Quanto contano i manifestanti del 5 novembre? Al di là delle parola d’ordine sulla guerra in Ucraina, rappresentano dopo anni il ritorno fisico della società civile che non si riconosce nel governo della destra. Non è una soluzione, è un’attesa. Che i partiti non devono tradire
- Noi contiamo: dopo mesi di assopimento, la società civile laica e cattolica è tornata in piazza. La notizia va al di là dell’occasione: chiedere il cessate il fuoco in Ucraina, una piattaforma a rischio di ambiguità che i promotori, va detto, hanno cercato in ogni modo di smentire.
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Vent’anni fa i cortei, i movimenti, le manifestazioni avevano non uno, ma ben due interlocutori politici (almeno). Oggi i «corpi di pace», come li ha definiti Avvenire, sono senza punti di riferimento politici. Sono senza un corpo politico, si direbbe.
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In quella piazza c’era un popolo di sinistra senza una casa, un pezzo importante di mondo cattolico che non ha una interlocuzione politica, moltissimi astenuti del 25 settembre. Un rebus politico da sciogliere.
«Noi contiamo». Andrea Riccardi ha chiuso con queste parole il suo intervento dal palco di piazza San Giovanni, alla manifestazione della pace di sabato 5 novembre. In quel momento soffiava un vento di tramontana, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio si è stretto nel giaccone, senza cravatta, a differenza di Maurizio Landini, si è unito a cantare Bella Ciao, di cui ha dimostrato di conoscere le parole meglio di Carlo Calenda. Noi contiamo: dopo mesi di assopimento, la società civile l



