Continua all’interno del gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle la spaccatura tra integralisti e governisti: dopo il documento presentato da una minoranza di parlamentari per indicare le nuove priorità che dovrebbe seguire l’esecutivo da qui in poi, sono corse quasi ovunque le voci di nuovi addii dal gruppo. 

In particolare, gli esuli del Senato, dove il gruppo in passato è già stato soggetto a molte vicissitudini, sarebbero diretti alla Lega. Si parla soprattutto del senatore Mattia Crucioli e di alcune sue colleghe della Commissione istruzione. Crucioli nega qualsivoglia contatto con la Lega, e anche la sua storia personale lo conferma lontano dal partito di Matteo Salvini. L’ultimo tassello che colloca l’avvocato amministrativista ancora nell’alveo del Movimento è poi proprio quel documento sulle priorità del prossimo esecutivo, qualunque esso sia. 

Le priorità dei parlamentari erano già state pubblicate in maniera parzialmente errata: alcune agenzie filtrate in serata sottolineavano per esempio la volontà della minoranza di “rinunciare” al Recovery fund: diverse poi le rettifiche seguite quasi immediatamente.

Eppure, appena dopo questo episodio si rincorrevano le voci che davano Crucioli e i suoi colleghi in uscita in direzione dei banchi della Lega, così come prima di loro Stefano Lucidi, Ugo Grassi e Francesco Urraro. Voti preziosi che in questi giorni in cui i tecnici fanno e rifanno i conti per aver la certezza sul voto di martedì al Senato, ma che rimarranno fedeli a Giuseppe Conte.

Ma le dritte arrivate dagli addetti ai lavori ai giornalisti potrebbero avere un’origine meno lineare di quanto sembra: il senatore Crucioli non esita infatti ad attribuirle alla volontà dei suoi compagni di partito, con cui è da tempo in rotta, di screditarlo.

Un’onta difficile da gestire, quella del “cambio di casacca”, in un partito come i Cinque stelle. Ma oltre ai diretti interessati, né i colleghi di partito e perfino dalla Lega nessuno conferma il contatto con gli integralisti del Movimento. 

Infatti, l’unico movimento verso destra che si sta registrando in queste ore è quello di alcuni membri del gruppo misto, che comunque già votavano contro la maggioranza e non vanno sottratti dai voti a favore di Conte: il regista dell’operazione sarebbe l’ex Cinque stelle Gianluigi Paragone. 

Nelle ultime ore, i calcoli si fermano a 155-157 voti a favore della fiducia nel governo. Si tratterebbe di un risultato che eviterebbe al presidente di dover salire al Colle nell’immediato, ma non è chiaro se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella possa tollerare una situazione in cui non si raggiunga la maggioranza assoluta di 161 voti a favore. 

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