- Le riforme costituzionali bocciate sette anni fa dagli italiani in un referendum rimangono sbagliate anche oggi (e domani). Peggio se vengono presentate come carta di accreditamento e/o di scambio
- L’elezione popolare del Presidente della Repubblica, cardine costituzionale di diversi sistemi politici, non è in nessun modo assimilabile all’elezione popolare del Primo ministro, attuata invece unicamente in Israele per tre volte e poi abbandonata perché disfunzionale.
- Qualsiasi maggioranza parlamentare riformatrice sa che la saggezza dei Costituenti si estese a garantire all’elettorato la possibilità di esprimersi contro quelle riforme in un referendum (costituzionale, quindi non “confermativo”, ma oppositivo)
Le riforme costituzionali bocciate sette anni fa dagli italiani in un referendum rimangono sbagliate anche oggi (e domani). Peggio se vengono presentate come carta di accreditamento e/o di scambio. Il confronto fra le diverse proposte può utilmente essere informale, ma il luogo del confronto formale è e deve rimanere, anche in più modalità, il parlamento. Incontrarsi e parlarsi è cortesia istituzionale, ma carta parla. I modelli istituzionali sono inevitabilmente complessi e richiedono conoscen


