Le elezioni amministrative appena concluse aprono scenari che riguardano il prossimo voto politico: quando sarà ma soprattutto con quale legge elettorale. L’esito delle urne nelle grandi città, infatti, determina una serie di effetti nelle valutazioni dei partiti e negli incentivi a preferire un modello elettorale rispetto a un altro.

Sarebbe possibile anche andare a votare con la legge elettorale vigente, perché è stato approvato il decreto che ridisegna i collegi alla luce del taglio del numero dei parlamentari. Il Rosatellum è una legge mista: il 37 per cento dei seggi viene assegnato con sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali; il 61 per cento, invece, viene ripartito proporzionalmente in collegi plurinominali tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento (3 per cento per le singole liste e 10 per cento per le coalizioni); il 2 per cento dei seggi, invece, viene destinato agli eletti all’estero con sistema proporzionale.

Questo sistema misto ha determinato grande instabilità politica, tanto da aver generato nella stessa legislatura tre distinte maggioranze di governo di orientamenti opposti.

Il Partito democratico

Il partito vincitore di questa tornata delle amministrative sta da tempo discutendo al suo interno della nuova legge elettorale. La linea del segretario Enrico Letta e di buona parte del gruppo dirigente è quella di propendere per un sistema di tipo maggioritario, oppure proporzionale ma comunque con un premio di maggioranza al superamento di una soglia di coalizione. Questa sarebbe la soluzione che garantirebbe di più l’egemonia del Pd, alla luce delle conferme ricevute nelle grandi città e della volontà di far convergere tutte le forze del centro e della sinistra e di coinvolgere anche il Movimento 5 stelle.

La scelta di un sistema maggioritario presuppone che la strategia politica del Pd sia quella di tendere verso un sistema bipolare e di favorire la nascita di una coalizione strutturata. L’offerta agli elettori, quindi, sarebbe di una coalizione precostituita prima del voto e con un candidato presidente del Consiglio che dovrebbe garantire maggiore stabilità di governo.

Nel Pd, tuttavia, esiste una minoranza – scettica sull’alleanza con il Movimento 5 stelle – che invece lavora a un progetto di legge elettorale proporzionale. L’ottica è opposta: una legge proporzionale permette l’esatta rappresentazione di tutte le anime politiche in campo che poi, nella dinamica parlamentare e sulla base dei programmi, danno vita a una maggioranza dentro il parlamento ma che non deve necessariamente essere precostituita. In questo modo si restituisce a ogni partito la funzione di rappresentanza e non si costringe la nascita di coalizioni spurie solo a scopo elettorale.

Togliendo l’incentivo alla coalizione, si sabota anche la tendenza di centrodestra oggi sempre più diviso a compattarsi al momento del voto solo per ragioni elettorali. Non solo: il proporzionale potrebbe generare un meccanismo competitivo interno tra Lega e Fratelli d’Italia che li depotenzierebbe. Inoltre, una legge proporzionale favorirebbe proprio la replica futura di un progetto che ricalchi l’attuale governo Draghi, nato proprio grazie al fatto che le coalizioni del 2018 si siano spacchettate e modificate, dando vita all’attuale maggioranza.

Quale sia l’interesse prevalente per il Pd è difficile dirlo, ma la segreteria Letta sembra puntare alla nascita di un nuovo Ulivo e quindi di alleanze strutturali – quelle che secondo Letta hanno portato alla vittoria nei grandi comuni al voto – che dunque sono favorite da una legge maggioritaria con premio di coalizione.

La Lega

In direzione di una legge con correttivo maggioritario si muove anche la Lega, anche alla luce del progetto – per ora sospeso – di federazione con Forza Italia che le permetterebbe di recuperare il terreno competitivo con Fratelli d’Italia. Storicamente il centrodestra si unisce al momento del voto e quindi ha tutto l’interesse a introdurre un correttivo elettorale che favorisca la coalizione. I sondaggi, inoltre, rimangono favorevoli al centrodestra che viene considerato ancora abbondantemente sopra il 40 per cento dei consensi.

L’unico partito che – se la “confederazione” con la Lega non andasse in porto – potrebbe eventualmente giovarsi di un sistema proporzionale che annulli il vantaggio della coalizione è Forza Italia: il proporzionale valorizzerebbe la sua dimensione ormai minoritaria nel centrodestra, inoltre permetterebbe al partito di Silvio Berlusconi una collocazione mobile al centro, impossibile nell’ottica di coalizione.

Movimento 5 stelle

Quale legge elettorale sia più vantaggiosa per il Movimento 5 stelle dipende dalla soluzione di alcune incognite interne. Nel caso di definitiva collocazione dentro l’alleanza del Pd, una legge con premio di coalizione sarebbe la scelta più utile. Altra variabile è la questione preferenze: i grillini hanno sempre avversato le liste bloccate previste nella quota proporzionale dell’attuale legge elettorale. Le preferenze, però, sono un rischio ora che i sondaggi li collocano al 14 per cento, visto anche che solo ad alcuni parlamentari al secondo mandato verrà concessa la deroga per ricandidarsi.

Al netto degli interessi delle singole forze politiche, rimane un dato di fondo: per riscrivere la legge elettorale serve un accordo tra forze politiche che appare molto lontano da venire.

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