- Il passato storico è ben presente nel discorso pubblico italiano. Il guaio è che, troppo spesso, è elemento decorativo non meditato, privo di profondità e prospettiva, ridotto a essere uno spazio mediatico in cui esercitare una proiezione di titillamenti contingenti.
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«I gravissimi problemi che da diverso tempo rendono difficile la ricerca storica in Italia a qualunque livello» sono stati di recente segnalati al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Ne hanno scritto le associazioni che raccolgono gli studiosi dell’università, degli enti di ricerca, degli archivi, delle biblioteche e delle scuole secondarie, denunciando i numerosi e crescenti limiti posti alla consultazione di libri e documenti. Dovuti innanzi tutto alla decimazione del personale.
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Lo smantellamento di biblioteche e archivi è vicenda di grande momento, che nell’indifferenza generale disarticola l’impalcatura su cui si regge l’identità storica della nazione abbandonandola all’azione disordinata di agenti occasionali.
Non si dica che nel discorso pubblico italiano è assente il passato storico. Al contrario, è ben presente. Il guaio è che molto spesso, troppo spesso, è elemento decorativo non meditato, privo di profondità e prospettiva, ridotto insomma a essere uno spazio mediatico in cui esercitare una proiezione di titillamenti contingenti (il fascismo ha fatto anche cose buone? I piemontesi hanno fatto strage del Mezzogiorno? Dante era di destra? e via sfarfalleggiando, per non dire dei discorsi sul noi, s



