I commercialisti della Lega di Matteo Salvini “si appropriavano di 800 mila euro della fondazione Lombardia film commission”. È una delle ipotesi di reato contestate ai professionisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, scelti dal nuovo corso leghista per gestire i conti delle società del partito e quelli dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. La storia è stata svelata originariamente da due inchieste giornalistiche dell’Espresso, confluite in un’indagine della procura di Milano e della guardia di finanza, che oggi ha notificato un decreto di perquisizione a Michele Scillieri, altro professionista milanese che ha incrociato più volte la Lega di Matteo Salvini. Luca Sostegni, liquidatore di una società collegata a Lombardia film commission, è stato fermato prima che fuggisse in Brasile.

L’ex ministro dovrà fare i conti con questa storia. Impossibile per lui ridurla a un errore di altri o di altre epoche, che non riguarda il suo partito. La vicenda si snoda nel periodo di massimo splendore politico di Salvini. Lo stesso vale per la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Giulio Centemero, il tesoriere del partito accusato di finanziamento illecito. Entrambi i casi coinvolgono uomini con incarichi importanti nella galassia leghista, che da segretario, Salvini, ha avallato.

Alla Lega sovranista di Salvini, insomma, toccherà fare i conti con quelle logiche affaristiche e clientelari che in passato il partito in cui è cresciuto riteneva il male supremo: erano i tempi di “Roma ladrona!”. E questo potrebbe prefigurare scenari di instabilità interna: le correnti interne finora rimaste quiete, osservando dalle retrovie il successo del leader, potrebbero forzare i tempi per assaltare la leadership.

Partiamo dall’origine del caso della Lombardia, quello che più preoccupa i vertici del partito perché riferito non al passato, ma all’attuale segreteria di Salvini. E, poi, perché i reati contestati dai magistrati riguardano la spartizione di denaro pubblico, soldi della regione Lombardia e quindi dei cittadini.

Soldi pubblici dalla regione

La vicenda inizia nel 2017. Lombardia film commission, una fondazione a partecipazione pubblica, acquista un immobile da trasformare in cineporto, una sorta di fabbrica dove produrre film. Il fabbricato viene individuato a Cormano, area nord di Milano. La fondazione si occupa della promozione e dello sviluppo di progetti cinematografici sul territorio regionale. Un ente pubblico,con gran parte del capitale versato dalla regione. Il resto lo mette il Comune di Milano. Film commission compra l’immobile di Cormano dall’immobiliare Andromeda. Un affare da quasi un milione di euro. E qui iniziano una serie di anomalie che hanno attirato l’attenzione dei detective dell’antiriciclaggio di Banca d’Italia.

Il pagamento ad Andromeda, infatti, è avvenuto tramite due bonifici accreditati il 5 dicembre 2017, quando a capo dell’ente pubblico lombardo c’era il commercialista della Lega, Alberto Di Rubba.

Immobiliare Andromeda nel giro di dieci mesi ha incassato una plusvalenza di 400 mila euro. Non male per una società che sarà messa in liquidazione poco dopo.

“L’operatività posta in essere da Lombardia film commission parrebbe configurare il trasferimento di fondi pubblici a soggetti vicini agli ambienti politici di riferimento del cliente”, si legge nei documenti dell’autorità antiriclaggio. E inoltre: “Anomala operatività posta in essere da nominativi in vario modo riconducibili alla Lega. Si ipotizzano in particolare illeciti trasferimenti di fondi pubblici a soggetti privati, per lo più ‘orchestrati’ dal commercialista Alberto Di Rubba”.

Una storia sospetta

L’inchiesta giudiziaria non solo conferma i sospetti, ma fornisce nuovi dettagli sulla questione dei fondi pubblici alla Lega: “Una complessa operazione immobiliare, concepita da Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri”, scrive il magistrato Eugenio Fusco, nel decreto con cui ha delegato la guardia di finanza a perquisire alcuni dei personaggi coinvolti.

Tradotto: i denari pubblici della fondazione sono finiti a società legate anche ai commercialisti del partito, scelti dalla segreteria Salvini per curare i conti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.

I bonifici del partito al regista dell’operazione

Ma c’è di più. Si tratta del ruolo di due personaggi, non comparse secondarie. Luca Sostegni e Michele Scillieri. Sostegni, che è stato fermato mentre tentava di fuggire, è stato il prestanome di una società coinvolta nella compravendita, è accusato anche di estorsione: per i suoi servizi avrebbe dovuto incassare 50mila euro, ne riceverà soltanto 20 e chiede il resto a Scillieri, Di Rubba e Manzoni minacciandoli di denunciare tutto non ai carabinieri, ma ai giornalisti. Inoltre, sempre Sostegni conta nel suo curriculum di prestanome un’esperienza in aziende dei clan della ‘ndrangheta.

Scillieri, invece, è l’altro protagonista della saga Film commission. Consulente della fondazione quando Di Rubba era presidente, è stato il commercialista che ha visto nascere la nuova Lega di Matteo Salvini. Nel suo studio viene domiciliata la Lega per Salvini premier, il partito sovranista che archivia l'esperienza trentennale della Lega nord per l’indipendenza della Padania fondata da Umberto Bossi. “È stato solo per un piacere personale a un collega. L’accordo era chiaro: ho accettato la domiciliazione ma volevo tenermi totalmente fuori a livello politico, finanziario e operativo”, aveva spiegato Scillieri in un’intervista al Corriere della Sera. La versione è smentita dai fatti: i documenti dell’unità antiriciclaggio svelano che il professionista ha incassato soldi dal partito guidato da Salvini. Due bonifici, in particolare, 89mila euro in tutto: versati direttamente dalla Lega nord, tra l’operazione immobiliare e la fondazione della nuova Lega.

Salvini e la questione morale

Ancora una volta, dunque, la trama intessuta dai commercialisti riguarda la leadership di Salvini, sfiorando anche il periodo in cui era ministro dell’Interno e vicepremier. E per questo l’inchiesta sulla Film commission preoccupa moltissimo il leader leghista. Inchiesta, peraltro, che interseca un secondo flusso di denaro considerato anomalo dall’antiriclaggio: soldi anche del 2 per mille (lo strumento per il finanziamento pubblico dei partiti) che dalla casse del partito sono finiti a società ancora una volta collegate ai commercialisti e al tesoriere.

Ecco perché nella Lega c’è preoccupazione. Più che della vicenda, ormai chiusa con un accordo di restituzione in 70 anni, dei famosi 49 milioni di euro della truffa sui rimborsi elettorali della gestione Bossi e del suo tesoriere Francesco Belsito.

Insomma, questa volta la questione è tutta sovranista.

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