Una Lega snaturata da Matteo Salvini, che ha scelto una gestione padronale. Tanto che ha reinventato il Ponte sullo Stretto come cavallo di battaglia del partito. «Tutto questo fa perdere tessere al nord», dice Paolo Tiramani, ex deputato leghista espulso nei mesi scorsi per dissensi con i vertici. Il suo giudizio sulle prospettive del partito salviniano è tranchant: «È diventato la brutta copia di Fratelli d’Italia, alle Europee andrà peggio delle Politiche». Ma non crede plausibile la sostituzione del leader: «Se non lo hanno fatto dopo che la Lega è scesa sotto il 10 per cento…».

La Lega è in difficoltà nei sondaggi e perde tesserati da nord a sud. Perché Salvini non attira nuovi iscritti o, meglio, allontana anche i vecchi militanti?
È stato smarrito il senso originario del partito. Nella Lega c’erano regole ferree anche sulle donazioni al partito. Era un dogma: chi non versava era fuori dal partito. Oggi chi non versa viene quasi paradossalmente gratificato

Ma il problema non può ridursi tutto alle restituzioni al partito. Ci sarà dell'altro?
Certo. La Lega nord era un partito che permetteva di partecipare ai congressi e vincerli anche contro i diktat dei capetti locali di turno. Stimolava a fare tessere, oggi non avviene più. I congressi non si fanno o, se si svolgono, c’è un candidato unico. Se qualcuno vuole correre, viene minacciato di espulsione. Un approccio che dissuade l’avvicinamento di nuove persone. Anzi, come avete raccontato, le allontana.

Insomma, c’è un problema di gestione padronale. Nei fatti Salvini ha distrutto la Lega?
C’è una questione di democrazia interna. L’ultima volta che ho parlato con Salvini, avevo esposto una serie di problemi politici. Era prima delle elezioni. Mi disse che aveva compreso. Poi non fece nulla e la situazione è peggiorata, come dimostra il risultato delle urne. Secondo me, al di là di quello che dicono i sondaggi, la Lega perderà ancora consenso alle prossime Europee. Come dico da mesi: non è più la Lega nord, è il partito di Salvini.
Sì, ma questo era già evidente quando Salvini ha inserito il suo nome nel simbolo. Se ne meraviglia solo ora?
Si pensava a una continuazione di alcuni metodi e modelli precedenti. In passato anche Umberto Bossi era molto autoritario, ma aveva trovato una sintesi. Aggiungo, da vecchio leghista, che fa sorridere immaginare che il Ponte sullo Stretto sia diventata la battaglia di Salvini e della Lega. Questa strategia fa perdere iscritti al nord e, come avete scritto, non li fa aumentare al sud.
Ma non è che queste sue critiche alla Lega sono legate all’espulsione decisa dai vertici?
Questo tipo di critiche le facevo anche quando ero nella Lega. Sono stato espulso perché ero scomodo. Ma ormai guardo avanti, per me la Lega appartiene al passato.
In caso di débâcle alle Europee, Massimiliano Fedriga può prendere il posto di Salvini?
È un’ipotesi che non ritengo plausibile. Un partito che crolla sotto il 10 per cento alle politiche avrebbe dovuto cambiare un minuto dopo il segretario federale. Se non lo ha fatto in quella situazione, non succederà più. C’è la paura a prendere atto che il leader va cambiato.
Sta dicendo che la Lega affonderà, eventualmente, con Salvini?
Ripeto: già oggi non esiste più. È la brutta copia di Fratelli d’Italia e inevitabilmente prende un quinto dei voti rispetto all’originale. Prima la Lega intercettava un consenso nordista che ora ha perso. Le battaglie storiche non possono essere resuscitate facilmente, per esempio l’autonomia, che peraltro va a rilento. E non credo si farà.
Seguendo questo ragionamento, il progetto della “Lega nazionale” voluto da Salvini è stato il principale problema?
È stato un tentativo legittimo. Si poteva fare una federazione dei territori, che era l’idea iniziale. Solo che al centro e al sud non sono state formate nuove classi dirigenti. Si è andati a caccia di figure iper riciclate. Alla fine la Lega è diventata un franchising, un simbolo da utilizzare. Era una buona idea ma attuata male.
Ha detto di non guardare più alla Lega, non è che tra qualche mese la troviamo candidato in Fratelli d’Italia?
Ho fondato, con altre persone, il movimento Piemonte al centro per fare delle liste civiche alle prossime elezioni. Al centro c’è un grande spazio. Fratelli d’Italia nei mesi scorsi ha già preso molta classe dirigente, spesso inadeguata, dagli altri partiti. A me piace Giorgia Meloni come presidente del Consiglio. Ma è sotto gli occhi di tutti la debolezza del suo partito. Non sono interessato ad andare in Fratelli d’Italia né in Forza Italia.
Però elogia Meloni. Davvero è sicuro che non andrà in FdI?
No, mi piace l’autorevolezza di Meloni. Si muove bene, ma alcuni altri membri del governo non sono all’altezza. Penso agli scivoloni della ministra del Turismo Daniela Santanchè e del presidente del Senato Ignazio La Russa.
La debolezza degli alleati e gli incidenti dei big di FdI rischiano di minare la tenuta del governo?
Ci saranno tanti cambiamenti in questa legislatura. Forza Italia deciderà il proprio destino dopo le Europee, sulla Lega ho già detto. Credo che più avanti gli elettori guarderanno al centro, a un leader moderato, dopo aver sperimentato il grillismo, il leghismo e Fratelli d'Italia.
Passa dalla Lega al desiderio di un leader moderato. In pratica è un pentimento…
Mi sono iscritto negli anni ruspanti di Bossi, che aveva una visione politica che nemmeno Salvini ha mai avuto. Non sono pentito, comunque. Anche se, nel tempo, mi ha intristito stare in una Lega che diceva tutto e il contrario di tutto.

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