- Lo stato di emergenza è esteso fino al 30 aprile. Col virus ormai conviviamo, non è una situazione inattesa. La proroga conferma che nel corso di un anno non si è ancora allestito ciò che serve. E questa è l’attestazione di un fallimento.
- Parimenti, il divieto di asporto dai bar dopo le 18 è il riconoscimento dell’incapacità delle autorità di presidiare il territorio, svolgendo l’ordinaria attività a tutela di sicurezza urbana e salute collettiva. Questa incapacità la scontano le attività economiche private, con nuove restrizioni.
- Non si ha risposta su problemi quali il contact tracing, il potenziamento dei presidi ospedalieri e la protezione di residenze sanitarie, i trasporti e le scuole, ma si è prevista una “zona bianca”. Ciò rischia di sembrare l’ennesima presa in giro.
La sintesi del nuovo Dpcm, preceduto mercoledì da un decreto legge, è in un passaggio dell’informativa che ne ha dato il ministro della Salute in parlamento: «Il virus è tornato a circolare molto pericolosamente. Quando tutti i parametri peggiorano contemporaneamente abbiamo l'obbligo di prendere nuove misure». A fronte di queste parole, ci si potrebbe limitare a prendere atto delle maggiori restrizioni. Ma siccome non è questa la funzione di chi scrive, è opportuno svolgere qualche considerazi



