo ammonta a oltre un miliardo di euro. A dover dare l’approvazione ai due provvedimenti governativi – e, nella fattispecie, al dicastero oggi diretto da Guido Crosetto – sono le commissioni di Bilancio e Difesa, prima della Camera, poi del Senato. A Montecitorio il timing prevede l’avallo entro il 21 gennaio. Considerando che il rientro dalla pausa natalizia è fissato per il 9 gennaio, i tempi sono molto stretti.

I provvedimenti

Ma di cosa parliamo, nello specifico? Il primo dei due decreti prevede l’«acquisizione di due sistemi di aeromobili a pilotaggio remoto con capacità ISR e cinetiche»; il secondo, invece, l’approvvigionamento «di sistemi d’arma High Mobility Artillery Rocket System (Himars) e relativi razzi guidati a favore delle unità di artiglieria terrestre dell’esercito italiano». La particolarità, però, è che, contrariamente a quanto capita a qualsiasi altro documento discusso in commissione o in aula, in questo caso i testi risultano «non disponibili». In altre parole: lo schema di decreto non è consultabile.
Per avere un’idea più puntuale dell’argomento, quindi, bisogna consultare il Documento programmatico pluriennale del ministero della Difesa, riguardante il triennio 2023-2025. È una sorta di libro mastro in cui sono riportati tutti i progetti e i programmi che di volta in volta il dicastero vuole portare avanti. E, non a caso, ci sono entrambi gli investimenti militari. A cominciare dall’acquisto dei due droni, il cui impiego – si legge nella documentazione – «ha consentito nel tempo di accrescere l’espressione del potere aerospaziale nei settori di Intelligence Surveillance e Reconnaissance (Isr)». Si tratta di quell’attività fondamentale, anche in guerra, per assistere eventualmente una forza combattente sul campo. E quanto costerà alle casse pubbliche? In totale, da qui al 2030, la spesa sarà di 76 milioni di euro. Un investimento necessario, a parere della Difesa, per la nostra Aeronautica, ma anche perché «si potrà contribuire allo sviluppo tecnologico nazionale anche in ottica di ricaduta industriale nell’ambito della partecipazione nazionale ai futuri programmi internazionali aerospaziali». Un dettaglio non di poco conto: il dubbio che diversi analisti pongono, non a caso, è che i programmi vengano approvati non solo per fini prettamente militari, ma anche per un ritorno in campo industriale.
C’è poi il secondo decreto in corso di approvazione: il tema è in questo caso l’approvvigionamento di razzi.

Anche in questo caso il Documento programmatico pluriennale della difesa, nell’impossibilità di consultare il singolo provvedimento consegnato in parlamento, è piuttosto illuminante. «Il programma – si legge nella relativa scheda – è finalizzato all’ampliamento della capacità di ingaggio in profondità e di precisione dell’artiglieria terrestre mediante l’acquisizione di un sistema di artiglieria lanciarazzi dotato di elevata mobilità, con capacità di supporto di fuoco a sostegno della manovra non a contatto e in profondità, assolvendo prioritariamente alla missione tattica di supporto generale».

Al netto della definizione tecnica, è chiaramente di un sistema militare di attacco. In totale l’idea è quella di dotare il nostro esercito di «21 lanciatori Himars, supporto logistico integrato nonché corsi di formazione per operatori e per manutentori, ivi incluse le attività di adeguamento infrastrutturale e i costi di omologazione militare del sistema d’arma».

Ma cosa si intende con gli Himars? In pratica un lanciarazzi multiplo leggero, aviotrasportabile anche sui classici aerei tattici di trasporto militare, e dotato di un “pod” di sei razzi. Nella prima fase della guerra in Ucraina, è stato molto usato dall’esercito di Kyiv per fermare l’avanzata dei carri armati russi. Un sistema all’avanguardia, quindi, per cui si prevede il finanziamento di una prima tranche (quella che dovrebbe essere prevista dal provvedimento che attende il via libera del parlamento) dal totale di 137 milioni di euro. Ma è, appunto, solo il passo iniziale, a cui ne seguiranno altre. L’esborso complessivo, previsto dal programma da qui ai prossimi anni nella sua totalità, dovrebbe essere di 960 milioni di euro.

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