La sparatoria avvenuta a Voghera, durante la quale l’assessore leghista Massimo Adriatici ha ucciso – “per errore” secondo i primi rilievi – il trentanovenne marocchino Youns El Boussetai, solleva dubbi sulle regole per la detenzione di armi da fuoco.

Adriatici, infatti, girava per il centro della cittadina con una pistola carica nella fondina, che impugnava ed era armata nel momento in cui il colpo è partito accidentalmente.

Attualmente in Italia esistono tre tipi di licenze per possedere armi: la licenza di porto d’arma lunga per tiro al volo (utilizzata per lo sport come il tiro al piattello); la licenza di porto di fucile per la caccia e la licenza di porto d’armi per difesa personale. Secondo i dati Censis 2017, in Italia ci sono un milione e 400 mila licenze (cresciute del 20 per cento rispetto al 2014), il 94 per cento delle quali è per caccia e sport. I possessori di licenza per difesa personale, quindi, sono circa 85 mila persone.

Le prime due licenze sono valide per cinque anni e danno il diritto, oltre che a possedere armi, anche di trasportarle fino a luogo di utilizzo, smontate e non cariche. Munizioni e armi, tuttavia, devono essere registrate e dichiarate.
Adriatici invece ha il terzo tipo di licenza, quella di porto d’armi per difesa personale. Si tratta di quella più difficile da ottenere ed è normata – anche se in modo piuttosto generico – dall’articolo 42 del testo unico della legge di pubblica sicurezza del 1931. Questa licenza dà diritto, a differenza delle due che permettono il “trasporto”, anche a portare con sè ovunque l’arma anche carica, visto il silenzio della norma che non specifica come debba essere detenuta la pistola. L’unica previsione riguarda i luoghi dove anche chi ha il porto d’armi non può andare armato: mezzi pubblici, manifestazioni e seggi elettorali.

Anche in questo caso la licenza dura cinque anni, ma va rinnovata annualmente. Inoltre, almeno secondo le previsioni, il rilascio di questa licenza da parte del prefetto dovrebbe essere motivato da ragioni che giustifichino la necessità di difesa personale. Nella prassi, viene concessa soprattutto a guardie giurate, portavalori e commercianti che hann accesso a quantità di denaro (come i gioiellieri) e infine persone che, per l’attività professionale che svolgono, possono essere minacciate (ad esempio gli ufficiali giudiziari, imprenditori ma anche avvocati e magistrati che hanno subito minacce). Le ragioni di necessità vanno documentate e sulla base della loro fondatezza il prefetto concede la licenza, sempre che il richiedente non abbia precedenti penali e che presenti il certificato di idoneità psico-fisica. Nel caso di Adriatici, agente della polizia per 16 anni e oggi avvocato e assessore comunale, l’interrogativo sono attuali le necessità concrete di difesa personale che hanno giustificato il rilascio della licenza.

La proposta di legge

Vista la carenza di norme recenti che disciplinino e rendano meno aleatori i parametri per ottenere il porto d’armi per difesa personale, nelle settimane scorse il Partito democratico ha presentato una proposta di legge a prima firma di Walter Verini e dovrebbe essere calendarizzato. La concomitanza con il caso di cronaca di Voghera è casuale, tuttavia mette in luce il problema della concessione delle licenze. Il pdl, infatti, ha l’obiettivo di rendere più stringenti i controlli sulla detenzione di armi e per il rilascio delle licenze per difesa personale, “per evitare una diffusione incontrollata di armi” - si legge nella scheda introduttiva - visto l’aumento sia di omicidi consumati in ambiente domestico sia di suicidi con armi regolarmente detenute. Le disposizioni prevedono che alla richiesta per il porto d’armi venga allegato un certificato di idoneità psicofisica rilasciato da una commissione medica e che lla licenza venga revocata in caso di segni di disturbi psico-comportamentali. Inoltre, si prevede il monitoraggio sulla vendita e la detenzione di armi, con l’obbligo di comunicazione contestuale (ora è mensile). Inoltre, è previsto l’obbligo di comunicazione del possesso di arma oltre che ai familiari anche ai conviventi e ai partner ed ex partner, a relazione conclusa.

La vera zona grigia in cui la discrezionalità è totalmente demandata al prefetto, tuttavia, riguarda la possibilità di girare armati in luoghi pubblici per i privati cittadini che non facciano parte delle forze dell’ordine o svolgano compiti di sicurezza e vigilanza.

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