Che l’estate sia la stagione in cui Matteo Salvini dà il meglio di sé è cosa nota almeno dai tempi del Papeete, quando dalla consolle di una discoteca chiese in costume da bagno i pieni poteri al presidente della Repubblica. Il remix dell’inno d’Italia ballato dalle cubiste che si scambiavano linguacce con il leader della Lega non ha portato bene all’attuale ministro delle Infrastrutture, che all’epoca era stato tormentato da infinite ironie sul Mojito, drink simbolo della discoteca di Milano Marittima.

Nella riedizione del sovranismo targato Giorgia Meloni, Salvini ha scelto, nei primi mesi di governo, tutt’altro approccio. Via le felpe e i proclami, via gli slogan nordisti e gli attacchi populisti. Costantemente in giacca e cravatta, il ministro ha provato a darsi un tono: gli ultimi mesi di Salvini sono documentati su Instagram da conferenze stampa, tagli di nastri e interventi ufficiali.

Che il titolare delle Infrastrutture si sia appassionato alle inaugurazioni, utili a presidiare il territorio, è ormai un fatto assodato, ma è notevole come scorrendo i post le polemiche populiste si contino sulla punta delle dita. Niente a che vedere con gli ultimi mesi del governo Draghi, in cui la Lega gettava benzina sul fuoco per rinfocolare le polemiche su migranti e sicurezza.

Tra un giubbotto catarifrangente, un elmetto e ritratti rassicuranti con la figlia Mirta, i contenuti più simili alla Lega vecchio stampo sono la polemica su qualche caso di cronaca nera e gli attacchi agli attivisti di Ultima generazione. Per il resto, scorrono card che raffigurano il ministro soddisfatto («Io mi fido dei sindaci»), ringraziamenti a raffica alle forze dell’ordine e celebrazioni dei successi del governo.

La svolta

È verso luglio che Salvini e la sua squadra social decidono di tornare a percorrere i sentieri ben conosciuti. Inizia a comparire qua e là qualche riferimento al «buonsenso», termine storico della comunicazione leghista che strizza l’occhio a quella grande maggioranza silenziosa che secondo il ministro si sente schiacciata dalla «dittatura del mainstream». Sono cose piccole, come il post sulla decisione della Federginnastica svizzera di porre un freno alle foto a gambe divaricate delle atlete: «A quando l’accappatoio per le tuffatrici?» scrive Salvini, accompagnando la frase con un emoji annoiato.

Ma un po’ alla volta, torna a galla il segretario battagliero tutto slogan e distintivo: «Vengono dall’estero, prendono multe in Italia e vanno via? Non esiste» scrive il 21 luglio, il 23 parla del cambiamento climatico. Salvini cita il colonnello Mario Giuliacci, che in un’intervista si era espresso contro il «terrorismo sul clima». «L’appello del colonnello Giuliacci che richiama al buonsenso – commenta il ministro – anziché alimentare paure e angosce spesso ingiustificate».

Tornano anche gli animali e gli appelli contro l’abbandono degli animali, altro grande classico del repertorio salviniano.

Scorrendo ancora, siamo ormai a inizio agosto, arrivano le fotografie con due punti di riferimento dell’elettorato leghista, Maria Giovanna Maglie, che il leader ricorda nel giorno del suo compleanno, e Massimo Giletti, indagato dopo la querela del boss Graviano: «Tutta la mia solidarietà e vicinanza a Massimo, uomo e giornalista libero. L’auspicio di tanti è che possa avere voce e spazio sulla televisione pubblica». Certo, in altri casi, come quello di Roberto Saviano, la libertà dell’uomo e del giornalista non è stata altrettanto apprezzata dal leader leghista.

E ancora, gli auguri di compleanno a Marine Le Pen, proprio nei giorni in cui infuria la polemica interna al centrodestra sulle elezioni europee: i Popolari non vogliono l’alleanza con i partner di Salvini, AfD e Rassemblement National in testa. E poi, tra il trailer di Barbie modificato con l'intelligenza artificiale per sostituire agli attori i volti dei ministri e una dedica di suo figlio all’allenatore scomparso Sinisa Mihajlovic, Salvini torna in diretta Instagram.

Il mezzo del dialogo diretto con i suoi seguaci è da sempre uno dei preferiti del leader leghista, che passava anche ore collegato dal suo balcone a salutare uno per uno i suoi follower quando era ministro dell’Interno.

Il 10 agosto va in onda dal suo ufficio al ministero, cita qualche dossier che sta valutando e poi si lancia in un tour della sua stanza. Mostra i cimeli che lo decorano (al posto dei rosari che aveva appeso negli uffici della Lega a piazza San Luigi dei francesi ora ci sono i cappellini della guardia costiera) e poi si sofferma sul plastico del ponte sullo Stretto, ormai progetto del cuore per il ministro.

Qualche giorno dopo è in Versilia con la compagna Francesca Verdini. Da quel momento in poi, la commemorazione del crollo del ponte Morandi si alterna a romantici baci sul tramonto, alle notizie sui cani abbandonati seguono partite a carte in costume, il selfie con l’ulivo millenario arriva subito prima del post per commemorare i due finanzieri morti durante un incidente in montagna.

Salvini valorizza il suo guardaroba sfoggiando ogni giorno una camicia di lino con Pantone diverso, salta dalla morte di Carlo Mazzone alle polemiche contro i suoi avversari – di volta in volta politici, giornalisti o criminali in genere – come ai vecchi tempi. Fino alla diretta del 21, quando torna in onda da Roma.

Rientrato in ufficio, camicia blu e braccialetto del Milan, parte dal rilancio del nucleare e arriva agli sbarchi (annunciando «un nuovo decreto Sicurezza»), difende la castrazione chimica per stupratori e pedofili e alla fine tocca il tema più caldo degli ultimi giorni: quello del libro del generale Roberto Vannacci, su cui Fratelli d’Italia si è già spaccato.

Ma cogliere al volo le occasioni che si aprono inaspettatamente è sempre stato un talento di Salvini: promette che leggerà il libro, criticato per i suoi contenuti omofobi, «perché mi rifiuto di pensare che in Italia ci sia un Grande fratello che decide cosa si può leggere». E poi il generale «ha salvato vite e difeso i suoi ragazzi», «se esprime pensieri ha dovere e diritto di farlo». Semplice buonsenso.

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