È arrivato l’accordo tra il consiglio europeo, il parlamento e la commissione sulla legge europea sul clima: zero emissioni nette al 2050 e l'obiettivo intermedio di ridurre le emissioni (sempre nette) di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Le concertazioni, ovvero “i triloghi” fra le parti in causa, hanno avuto un’accelerazione in vista del summit per la Giornata Mondiale della Terra, il 22 aprile, organizzato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per il giorno stesso e il successivo, a cui sono stati invitati 40 capi di stato e di governo. Il segretario di Stato John Kerry ha preannunciato che gli Stati Uniti sono pronti ad annunciare target climatici sfidanti, e l’Europa non vuole essere da meno, anche perché ne discute da quasi due anni. La presidente della Commissione von der Leyen, si legge sul sito della commissione, con l’accordo di ieri notte «mantiene uno degli impegni annunciati negli orientamenti politici della presidente nel luglio 2019». L’accordo si avvia così a diventare legge.

Von der Leyen è lieta

«Sono lieta che abbiamo raggiunto un accordo su questo elemento centrale del Green Deal europeo. Il nostro impegno politico per diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 è ora anche un impegno legale. La legge sul clima imposta l'UE su un percorso verde per una generazione. È il nostro impegno vincolante per i nostri figli e nipoti».

Il vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, che aveva definito la Climate Law “la legge delle leggi”, ha aggiunto: «Questo è un momento fondamentale per l'UE. Abbiamo raggiunto un accordo ambizioso». La legge sul clima «darà forma alla ripresa verde dell'UE e garantirà una transizione verde socialmente giusta». L'accordo di oggi, ha sottolineato, «rafforza anche la nostra posizione globale di leader nell'affrontare la crisi climatica. Quando i leader mondiali si riuniranno per la Giornata della Terra, l'UE andrà al tavolo con questa notizia positiva, che speriamo ispirerà i nostri partner internazionali. Questa è una buona giornata per la nostra gente e per il nostro pianeta».

Cosa c’è nell’accordo

Oltre all'obiettivo di neutralità climatica del 2050, l'accordo raggiunto nella notte ha comunque dato spazio all’obiettivo intermedio più moderato, 55 per cento di riduzione delle emissioni nette al 2030, quello proposto dal Consiglio, contro il 60 per cento del Parlamento. 

La Commissione ha presentato la sua proposta di legge europea sul clima il 4 marzo 2020. Una volta che l'accordo provvisorio odierno sarà formalmente approvato dal Parlamento e dal Consiglio, la legge europea sul clima sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione ed entrerà in vigore.

Per raggiungere tutti gli obiettivi, l’Unione Europea varerà un regolamento Lulucf, cioè per l’assorbimento delle emissioni e la gestione delle foreste, «più ambizioso» si legge nel comunicato, per il quale la Commissione presenterà proposte già a giugno 2021. Emissioni nette significa infatti non che non ci saranno più emissioni, ma che il bilancio sarà zero tra emissioni e assorbimenti.

Visto che il procedimento di riduzione delle emissioni necessita di passaggi successivi, oltre all’obiettivo 2030 verrà previsto un obiettivo climatico per il 2040, con un bilancio “indicativo” – parola che fa presupporre che non sarà vincolante - per i gas a effetto serra per il 2030-2050 che sarà pubblicato dalla Commissione.

Dopo il 2050 arriveranno invece “le emissioni negative”, ovvero non ci sarà più solo un bilancio tra emissioni e assorbimenti ma si comincerà a pensare a come eliminare ad esempio la CO2 in eccesso nell’atmosfera.

Verrà inoltre istituito un Comitato scientifico europeo sui cambiamenti climatici, che fornirà consulenza scientifica indipendente saranno messe in campo disposizioni più rigorose sull'adattamento ai cambiamenti climatici e «forte coerenza tra le politiche dell'Unione con l'obiettivo della neutralità climatica» e verranno messe in campo «tabelle di marcia specifiche per settore che tracciano il percorso verso la neutralità climatica in diverse aree dell'economia». Il prossimo terreno di scontro.

La reazione degli ambientalisti

Gli ambientalisti aspettano di capire i dettagli. «È una buona notizia – ha detto il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini -, perché ora finalmente si può aprire il confronto sul pacchetto clima ed energia che dovrà portare a realizzare questo obiettivi». Ma «ci sono alcuni aspetti dell'accordo ancora non chiari, come quelli che riguardano gli assorbimenti e su come si rivedranno gli obiettivi intermedi per stare dentro la traiettoria di 1,5 gradi». Per l’Italia «vuol dire che dobbiamo metterci a correre per recuperare i ritardi accumulati in questi anni, con una nuova ambizione che ci auguriamo di vedere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nella revisione del Piano nazionale integrato energia e clima».

Greenpeace teme che si dia ancora troppo spazio a petrolio e gas con il «trucco» degli assorbimenti. Soprattutto l’obiettivo intermedio per loro è preoccupante.

Mariagrazia Midulla, responsabile energia di Wwf Italia fa eco: «L'obiettivo di riduzione delle emissioni UE è ancora troppo modesto per rappresentare quella spinta alla decarbonizzazione che serve al clima e anche all'economia europea. Segue le compatibilità della politica, non le indicazioni della comunità scientifica». L’obiettivo intermedio deve essere considerato solo un punto di partenza: «Visto che si tratta di un "almeno", va considerato davvero un obiettivo di minima»  ma «è positivo che si sia dato il via a un Comitato scientifico per la valutazione indipendente delle politiche europee e la loro coerenza con le politiche climatiche. L'emergenza Covid forse comincia a insegnarci qualcosa».

La portavoce di Fridays for future Italia, Laura Vallaro, continua a vedere la situazione molto critica: «Gli obiettivi per il 2030 non sono neanche lontanamente sufficienti per essere in linea con l’obiettivo di 1,5°C, e nemmeno con il “ben al di sotto dei 2°C” dell’accordo di Parigi». Questo target, avverte, «comprende solo una parte delle emissioni totali dell’UE, escludendo quelle importate, non contabilizzandole». La «minaccia», spiega, è credere che questo sia abbastanza: «Per niente. Il momento dei “piccoli passi nella giusta direzione” è finito da tempo, eppure questo è, nella migliore delle ipotesi, esattamente ciò che i nostri leader stanno ora cercando di ottenere. Ci stanno letteralmente rubando il futuro davanti agli occhi».

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