Momento cruciale per il Partito Democratico, martedì alle ore 9 il segretario Enrico Letta ha convocato la direzione nazionale del Pd e sarà toccato uno degli argomenti più delicati: la definizione delle regole per la presentazione delle liste. Le scadenze incombono. I nomi dei candidati devono essere presentati entro il 22 agosto e già il 14 dovrà essere depositato il simbolo. Il nome della lista sarà “Democratici e progressisti” mentre il simbolo sarà quello del Pd più la scritta “Italia27” o “Italia2027”.

La convocazione

La riunione, si legge, «è stata convocata per domani, martedì 26 luglio dalle ore 9 in modalità ibrida. All’ordine del giorno l’analisi della situazione politica, le elezioni e il regolamento per le candidature. La relazione e la replica del segretario saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube del Pd». All’inizio prevista al Nazareno, è stata spostata presso l'auletta dei gruppi della Camera dei deputati.

Parlamento ridotto

Dopo l’approvazione della legge sulla riduzione del numero dei parlamentari, è matematicamente certo che gli eletti saranno di meno. La lista del Pd inoltre darà spazio ad altri partiti politici. I primi ad aver confermato sono il ministro Roberto Speranza di Articolo 1 e i socialisti di Enzo Maraio. Ma Letta sta parlando anche con il partito Repubblicano e con il Partito Radicale. Ha teso la mano al segretario anche il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

Secondo quanto riferito da Repubblica, il segretario nazionale dei dem avrebbe intenzione di candidare i sindaci del Pd. L'appello in videoconferenza è stato rivolto ai primi cittadini che termineranno il loro mandato nel giro dei prossimi due anni e l’invito è stato rivolto anche ad Antonio Decaro.

Diversa invece la questione delle coalizioni che non inciderà direttamente sulle liste ma comunque sull’esito del voto, visto che la legge elettorale, “il Rosatellum”, avvantaggia le coalizioni.

L’addio a Conte

Nella giornata verrà affrontato il tema delle alleanze e sarà ufficializzato anche l’addio a Giuseppe Conte. Il no del segretario è arrivato domenica mattina in un’intervista a Repubblica: «Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno. Lo avevo avvertito che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo».

In ballo l’alleanza con Azione di Carlo Calenda, con i Europa verde e Sinistra italiana e infine anche con Italia viva di Matteo Renzi. Il segretario che non avrebbe gradito comunque non ha mai detto ufficialmente no, ma stamattina Renzi ha detto che è pronto ad andare da solo.

Perché vengano definiti tutti i punti, al termine della riunione si voterà la relazione del segretario.

Il programma

Per quanto riguarda il programma si dovrà ancora aspettare. Il Pd attende di definire meglio la coalizione ma partirà dai risultati delle Agorà, gli appuntamenti tematici che si sono svolte negli scorsi mesi in tutta Italia ed è curato dal capo staff del segretario, Michele Bellini.

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