Lo Ius scholae salta dal calendario dell’aula della Camera e la Lega festeggia. I partiti che sostengono il provvedimento, il Pd in testa, aveva spinto per calendarizzare il provvedimento per i lavori d’aula del mese prossimo, ma grazie all’opposizione del suo capogruppo Riccardo Molinari la Lega ha mandato all’aria i piani della parte di maggioranza che sostiene il provvedimento.  

La commissione Affari costituzionali aveva ripreso i lavori sul testo Brescia per il riconoscimento della cittadinanza a chi ha completato un ciclo di studi di cinque anni in Italia nelle ultime settimane, raccogliendo fin da subito l’opposizione della Lega e di Fratelli d’Italia.

Cosa succede ora

Senza la calendarizzazione a maggio, il provvedimento slitta a giugno. Con lei, il presidente di commissione perde la possibilità di chiedere il contingentamento del tempo di discussione degli emendamenti, quasi 500, la maggior parte presentati dalla Lega, che adesso esulta. «Vittoria della Lega. Il cosiddetto Ius Scholae è l'ennesimo tentativo della sinistra di allargare le maglie del riconoscimento della cittadinanza italiana. Pensiamo ai problemi veri degli italiani» dice il deputato Igor Iezzi, membro della commissione.

Ora i lavori procederanno molto a rilento e la commissione dovrà analizzare gli emendamenti presentati uno alla volta: finora ne sono stati valutati soltanto 6. 

Lo stop mette a serio rischio l’avanzamento del testo: per giugno sono in programma anche le elezioni amministrative e il provvedimento potrebbe scivolare verso la fine della lista delle priorità anche dei partiti che più sostengono la modifica costituzionale.

Se anche ci dovesse essere una discussione alla Camera in piena estate, subito dopo la pausa è in programma la sessione di bilancio e la campagna elettorale, che saranno verosimilmente la pietra tombale sul provvedimento. Difficile infatti che il Senato riesca a ricevere la norma approvata dalla Camera prima della fine della legislatura. 

Solo ieri è stata comunicata la scelta di quattro relatori per il provvedimento sul fine vita, incardinato al Senato dopo l’approvazione alla Camera, di cui uno è il senatore leghista pro vita Simone Pillon. Assieme al rallentamento dello Ius scholae è l’ennesimo successo della linea della Lega contro i testi che riguardano i diritti civili in discussione al parlamento.

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