L’incipit: «Odio l’Islam». Più avanti precisa: «odio […] gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, […] le vergini, […] quel manualetto militare che è il Corano, anzi […] quella merda di libro[;] […] un calcio ben assestato  contro quel  culo che  occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale» (“Libero”,  28-7-2016).

Prometteva bene, Filippo Facci, il cui programma è stato ora ufficialmente annullato dalla Rai, già dalle «gesticolazioni da checca isterica» di Giampiero Mughini e dall’«orecchino […] ostentato» di Nichi Vendola, che avrebbe reso «improbabile la sua ambizione di governare tutta l’Italia» (Il Post, 24-9-2011).

E poi giù ancora con le checche, e i froci, i finocchi, i ricchioni e via offendendo: «La checca è questo: l’enfatizzazione di un certo autocompiacimento gay» (Libero, 7-10-2018); «FROCIO. [È] volgaruccio e deriva dal romanesco, ma il suo uso o abuso è legato anche alla mancanza di un’alternativa credibile nel linguaggio parlato: omosessuali sa di accademico o medicale, gay di effimero, il resto di Benigni: finocchio, ricchione, invertito eccetera» (ibid.); «Se qualcuno vuol parlare o scrivere di frocizzazione dell’uomo, dovrebbe essere libero di farlo» (ibid.).

Sui rom: «campano spesso di furti ed elemosina»; «non li voglio a casa mia»; «una percentuale quasi totale, da destra a sinistra, dall’alto in basso, pensa che si tratti di un popolo di ladri, di rapitori e se va bene di accattoni. […] Non importa la differenza tra un romeno, un rumeno, un rom, un rom romeno, un rom non romeno, un rom polacco, uno zingaro, un sinti, un gitano, un semplice nomade. [è] un razzismo che non fa discriminazioni. […] Si può scegliere se abbinarvi un aggettivo (per esempio: giustificato, indotto, cercato, inevitabile, giusto) ma razzismo rimane. Anche il mio» (Il Post, 28-8-2010). Razzista, islamofobo, antipartenopeo («Napoli fa schifo», Libero, 4-11-2015) e, naturalmente, misogino.

Sospeso da Facebook

Post su Facebook: «Uheila, come va? Sono Topo Gigio. E quella nella foto è una vittima di molestie sessuali» (30-11-2021). Il commento, che determinò la sospensione di Facci dal social di Zuckerberg per una settimana, riguardava la vicenda della giornalista sportiva Greta Beccaglia, palpeggiata in diretta da un tifoso.

Nel 2108, nel pezzo su “Libero” del 7 ottobre, a chiosa di un brano tratto da un testo sulla parità di genere: «Il manifesto intima a evitare “immagini e segni stereotipati che riducano la donna a mero richiamo sessuale o oggetto del desiderio”: come se non ci fossero anche donne che fanno di tutto per “ridursi” a richiamo sessuale assolutamente da sole».

Nel medesimo articolo: «MEETOO. Movimento d’importazione degli Stati Uniti più moralisti e protestanti […]. L’esito, oltre a far processare dei personaggi indifendibili che però hanno favorito centinaia di carriere femminili, è stato quello di adombrare sospetti su ogni donna che ne abbia fatta una, nonché di mettere su uno stesso irrispettoso piano gerarchico donne gravemente violentate e attricette un po’ puttanelle».

E fuori dalla Rai

«Berlusconi è stato con almeno una donna […] la quale si è rivelata essere una prostituta da vari punti di vista, […] o se volete una battona che forse bastava guardare in faccia» (Il Giornale, 21-7-2009); «A dosi [di droga] appropriate e collaudate si diventa Alberto Genovese, a dosi massicce e ininterrotte si diventa stuprabili. [...]. [è] vero che uno stupro è uno stupro, ma è anche vero che chi va al mulino s’infarina. Lo status di stuprata e di puttanella possono anche convivere» (“Libero”, 22-11-2020); «Esistono, le false molestate? Perdio se esistono. E […] aggiungiamo che esistono anche le molestate professionali, quelle che una modica quantità di molestia la cercano e la calcolano strategicamente» (“Libero”, 8-8-2018).

Dulcis in fundo, con riferimento a Hope Cheston, violentata a 14 anni e risarcita dopo sei anni di un miliardo di dollari: «per quella cifra, a vent’anni, è lecito chiedersi quanti si farebbero derubare dell’infanzia non una, ma anche due, tre volte» (“Libero”, 27-5-2018).

Uno squallore incompatibile con qualunque idea, anche la più semplice ed elementare, di pubblico servizio. E alla fine anche la Rai lo ha capito: «La striscia quotidiana di cinque minuti “I Facci vostri”, inizialmente annunciata per settembre, non andrà in onda», hanno spiegato in una nota.

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