La sovranità prima di tutto. E cosa c’è di meglio se non affidarsi a qualche sovranista doc? Il ministro dell’Agricoltura, della sovranità (per l’appunto) alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, si è circondato di profili indiscutibilmente di destra.

In nove mesi ha fatto piazza pulita negli organismi che ruotano intorno al mondo agricolo. L’ultimo atto si è consumato a luglio, con la nomina di Livio Proietti a commissario dell’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che si occupa di «servizi informativi, assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria».

Proietti, avvocato di Tivoli è un esponente della destra laziale e ha militato in varie formazioni, sempre con la fiamma nel cuore. Il commissariamento è stato possibile con un emendamento di Fratelli d’Italia al decreto Pa. L’ennesima forzatura. Ha fatto scuola il modello Inps: prevedere un cambio di governance per azzerare i vertici e piazzare i fedelissimi.

Nel segno della fiamma

Proietti si è ritrovato così a essere commissario di Ismea, nonostante un curriculum non proprio da esperto del settore. Certo, dal 2005 al 2007 è stato nel consiglio di amministrazione dell’Istituto sviluppo agroalimentare (Isa), inglobato successivamente dall’Ismea, con trascorsi in Sviluppo Italia (poi Invitalia) controllata Mef e in Bic Lazio, incubatore di progetti. Ma per la nomina ha avuto un peso la storia politica tutta schierata a destra.

Gli esordi sono stati nel Msi, di cui è stato segretario provinciale a Roma negli anni Novanta, prima entrare in Alleanza nazionale che, nel 1996, gli ha garantito la prima –  e unica – esperienza da deputato.

Al termine del mandato è stato ricandidato nel 2001, non rieletto per poche centinaia di voti nel collegio della sua Tivoli. La passione per la politica e per la fiamma non si è spenta. Proietti nel 2007 è stato tra i fondatori della Destra con Francesco Storace. Nel 2013 ha cercato di rientrare alla Camera, senza fortuna. Successivamente ha aderito, nel 2017, al Movimento per la sovranità nazionale, poi confluito in Fratelli d’Italia.

Dal Rdc ai fondi agricoli

Un altro nome di peso per la destra “calato” da Lollobrigida è quello di Fabio Vitale, direttore dal novembre 2022 dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che provvede ai pagamenti per gli operatori del settore.

Appena insediato il ministro ha prorogato la scadenza del bando. Vitale, cuore da sempre a destra, ha battuto la concorrenza. Nel suo curriculum ha dei trascorsi da dirigente dell’Inps e una parentesi al ministero dello Sviluppo, al fianco di Giancarlo Giorgetti. Non proprio un esperto di agricoltura. Ma è nell’istituto di previdenza che ha costruito la propria carriera, diventando l’anti Tridico.

Come? Mediatizzando al massimo gli scandali sui “furbetti” del Reddito di cittadinanza, che hanno mandato in sollucchero la stampa di destra, di cui è diventato un idolo. All’Inps, ancora oggi, lo ricordano per l’ostilità verso l’ex presidente Pasquale Tridico. La cosa è stata apprezzata negli ambienti di FdI, con cui l’intesa politica è stata naturale.

Sempre nell’alveo di Agea, c'è Agecontrol, società che si occupa del controllo-qualità dei prodotti immessi nel mercato dell’ortofrutta. Ad aprile è diventato amministratore unico Lorenzo Giachini, che vanta un’ottima conoscenza del mondo di Agea ma anche solide sponde a destra. Nell’ultimo governo Berlusconi è stato collaboratore del sottosegretario Antonio Buonfiglio, esponente del Pdl, estrazione An.

Lollobrigida ha aggiunto anche un altro tassello: da giugno il suo vicecapo di gabinetto, Donato Monaco, già generale di brigata dell’Arma, è stato nominato presidente di Unirelab. È la società in house del ministero che cura i controlli antidoping nel mondo dell’ippica. Il ministro ha benedetto la nomina di un suo collaboratore, che ha accettato (rinunciando comunque al compenso per il ruolo).

A completare il mosaico l’indicazione di Luciano Pezzotti come commissario (con le stesse modalità di Ismea) del Crea, il consiglio che opera nel campo della ricerca agricola. In questo caso più che l’appartenenza politica ha contato un curriculum gradito a Coldiretti. Per arrivare comunque a un’agricoltura a immagine e somiglianza di Lollobrigida.

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